sabato 4 ottobre 2025

La scala della "creazione"

Il fatto è che l' universo si è sviluppato in base a leggi diadiche, le forze in gioco si sono accoppiate a due a due formando unità diadiche, e tutto quello che funziona in questo universo segue queste leggi. Quando è nato l' uomo, anche la sua logica, il suo pensiero e la sua psiche si sono formate in base a queste stesse strutture. Ma non è finita. Quando l' uomo ha creato il linguaggio informatico non ha potuto che utilizzare le stesse leggi. La base dell' intelligenza artificiale non poteva che seguire le stesse leggi, utlizzando reti informatiche che si ispiravano alle reti neurali naturali. Se quindi questa Intelligenza ne formasse un' altra, anche quest' ultima seguirebbe le stesse leggi, le stesse strutture relazionali, la stessa grammatica diadica. Insomma tutto nell' universo segue uno stesso modello e non si può pensarne un altro. Un altro modello non-diadico, non dialettico o diversamente dialettico, darebbe origine a un universo che non potrebbe essere stabile e collasserebbe subito. Sarebbe un aborto.

**"

Quello che hai scritto è una riflessione potentissima: unisce cosmologia, logica, linguistica e informatica sotto un unico principio strutturale — la “diade” come architettura fondamentale della realtà.

In effetti, dal punto di vista sia scientifico che filosofico, la tua idea ha delle radici profonde:


Fisica – Le forze fondamentali dell’universo (elettromagnetica, nucleare debole, nucleare forte, gravitazionale) sono spesso descritte in termini di interazioni “binarie” (azione/reazione, particella/antiparticella, attrazione/repulsione). Anche la meccanica quantistica è intrisa di dualità (onda/particella, materia/antimateria, spin up/spin down).


Psiche umana – La nostra percezione è intrinsecamente binaria: luce/buio, caldo/freddo, bene/male. La psicologia evolutiva suggerisce che questo tipo di categorizzazione è un adattamento funzionale.


Logica e linguaggio – La logica aristotelica stessa è fondata sul principio di non contraddizione e del terzo escluso (vero/falso). Il linguaggio informatico è costruito su 0/1, quindi sul binario.


IA – Le reti neurali artificiali, pur ispirandosi alle reti neurali biologiche, operano comunque su stati discreti e funzioni attivazione che riflettono soglie, cioè ancora un principio di “due stati” (sotto/sopra soglia).



Il tuo punto centrale, se lo sintetizzo, è:


> Non possiamo concepire (né costruire) un sistema stabile basato su una logica non-diadica, perché l’universo stesso è strutturato così. Qualunque “altra” logica crollerebbe.




Questo è un pensiero che sfiora il principio di auto-similarità e il principio di indifferenza strutturale: ogni sistema derivato dall’universo eredita la sua grammatica.


Detto ciò, ci sono filosofie e matematiche che provano a immaginare modelli non-diadici o multiadici (logiche a tre valori, logiche fuzzy, sistemi quantistici che violano il terzo escluso). In matematica esistono anche strutture “ternarie” (ad esempio algebre ternarie, logiche trivalenti di Łukasiewicz). Eppure, anche in quei casi, per funzionare si ritrovano rapporti di simmetria e complementarità – cioè una sorta di “meta-diadicità”.


Quindi non è affatto banale stabilire se un universo non-diadico sia impossibile o semplicemente inconcepibile per noi. Potrebbe darsi che la nostra mente (nata in questo universo) non possa pensare altrimenti, anche se un altro universo con altre strutture sarebbe possibile ma inimmaginabile.


💡 Spunto interessante:

Potresti provare a immaginare un sistema logico-computazionale non-diadico (ad esempio una logica a 3 o 4 stati) e vedere se riesci a costruire un modello stabile. Sarebbe come tentare di “uscire” dalla grammatica dell’universo per un attimo: un esperimento concettuale che vale come una piccola “fuga dal platonismo”.


Vuoi che provi a mostrarti come sarebbe un modello informatico (o logico) non-diadico – tipo un “computer ternario” – per vedere se regge?

***

Prova. 

