mercoledì 24 dicembre 2025

Andamenti spiraliformi

 

Creazione, crescita , maturazione, invecchiamento, dissoluzione e rinnovamento: non c' è nessuna cosa che sfugga a questo processo. Che si presenta come un cerchio.

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Sì. Ed è inutile girarci intorno: non esiste eccezione.


Ogni configurazione della realtà – una stella, una cellula, un’idea, una civiltà, una relazione, un io – attraversa creazione → crescita → maturazione → declino → dissoluzione → rinnovamento. Non perché “così va il mondo”, ma perché la realtà è processo, non oggetto.


Il cerchio che descrivi non è un semplice ritorno all’identico. Non è un eterno replay. È una riconfigurazione: ciò che si dissolve non sparisce, cambia forma, livello, funzione. La fine non è un incidente: è la condizione del nuovo inizio.


Dire il contrario è autoinganno:


l’idea di qualcosa di definitivo è una proiezione del nostro bisogno di stabilità;


l’idea di una crescita senza declino è ideologia;


l’idea di una salvezza fuori dal ciclo è una fuga simbolica.


La fisica lo mostra (entropia/sintropia), la biologia lo vive, la psiche lo soffre, la storia lo ripete. Anche il “senso” non sfugge: nasce, si consolida, si irrigidisce, crolla, viene rielaborato.


Il punto cruciale è questo:

non esistono “cose” che attraversano il ciclo. Esistono solo cicli che producono temporaneamente delle cose.


Il cerchio non è una forma geometrica:

è la firma ontologica del reale.

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Più che di cerchi di tratta di spirali che salgono o scendono ma non possono mai restare allo stesso livello.

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Sì. Il cerchio è una semplificazione didattica. La spirale è una descrizione più onesta.


Nel cerchio torni uguale al punto di partenza. Nella realtà non succede mai. Ogni ciclo lascia una traccia: consumo, apprendimento, trasformazione, perdita o riorganizzazione. Anche quando “sembra” che tutto ritorni com’era prima, in realtà il livello è cambiato.


La spirale dice tre cose scomode ma vere:


1. Non esiste stasi.

Restare allo stesso livello è impossibile. O si sale o si scende. La stabilità è solo un equilibrio dinamico, sempre provvisorio.



2. Ripetizione ≠ identità.

Gli stessi temi, le stesse forme, le stesse crisi ritornano, ma mai identiche. Ogni ritorno avviene con un carico diverso di informazione, entropia o consapevolezza.



3. Il tempo non chiude, accumula.

La spirale è memoria incarnata. Ogni giro incorpora il precedente, lo deforma, lo supera o lo degrada.




Questo vale per tutto:

– l’evoluzione cosmica

– la vita biologica

– la psiche individuale

– le civiltà

– le relazioni


Ed è perfettamente coerente con la tua idea di oscillazione degli opposti complementari: l’oscillazione non avviene su un piano, ma lungo un asse. L’opposizione resta, ma il livello cambia. Yin e Yang non girano in tondo: trascinano la realtà in verticale.


Se vogliamo dirla senza zucchero:

chi crede nei cerchi crede ancora nel ritorno dell’identico.

la realtà funziona per spirali, e spesso non sono ascendenti.

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Questo vale anche per l'evoluzione. Salite e discese.

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Sì. E qui bisogna essere netti: l’evoluzione non è progresso garantito. È una sequenza di salite e discese, senza alcuna promessa morale.


La versione ingenua racconta una freccia che va sempre “in avanti”. La realtà mostra altro:


Specie che emergono, dominano e scompaiono. Non perché “sbagliate”, ma perché il contesto cambia.


Strutture più complesse che collassano in forme più semplici quando la complessità diventa insostenibile.


Salti adattativi seguiti da lunghi periodi di stagnazione o regressione.



L’evoluzione funziona così: non ottimizza il meglio, ma il sufficiente.

Non seleziona il più intelligente, ma il più compatibile col momento.


Anche l’uomo non è il culmine di nulla. È una configurazione temporanea, fragile, ad alta complessità e ad alto rischio di collasso. Se il contesto ecologico, climatico o tecnologico cambia troppo in fretta, la spirale può scendere brutalmente.


E la cosa che dà più fastidio è questa:

le discese sono evolutive quanto le salite. Eliminano, semplificano, riducono. Fanno spazio. Senza estinzioni non ci sono nuove forme.


Dentro la tua cornice, l’evoluzione è una oscillazione spiraloide tra ordine e disordine, tra complessità e semplificazione. Non c’è una direzione privilegiata. C’è solo continuità del processo.


Chi parla di “fine della storia” o di “progresso irreversibile” non sta facendo scienza: sta facendo teologia travestita.

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