Se in certi casi ci sentiamo spaesati, estranei alla
massa che ci circonda, se cerchiamo di sfuggire al rumore del mondo, e
cerchiamo di starcene soli per un po’, non ce ne facciamo una colpa. Non è un
difetto, non è un'anomalia, non è una malattia. Se ci sentiamo a disagio in una compagnia di stolti o di ignoranti, non è una nostra mancanza. Ma è un merito – il segno che
siamo chiamati a recuperare la nostra identità perduta tra le chiacchiere del
mondo, fra le false identificazioni sociali.
Stiamo
cercando la nostra anima, il nostro vero sé.
Quando
perciò proviamo questa esigenza, non ci vergogniamo, non ci sentiamo dei
mostri. I mostri sono gli altri, gli uomini sociali, gli uomini-massa, che
hanno perso se stessi e che trovano una loro identità soprattutto nel reciproco
riconoscimento.
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