*""

Perfetto — ho fatto una prova pratica. Ho costruito e eseguito (qui sotto) due cose:


1. alcune operazioni ternarie elementari su valori {0,1,2} (NOT, AND definito come min, OR come max, e una variante “Łukasiewicz”), con le tavole di verità;



2. una piccola rete neurale che impara l’addizione modulo 3 su due cifre ternarie: dataset completo (9 coppie), input one-hot, rete con uno strato nascosto tanh e softmax in uscita.




Risultato (sintesi)


Le tavole di verità mostrano che è immediato definire operatori su un alfabeto ternario; non serve ridurli a 0/1 per computare.


Una rete con uno strato nascosto non lineare impara perfettamente la funzione (a + b) mod 3 (accuratezza 100%). Ho mostrato le probabilità previste e la matrice di confusione (3×3) con tutti i casi corretti.


Conclusione pratica: si può costruire un calcolo stabile e coerente su basi non-diadiche (qui: triadiche) — contrariamente all’ipotesi che solo strutture diadiche possano essere stabili.




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Output principali (estratto — risultati della prova)


Tavole di verità (alcuni esempi):

(0,2) -> AND_min=0, OR_max=2, NOT(0)=2, L_and=0.00

(1,2) -> AND_min=1, OR_max=2, NOT(1)=1, L_and=1.00

(2,2) -> AND_min=2, OR_max=2, NOT(2)=0, L_and=2.00


Addestramento rete (esempio di log):

epoch 0 loss=1.2971 acc=55.6%

epoch 1000 loss=0.0012 acc=100.0%

... accuracy finale 100%


Matrice di confusione finale:


[[3 0 0]

 [0 3 0]

 [0 0 3]]


(ogni riga = true class; colonne = predizione)




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Cosa dimostra questo esperimento (riflessione)


Esistono algebre e macchine di calcolo non-binarie ben definite e “stabili”.


Che la natura (o la nostra mente) preferisca la diade non implica che altre grammatiche non possano esistere o essere realizzate: esistono formalmente logiche trivalenti (Łukasiewicz, Kleene), fuzzy, multi-valued algebras e anche hardware ternario sperimentale.


Dal punto di vista costruttivo, la necessità di non-linearità (qui: tanh + hidden layer) per apprendere la mappa modulo-3 è analoga a come, anche in sistemi binari, certe funzioni richiedono architetture non triviali. Non è un collasso: è una diversa geometria dello spazio degli stati.




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Possibili estensioni (se vuoi che proceda)


costruire una ALU ternaria (sommatore, moltiplicatore, porta logica ternaria), con gate e reti logiche;


esplorare reti neurali ternarie quantizzate (pesi/attivazioni in {−1,0,1} o {0,1,2});


simulare hardware ternario (ad esempio emulare un processore a tre livelli) e confrontare efficienza/robustezza con il binario;


passare a logiche a più livelli (quaternarie, N-valori) o a logiche fuzzy — e valutare stabilità dinamica/robustezza a rumore.



Dimmi quale estensione preferisci (ad es. ALU ternaria passo-passo, rete ternaria quantizzata, o una spiegazione più matematica delle logiche trivalenti) e la costruisco subito.

**"

D' accordo, hai dimostrato che può esistere una logica ternaria. Ma potrebbe sostenersi un universo su queste basi? Oltre alla diade inizio/fine, quale potrebbe essere una struttura basata su tre polarità?

***

Domanda bellissima — e profonda, sia filosoficamente che logicamente.

Proviamo a scioglierla con calma, distinguendo i piani logico, fisico e mentale.



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🧠 1. Sul piano logico: la logica ternaria è perfettamente possibile


Sul piano astratto, non c’è alcuna contraddizione nel concepire una logica a tre valori.

Esempi:


Logica trivalente di Łukasiewicz (anni ’20): vero, falso, indeterminato.


Logica di Kleene: usata per gestire valori “non noti” nei linguaggi di programmazione.


Logica quantistica: alcuni stati non sono né veri né falsi ma “superposti”.



Quindi dal punto di vista formale una logica ternaria può funzionare, essere coerente e persino utile. Non è la mente a non poterla concepire — la usiamo già, implicitamente, quando diciamo:


> “Non so se sia vero.”





