lunedì 17 dicembre 2012

Protestanti e cattolici: religione e corruzione


È noto che esiste uno stretto rapporto tra religione e corruzione, e tra religione e sviluppo economico. Facciamo per esempio un confronto tra Germania, patria del protestantesimo, e Italia, patria del cattolicesimo. Tutti vediamo che i tedeschi hanno più senso dello Stato e sono più ligi al dovere, più ordinati e più onesti, e tutti vediamo che gli italiani non hanno senso civico e sono più disordinati e corrotti. Come mai? Qual è il rapporto con le rispettive religioni?
Basta conoscere come ebbe origine la Riforma protestante. Era l'epoca in cui la Chiesa cattolica vendeva le assoluzioni a buon mercato. Che cosa significa? Che dietro un corrispettivo di denaro, la Chiesa prometteva uno sconto sui peccati commessi o addirittura la salvezza. In pratica, pagando, il peccatore credeva di assicurarsi una certa indulgenza da parte di Dio.
Pensandoci bene, solo l'idea di un simile scambio, di una simile compravendita, desta orrore. Offrendo soldi alla Chiesa, si credeva di ottenere un trattamento di favore. Ovviamente Lutero ne fu scandalizzato, fu scandalizzato dai mille esempi di bassezza e di corruzione della Chiesa cattolica, e da lì nacque l'iniziativa della Riforma protestante. Riforma che introdusse un rigore morale sconosciuto fin allora tra i cattolici. Per i "protestanti" nessuna Chiesa poteva mediare il rapporto tra l'uomo e Dio: ognuno diventava il sacerdote di se stesso, ognuno doveva esaminare se stesso e le proprie azioni, ognuno doveva sviluppare una propria coscienza.
Il cattolico non ha mai assorbito simili principi; per lui la Chiesa e i preti sono i mediatori ufficiali, e lui non deve farsi nessun esame di coscienza, non deve sviluppare nessuna consapevolezza. Basta a tutto il sacerdote, che gli può tranquillamente fare sconti sulla pena eterna o assolverlo dai suoi peccati. È il principio della de-responsabilizzazione, di cui vediamo i devastanti effetti nella vita quotidiana degli italiani.
Quando per esempio un politico o un funzionario ladro viene colto con le mani nel sacco, non si sente responsabile: in fondo rubava denaro dello Stato, cioè di tutti, cioè di nessuno. Non gli viene in mente l'idea che quel denaro sia stato pagato dai cittadini con enormi sacrifici. E lo stesso avviene con l'evasione fiscale: non c'è senso di responsabilità, non c'è consapevolezza. Solo ora, incomincia ad affacciarsi un barlume di coscienza. Ma, intanto, il debito pubblico è esploso.
Nella coscienza italiana c'è ancora la convinzione che basti pagare per mercanteggiare con Dio. E le donazioni dei ricchi alla Chiesa vengono spesso fatte con questa intenzione: se offro tanti soldi alla Chiesa, questa metterà una buona parola... E la Chiesa lo lascia credere in un modo o nell'altro: tu paga, io medio. Ma, in realtà, l'intera vita pubblica italiana si basa su questo intrallazzo. Non si trova un lavoro se non conosci qualcuno, non puoi fare affari se non ungi certe ruote - ci vuole sempre il mediatore. Ecco dunque il rapporto tra religione, livello di moralità e consapevolezza.
Nella testa del cattolico, Dio proprio non esiste, è lontanissimo. Ma esiste questa strana struttura, la Chiesa , tutta fatta da uomini con i quali si può sempre trattare.

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