venerdì 7 dicembre 2012

La libertà religiosa


Ovviamente, il cardinale Scola, l'oscurantista di Comunione e Liberazione messo dal papa a capo della diocesi di Milano, ha esaltato, nel  suo "Discorso alla città", l'Editto di Costantino del 313, con cui fu concessa la libertà religiosa ai cristiani. Ma non ha accennato al fatto che da quel momento la libertà religiosa fu vietata dai cristiani a tutti gli altri. Nel 380, Teodosio con l'Editto di Tessalonica toglieva la libertà di culto ai pagani, e, con i successivi editti del 391-392, ebbe inizio la sanguinaria intolleranza cattolica che perseguitò, fra gli altri, catari, valdesi ed ebrei, e portò al matrimonio tra Chiesa e potere imperiale. Non a caso Dante, nell'Inferno, scrive: "Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, con la sua conversion, in quella dote che da te prese il primo ricco patre!"
Ci si tolga dunque dalla testa l'idea che la Chiesa sia mai stata favorevole alla libertà religiosa. Il teologo Vito Mancuso su Repubblica (del 7/12/2012) ricorda che lo sviluppo del tema della libertà religiosa fu merito dei laici dell'Illuminismo e che la Chiesa assunse questo principio solo nel 1965 con la "Dignitatis humanae" del Concilio Vaticano II. Ancora nel 1870 il papa Gregorio XVI definiva la libertà religiosa deliramentum, e  lo stesso fecero nel 1870 Pio IX e nel 1888 Leone XIII.
Questa è la verità storica. Si smetta dunque di sostenere che la libertà religiosa fu un prodotto delle cultura cattolica. La cultura cattolica è sempre stata nemica della libertà, del ricorso alla coscienza individuale e della democrazia. Ed, evidentemente, lo è tuttora. E, purtroppo, questo immenso macigno pesa ancora sulla cultura italiana in generale.

Nessun commento:

Posta un commento