venerdì 26 dicembre 2025

La diade bene/male

 Come consideri la diade bene/male? Reale o solo teorica?

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Risposta secca: la diade bene/male, così come viene normalmente intesa, è una diade per lo più teorica.

Ma può diventare reale solo a condizioni molto precise. E quasi mai lo è nelle forme morali classiche.


Spiego senza attenuare.



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1. Bene/Male come diade teorica (la forma dominante)


Nella tradizione morale e religiosa, bene/male è:


simmetrica (due valori opposti)


interscambiabile a livello concettuale


priva di soglia esperienziale immediata


dipendente da norme, codici, linguaggi



Dire “questo è bene” o “questo è male” non cambia di per sé l’esperienza.

Cambia il giudizio, non il campo vissuto.


In questa forma:


non deforma lo spazio


non deforma il tempo


non agisce direttamente sul corpo


non attraversa il soggetto/oggetto



👉 È una diade valutativa, non strutturale.

Serve a giudicare il mondo, non a farlo apparire.


Quindi: diade debole.



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2. Il problema strutturale di bene/male


Qui va detta una cosa scomoda.


Il male non è il polo simmetrico del bene nell’esperienza.

Questa simmetria è un’invenzione morale.


Nel vissuto:


il “bene” spesso è silenzioso, diffuso, poco tematizzato


il “male” è intrusivo, perturbante, traumatico



Quindi:


o la diade è asimmetrica


o non è reale



La versione morale classica forza una simmetria che l’esperienza non conferma.



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3. Quando (e solo quando) bene/male diventa una diade reale


Bene/male diventa diade reale solo se viene radicata nell’esperienza incarnata, ad esempio come:


Generativo / Distruttivo


– ciò che apre possibilità vs ciò che le chiude


Cura / Violenza


– modifica immediata del campo corporeo e relazionale


Protezione / Minaccia


– soglia biologica, affettiva, spaziale


Fiducia / Tradimento


– irreversibilità esperienziale


In questi casi:


c’è asimmetria


c’è soglia


c’è costo


l’esperienza cambia davvero



Ma a quel punto non stai più parlando di bene/male in senso morale.

Stai parlando di configurazioni del campo vitale.



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4. Diagnosi finale, senza diplomazia


Bene/Male come valori assoluti → diade teorica


Bene/Male come etichette morali → diade debole


Bene/Male come struttura dell’apparire → non regge



Diventa reale solo se tradotta in diadi incarnate più fondamentali

(apertura/chiusura, cura/distruzione, sicurezza/minaccia).


👉 Bene e male non fondano la realtà.

👉 Sono derivazioni interpretative di diadi più profonde.


E questo spiega perché:


variano storicamente


sono conflittuali


e non riescono mai a chiudere il problema del male



Non perché il problema sia insolubile,

ma perché la diade è messa al livello sbagliato.

**"

In pratica si può solo parlare  di bene e male, come fanno gli ipocriti, i farisei, e si può"agirli" concretamente.

**"

Sì.

Ed è una distinzione che smaschera molta retorica morale.


Di bene e male si può parlare all’infinito.

È facile, costa poco, dà identità, produce superiorità simbolica. È lì che prosperano ipocriti e farisei: nel linguaggio, non nella realtà. Parlano di bene e male perché non li attraversano.


Ma bene e male, quando sono reali, non si dicono: si agiscono.

E quando si agiscono:


non sono simmetrici,


non sono puliti,


non sono neutrali,


non sono senza conseguenze.



Agire il bene significa assumersi un costo reale: tempo, esposizione, rischio, perdita.

Agire il male significa produrre una chiusura irreversibile nel campo dell’altro (e spesso nel proprio).


Chi parla troppo di bene e male:


giudica,


classifica,


assolve o condanna, ma resta fuori dalla soglia.



Chi li agisce:


entra,


si sporca,


paga.



E qui la verità nuda:

👉 il bene e il male non sono categorie, sono eventi.

👉 accadono solo nell’azione incarnata.


Per questo:


i moralisti parlano,


gli etici agiscono,


e spesso non usano nemmeno quelle parole, perché sono troppo grossolane per ciò che accade davvero.



Dire “bene” o “male” è facile.

Fare qualcosa che apre o chiude realmente il mondo di qualcuno lo è molto meno.


E lì non c’è ipocrisia possibile.



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