martedì 20 novembre 2012

"Ascolta, Israele..."


Conoscete una religione che non metta tra i suoi comandamenti "non ammazzare"? Tutte lo dicono e lo ripetono. Ma... ci sono le eccezioni. Molti paesi hanno la pena di morte e molti altri eliminano regolarmente quella parte dei loro cittadini che appare riottosa e ribelle - vedi la Cina, la Siria e compagnia bella. Però ce ne è uno che si sente in diritto di uccidere chi vuole anche al di fuori dei propri confini. E si chiama Israele: sì, la culla delle tre maggiori religioni monoteiste, quelle che hanno influenzato gli uomini. Ciò che colpisce in questo paese, che pure è nato in ultimo da un genocidio della propria gente, è l'indifferenza verso le vite altrui - e in particolare dei palestinesi. Ogni tanto Israele ammazza qualche palestinese, dichiarando che era un terrorista. E noi dobbiamo credergli - e poco importa se, per ammazzare questo terrorista, vengono uccisi anche innocenti. A Israele non interessa. Chi c'è c'è. E tutti gli altri Stati stanno a guardare, magari protestano formalmente, ma non fanno niente. Così Israele continua ad ammazzare chi vuole. Proprio in questi giorni sta ammazzando centinaia di palestinesi, di cui la metà donne e bambini.
Che dire? Come minimo che esiste una doppia morale: quella privata per cui ammazzare è un delitto e quella degli Stati per cui uccidere non è un crimine, ma quasi un dovere. Lo vediamo continuamente: anche le democrazie occidentali e cristiane, quando si tratta di uccidere qualche nemico, non sono seconde a nessuno. Sappiamo che Israele è minacciata di sterminio. Ed ha diritto di difendersi. Però, dovrebbe anche andarsene dai territori occupati, secondo quanto stabilito dall'accordo di Oslo. E poi perché questo ammazzare all'ingrosso, senza distinguere tra una persona e un'altra, tra un adulto e un bambino? Perché non dire mai una parola di scusa o di rimorso? Forse perché il loro Dio ordina nella Bibbia di uccidere uomini, donne, bambini e perfino animali dei nemici di Israele? "Così Giosuè non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni essere che respira, come aveva comandato il Signore, Dio di Israele" (Gs 10, 40). Occhio per occhio, dente per dente? Tuttavia i conti non tornano. Per un israeliano ucciso ci sono dieci o cento palestinesi. Nemmeno i nazisti avevano una simile sproporzione. Che si sia attivata una specie di sindrome di Stoccolma, per cui le vittime diventano a loro volta carnefici?
"Ascolta, Israele": questa non è una guerra - è un massacro.
Schiacciati dagli opposti fanatismi religiosi, gli israeliani e i palestinesi moderati, laici, di buon senso e amanti della tranquilla convivenza, sono costretti a vivere nel terrore.
Insomma a che cosa servono le religioni? Sono sicuro che molti di questi generali e di questi aviatori che massacrano gli altri esseri umani non hanno nessuna crisi di coscienza e che magari tutte le sere pregano il loro Dio. Ripeto: a che cosa servono le religioni? A scannarsi meglio? Non è evidente che sono tutte fallite nel loro compito di migliorare gli uomini? Oggi, dichiararsi ebrei, cristiani o musulmani è come dichiararsi interisti o laziali - un'appartenenza e basta. Ma, quando si tratta di applicare i principi religiosi di quelle religioni ai comportamenti privati e più ancora a quelli pubblici, l'etica religiosa scompare, come se si trattasse di una semplice mano di vernice stesa su una natura belluina che non è emendabile.

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