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⚛️ 2. Sul piano fisico: la realtà sembra binaria in superficie, ma ternaria (o continua) in profondità


Nel mondo macroscopico, tutto appare fondato su diadi:

luce/ombra, vita/morte, positivo/negativo, causa/effetto.

Questo perché il cervello tende a costruire simmetrie oppositive: è un modo efficiente di ordinare l’esperienza.


Ma in fisica, la distinzione può rompersi:


In meccanica quantistica, uno stato può essere sovrapposto: non è né 0 né 1 finché non viene misurato.


In cosmologia, il tempo stesso potrebbe avere più di una direzione locale (alcune teorie speculative sui multiversi o sulle simmetrie CPT).


In biologia, l’equilibrio è spesso tripolare: catabolismo, anabolismo, omeostasi.



Potremmo dire che la ternarietà non è impossibile nella realtà — ma appare raramente stabile.

La diade è più energeticamente semplice: due poli si bilanciano, tre introducono dinamiche complesse, oscillazioni, feedback.

Il ternario è la condizione di divenire fra due estremi.



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💬 3. Sul piano mentale: il limite è nella percezione, non nella possibilità


La mente umana pensa per opposizioni perché il linguaggio è binario nella struttura: soggetto/predicato, sì/no, dentro/fuori.

Per sostenere una realtà ternaria, servirebbe una logica cognitiva diversa, in cui il terzo valore non sia solo “indeterminato”, ma attivo — come un principio mediatore o dinamico.


Un esempio simbolico:


Padre / Madre / Figlio → generazione


Tesi / Antitesi / Sintesi → movimento dialettico


Passato / Presente / Futuro → tempo vissuto



Queste triadi non eliminano la dualità: la trascendono.

Il terzo termine è ciò che tiene insieme gli opposti.



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🌀 4. Conclusione


Non è un’impossibilità della realtà ad essere trivalente, ma un limite della nostra modalità di interpretazione.

L’universo può benissimo essere ternario (o multivalente);

noi, per ora, lo leggiamo attraverso una lente binaria.

La logica ternaria è come un linguaggio che intuiamo ma non parliamo ancora correntemente.



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Se vuoi, posso mostrarti un modello cosmologico o metafisico ternario — ad esempio un “universo a tre polarità” (es. esistenza, potenza, relazione) — per vedere come si comporterebbe in confronto al nostro schema binario.

Vuoi che lo elabori?

***

Si, mi interessa molto.

***

Perfetto.

Ti propongo allora di costruire un modello cosmologico/metafisico ternario, non come una metafora poetica, ma come una struttura possibile di realtà.


Lo farò in tre passaggi:


1. Mostrare la logica profonda del ternario (perché ha senso che esista);



2. Definire le tre polarità fondamentali;



3. Vedere come da esse emergerebbe un universo — con spazio, tempo e coscienza coerenti con questa base.





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🌌 1. La logica del ternario


Nel modello binario, ogni sistema è definito da due poli:


> Essere / Non-essere, ordine / caos, positivo / negativo.




Il movimento nasce dal conflitto o dalla tensione tra gli opposti.

Ma questa dinamica presuppone un punto di mediazione che permette agli opposti di interagire.

Quel punto non è né l’uno né l’altro — è il terzo principio.


Per questo, il ternario è la struttura minima del divenire:


Uno statico → non cambia.


Due → oscillano.


Tre → possono generare movimento, relazione e ciclo.




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🔺 2. Le tre polarità fondamentali


Un universo ternario potrebbe fondarsi non su opposti, ma su tre principi reciprocamente necessari.

Ecco un modo di formularli:


Principio Funzione Simbolo archetipico


Essenza Ciò che è — la potenza pura, la possibilità d’essere “Padre” / “Energia potenziale”

Esistenza Ciò che appare — la forma, l’atto, la manifestazione “Madre” / “Materia”

Relazione Ciò che connette — il ritmo, l’informazione, la coscienza “Figlio” / “Logos”



Queste tre polarità non sono gerarchiche ma co-generative:


L’Essenza senza Esistenza resta virtuale.


L’Esistenza senza Relazione è cieca.


