giovedì 17 ottobre 2013
Per una spiritualità della consapevolezza
I criminali nazisti si sono sempre difesi sostenendo di "aver obbedito agli ordini". E con ciò si mettono la coscienza a posto.
Il problema è che la coscienza di tanta gente è sottosviluppata, soffocata, addormentata. Infatti il nostro sistema educativo, con i suoi appelli all'autorità, alla fede, alle gerarchie e alla ragion di Stato, non permette di sviluppare una coscienza matura, una coscienza consapevole. Basti guardare le maggiori religioni: tutte sottolineano la sottomissione e l'ubbidienza.
Diciamo allora con chiarezza che non esiste né religione né spiritualità senza sviluppo della consapevolezza. L'uomo che non s'interroga, che non si pone mai il problema della giustezza di un ordine o di un insegnamento, è pronto a compiere ogni nefandezza.
Abbiamo allevato automi, non uomini.
Risvegliarsi è risvegliarsi alla consapevolezza. Naturalmente essere consapevoli significa sottoporre a giudizio anche la nostra stessa coscienza, che non solo può sbagliare, ma è anche influenzata da mille condizionamenti. Tutti infatti sono coscienti (anche gli animali e le piante), ma non tutti sono consapevoli.
Siamo molto lontani da una semplice fede in un Dio o in un credo. Non si tratta di fare il tifo per Qualcuno o di schierarsi: il Paradiso bisogna conquistarselo con un po' di sforzo personale.
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