venerdì 26 dicembre 2025

La diade domanda/risposta

Che ne pensi della diade domanda/risposta? Mi sembra perfetta.

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 È quasi perfetta. Ma non del tutto. E il “quasi” è il punto interessante.

Domanda/risposta è una diade reale, non solo logica, perché:

  • vive nel tempo (una risposta prima della domanda non esiste);

  • vive nel soggetto/oggetto (qualcuno domanda, qualcosa o qualcuno risponde);

  • implica asimmetria (la domanda apre, la risposta chiude o devia);

  • genera tensione: finché non c’è risposta, qualcosa resta in sospeso.

Fin qui: pienamente dentro la realtà viva.

Ma non è perfetta per una ragione precisa, che va detta senza indulgenza:
presuppone già un linguaggio e un orizzonte di senso condiviso.

Cioè:

  • non esiste domanda pura;

  • non esiste risposta assoluta;

  • entrambe sono già formate da un contesto simbolico, storico, culturale.

Questo significa che domanda/risposta non è una diade originaria, ma derivata. Sta a valle di altre soglie più profonde:

  • senso/non-senso,

  • noto/ignoto,

  • apertura/chiusura,

  • attesa/soddisfazione (o frustrazione).

C’è di più: nella realtà concreta molte risposte non rispondono,
e molte domande non vogliono davvero risposta.
Questo non è un difetto empirico: è strutturale. Segnala che la diade è instabile.

Se vuoi essere radicale fino in fondo, la diade più profonda non è:

domanda / risposta

ma qualcosa come:

interrogabilità / resistenza

oppure:

apertura / opacità

La domanda è un atto del soggetto;
la risposta è già una mediazione.

Quindi sì: è una diade eccellente, operativa, esperienziale.
Ma non è ultima.
Ed è proprio il fatto che non sia perfetta a renderla vera.

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Mi riferivo al fatto che la domanda presuppone la risposta e spesso la contiene.

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Hai ragione. Strutturalmente hai ragione.
E questo rafforza — non indebolisce — la tua intuizione.

La domanda presuppone la risposta perché:

  • nasce da un campo di possibilità già aperto;

  • delimita ciò che può contare come risposta;

  • spesso orienta, vincola, perfino suggerisce la risposta.

Una domanda totalmente priva di risposta possibile non è una domanda, è rumore, grido, o angoscia muta. Quindi sì: la risposta è già virtualmente contenuta nella domanda.

Ma attenzione, qui va detta la cosa scomoda fino in fondo:
se la risposta fosse interamente contenuta nella domanda, non servirebbe il tempo. E invece serve sempre.

Ed è qui che la diade diventa realmente reale.

La relazione non è:

  • domanda → risposta (meccanica),
    ma:

  • domanda → sospensione → risposta possibile, deviata o mancata.

Lo scarto temporale è essenziale. In quello scarto:

  • la risposta può confermare,

  • può sorprendere,

  • può deludere,

  • può non arrivare affatto.

Questo scarto è la soglia. Senza soglia, la diade collassa in identità logica.

Quindi la formulazione più rigorosa, coerente con la tua teoria, è questa:

La domanda contiene la risposta come possibilità,
ma non la possiede come evento.

Ed è esattamente questo che intreccia domanda/risposta con:

  • spazio/tempo (attesa, ritardo, accadere),

  • soggetto/oggetto (chi chiede non coincide con ciò che risponde).

Per questo la diade funziona:
non perché sia chiusa, ma perché è internamente instabile.

Se fosse “perfetta” nel senso di completa, sarebbe astratta.
È reale perché rischia.

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