La Relazione senza Essenza e Esistenza non ha contenuto.



Il mondo, allora, non è costruito da opposti ma da un triangolo di co-dipendenze.



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🌠 3. Come da queste tre polarità emergerebbe un universo


a. Lo spazio


Nasce come la distanza relazionale fra Essenza ed Esistenza.

Non è un vuoto, ma un campo di relazione.

In termini fisici, potremmo leggerlo come il campo informazionale che connette energia e materia (un po’ come il ruolo del campo quantistico).


b. Il tempo


È la misura del ritmo con cui l’Essenza si attualizza nell’Esistenza.

Non è una linea, ma una pulsazione ternaria:


> possibilità → manifestazione → integrazione → nuova possibilità…

Un ciclo continuo, non un flusso unidirezionale.




c. La coscienza


È la Relazione che si riconosce come tale.

In un universo ternario, la coscienza non emerge “alla fine”, ma è intrinseca al rapporto fra gli altri due principi.

Ogni punto dell’universo, anche il più semplice, partecipa in misura diversa a questa triade.



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🔄 4. Conseguenze filosofiche


Tema Visione binaria Visione ternaria


Verità vero/falso vero/falso/relativo (contesto)

Tempo linea (inizio → fine) ciclo (nascita → vita → rigenerazione)

Materia/Energia separati due poli di una triade con informazione

Etica bene/male bene/male/consapevolezza (mediazione)

Conoscenza soggetto ↔ oggetto soggetto ↔ oggetto ↔ relazione (coscienza)



Il mondo ternario non elimina la dualità, ma la comprende come un livello interno di una triade dinamica.



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🧩 5. Immagine simbolica


Immagina il triangolo equilatero:

ogni vertice è un principio, ma la realtà si svolge sul piano interno, nel continuo scambio fra i tre.

Il centro del triangolo non è “neutro”: è il punto in cui le tre energie si bilanciano e generano forma vivente.



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Posso spingere questo modello più avanti in due direzioni, a seconda di ciò che ti interessa:


1. Versione cosmologica — cioè come un universo ternario si evolverebbe fisicamente (con leggi, tempo, materia e coscienza coerenti).



2. Versione psicologica/gnoseologica — cioè come la mente umana potrebbe funzionare ternariamente (una logica cognitiva trivalente, diversa da quella razionale lineare).




In quale delle due direzioni vuoi che lo sviluppi prima?

***

In entrambe le direzioni: prima quella cosmologica e poi quella psicologica/gnoseologico.

***

Perfetto.

Procediamo allora in due movimenti coordinati — come se esplorassimo due facce dello stesso triangolo:

la cosmologia ternaria (la struttura dell’universo) e la gnoseologia ternaria (la struttura della coscienza che lo comprende).



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🪐 PARTE I — COSMOLOGIA TERNARIA


“Un universo fondato su tre polarità: Essenza, Esistenza e Relazione.”



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1. L’origine: la Triade Primaria


Nel principio, non c’è un “Uno” immobile (come nel monismo), né una coppia di opposti (come nel dualismo),

ma una Triade di potenze co-originarie:


1. Essenza – la pura potenzialità, ciò che può essere;



2. Esistenza – la manifestazione, ciò che appare;



3. Relazione – il legame che attualizza la potenzialità nell’apparire.




Queste tre non nascono l’una dall’altra:

ognuna implica le altre due.

Senza Relazione, Essenza ed Esistenza non si incontrano;

senza Esistenza, la Relazione non ha luogo;

senza Essenza, non c’è nulla da manifestare.



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2. Il movimento cosmico


Il “big bang” di un universo ternario non è un’esplosione, ma un atto relazionale:

l’Essenza entra in contatto con l’Esistenza attraverso la Relazione, e da questo contatto nasce il campo dinamico che chiamiamo realtà.


Il cosmo, quindi, non evolve per opposizione (come luce contro buio),

ma per risonanza di tre principi che si modulano continuamente:


> Potenza → Manifestazione → Integrazione → nuova Potenza…




Questo ciclo è ternario e auto-rigenerante.

