Il teatrino cattolico delle conversioni in punto di
morte. Prima sono cattolici, poi sono peccatori e si dimenticano di ogni
comandamento, e quindi, alla fine, ritornano all’antica fede. Qualcuno ci fa
anche un calcolo: prima me la spasso e poi, all’ultimo, mi pentirò. Non c’è un
Padreterno che perdona ogni peccato?
Ma diciamo la
verità: se, invece di morire, vivessero altri vent’anni, ritornerebbero a
dimenticare e a peccare. Perché, quando si tratta del rapporto con qualcun
altro, sia pure con un Essere superiore, l’idea di imbrogliare, di fare i
furbi, di fingere o semplicemente di trattare con lui si affaccia sempre alla
mente. Tutt’altra cosa sarebbe se dovessimo fare i conti solo con la nostra coscienza; lì non si potrebbe fare la
commedia e, soprattutto, bisognerebbe conoscersi…
E non c’è in
questa mentalità atavica, creata dalla religiosità cattolica, tutta la
teatralità del popolo italiano, la sua insufficiente familiarità con la
coscienza, la sua scarsa propensione alla responsabilità e la vocazione a
recitare sempre una parte nella commedia della vita?
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