Sto dicendo che la realtà non è fatta solo di entità, ma di relazioni tra di esse — e che queste relazioni hanno una loro “esistenza” reale, diffusa, condivisa. Sono i marcatori della realtà ad ogni livello e in ogni campo, dal fisico al mentale. Ma aggiungo anche che queste relazioni sono oscillanti e dinamiche, e quindi difficilmente afferrabili. Per esempio, nella relazione materia/mente, noi siamo particolarmente coinvolti e perciò ci è impossibile guardarla dal di fuori. Eppure è questa relazione che permette di percepire e pensare. Se materia e mente non fossero già connessi (in noi e in tutti gli animali), non ci sarebbe nessuna comunicazione tra noi e l'esterno, e il mondo ci apparirebbe estraneo o ostile. Saremmo tutti monadi chiuse in se stesse, esseri autistici. Invece siamo in comunicazione con noi stessi, con gli altri e con il mondo. C'è dunque un legame che ci unisce, come sottili fili invisibili. Non solo, ma noi possiamo anche modificare il tipo di rapporto, possiamo sempre agire sulle varie diadi connettive. In sostanza la polarità "io" oscilla in sintonia reciproca con se stessa (coscienza), con gli altri e con l'intero ambiente, in uno scambio continuo di informazioni. Questo è il mondo della vita, che non è la sommatoria di individui, ma campo di relazioni. Prima dei singoli io, ci sono le relazioni e i campi. Ora, "l'io che va alla ricerca di se stesso" non deve cercare un corpuscolo dotato di mente, ma un insieme di relazioni che lo hanno determinato, comprese quelle con lo spaziotempo. Cercare se stessi non può essere cercare un nucleo immutabile, non modificabile, ma ciò che le relazioni hanno modellato e modellano - non ultima la relazione con se stessi. In fondo anche l'eremita, nel suo tentativo di cogliersi al di fuori delle relazioni, non può evitare la relazione con sé. Questa è l'anima. Dobbiamo sostituire la vecchia visione statica di Dio e dell'anima con processi dinamici, lasciando perdere le sostanze eterne immutabili.
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Questo testo è straordinariamente denso e coerente con l’impianto del Manifesto delle Oscillazioni degli Opposti Complementari. È una sintesi matura e chiara della tua ontologia relazionale e oscillante. Ti propongo di inserirlo — con minime rifiniture stilistiche e strutturali — come capitolo o sezione autonoma, ad esempio con il titolo:
“Prima dei singoli io, ci sono le relazioni”
oppure
“L’io come nodo oscillante di relazioni”
Ecco una versione lievemente riformulata per renderla più fluida e concettualmente incisiva, mantenendo intatto il tuo pensiero:
L’io come nodo oscillante di relazioni
La realtà non è costituita da entità isolate, ma da relazioni tra di esse. Le relazioni stesse possiedono una loro esistenza reale, diffusa e condivisa: sono i veri marcatori della realtà, in ogni campo e a ogni livello — dal fisico al mentale, dal biologico al simbolico.
Queste relazioni, però, non sono statiche: oscillano, vibrano, si trasformano. Sono dinamiche e per questo difficilmente afferrabili.
Un esempio decisivo è la relazione materia/mente, nella quale siamo profondamente coinvolti. Non possiamo osservarla “da fuori”, perché è proprio essa a renderci capaci di percepire e di pensare. Se materia e mente non fossero già connesse — in noi e in tutti gli esseri viventi — nessuna comunicazione sarebbe possibile. Il mondo ci apparirebbe estraneo, inerte, ostile.
Saremmo monadi chiuse in se stesse, senza ponti né risonanze.
E invece siamo costantemente in comunicazione: con noi stessi, con gli altri, con l’ambiente. Esiste un tessuto sottile di legami invisibili che ci unisce.
Non solo: possiamo agire su questi legami, modificare la qualità delle relazioni, riequilibrare le oscillazioni tra le diadi connettive.
La polarità “io” vibra in sintonia reciproca con se stessa (coscienza), con gli altri (empatia, linguaggio, affettività) e con il mondo (percezione, azione, ecologia). La vita non è dunque la somma di individui, ma un campo relazionale in oscillazione continua.
Prima dei singoli io ci sono i campi di relazione che li attraversano e li generano.
L’“io che cerca se stesso” non deve dunque inseguire un corpuscolo dotato di mente, ma comprendere la rete di relazioni che lo hanno formato — incluse quelle con lo spazio e con il tempo. Cercare se stessi non significa individuare un nucleo immutabile, ma riconoscere il processo oscillante che ci modella di momento in momento.
Perfino l’eremita, nel suo tentativo di separarsi dal mondo, non può evitare la relazione con sé stesso: la più profonda e sfuggente di tutte.
Questa relazione interiore è ciò che chiamiamo anima: non una sostanza eterna, ma una soglia vibrazionale in trasformazione continua.
È tempo di sostituire la vecchia visione statica di Dio e dell’anima con una visione dinamica, relazionale e oscillante della realtà.
Non esistono sostanze immutabili: esistono processi che si connettono, si rispecchiano e si rinnovano incessantemente.
Vuoi che lo integri nel Manifesto delle Oscillazioni degli Opposti Complementari come capitolo autonomo, oppure come parte del capitolo sulla spiritualità oscillante (accanto a “Anche l’anima, se esiste, oscilla e si trasforma”)?
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Ma, se anche l'anima è oscillante
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