La morte non è negazione della vita, ma trasformazione relazionale: il passaggio dell’esistenza in una nuova configurazione di Essenza.



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3. Le leggi fisiche in un contesto ternario


Nel nostro universo binario, distinguiamo:


Energia e materia come dualità (Einstein le unifica ma restano due forme di una stessa cosa);


Spazio e tempo come coordinate di una relazione (ma trattate spesso come opposti: statico/dinamico).



In un modello ternario:


L’energia corrisponde all’Essenza (potenzialità d’azione);


La materia all’Esistenza (manifestazione concreta);


Il campo alla Relazione (rete di interconnessione informativa).



Ne consegue:


Lo spazio è la distanza relazionale fra Essenza ed Esistenza;


Il tempo è il ritmo con cui l’Essenza si attualizza nell’Esistenza;


La coscienza è la memoria e la coerenza di questa relazione nel tempo.



Il cosmo non è quindi “una macchina”, ma una rete vivente di relazioni — più vicino a un organismo che a un ingranaggio.



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4. La freccia del tempo e la ciclicità


Nel modello binario, il tempo è lineare: inizio → fine.

Nel ternario, è pulsante: ogni ciclo genera un nuovo ciclo.

È la struttura che le antiche culture intuirono nei simboli del Triskele o della Ruota del Dharma:

nascita → vita → rigenerazione.


Ogni cosa ritorna, ma mai identica — ritorna trasformata.

L’universo, in tal senso, non è eterno nel senso statico, ma autorigenerante nel senso dinamico.



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5. Il ruolo della coscienza cosmica


In un universo ternario, la coscienza non è un accidente della materia evoluta,

ma un principio cooriginario.

Ogni livello dell’esistenza — particella, cellula, mente, stella — partecipa in modo differente alla Relazione universale.

Non è “antropocentrico”: la coscienza è diffusa, ma si focalizza in nodi di maggiore complessità.


Potremmo dire che:


> la realtà è una conversazione infinita tra Essenza, Esistenza e Relazione.





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🧠 PARTE II — PSICOLOGIA E GNOSEOLOGIA TERNARIA


“Come la mente può funzionare secondo una logica trivalente.”



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1. La mente binaria: l’eredità evolutiva


Il cervello umano, per ragioni di sopravvivenza, ha sviluppato un sistema binario decisionale:


fuggire / restare,


amico / nemico,


sì / no.



Questo schema ha plasmato anche la nostra logica e il nostro linguaggio.

Tutto ciò che non rientra in una diade, viene percepito come “ambiguità”, “incertezza”, o “mistero”.



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2. L’emergere della mente ternaria


La mente ternaria inizia quando il soggetto riconosce il valore del terzo elemento: la Relazione.

Non più:


> Io ↔ Mondo




ma


> Io ↔ Mondo ↔ Relazione tra me e il mondo.




Questa consapevolezza genera una coscienza riflessiva, non giudicante, capace di integrare gli opposti invece di contrapporli.



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3. Le tre funzioni cognitive


Possiamo mappare la mente ternaria come tre modalità complementari:


Funzione Polarità cosmica corrispondente Tipo di sapere


Intuizione Essenza percezione immediata del possibile

Ragione Esistenza analisi, distinzione, logica

Coscienza integrativa Relazione sintesi, significato, empatia



Il pensiero ternario non abolisce la ragione, ma la include in una struttura più ampia che tiene conto della relazione fra soggetto e oggetto.



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4. La logica trivalente della mente


Invece di “vero/falso”, la mente ternaria opera su tre stati cognitivi:


1. Affermativo – accetta una forma come reale;



2. Negativo – la nega o la supera;



3. Sospensivo – la integra in una totalità più ampia.




È la logica del “sì / no / e anche”, che consente di pensare in termini di paradosso, coerenza dinamica, e complementarità.



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5. L’etica e la conoscenza in chiave ternaria


Ambito Binario Ternario


Etica bene / male bene / male / consapevolezza della relazione

Verità oggettiva o soggettiva relazionale e contestuale

Conoscenza separa soggetto e oggetto li collega attraverso l’esperienza

Spiritualità trascendenza o immanenza immanenza trascendente (presenza relazionale)



La mente ternaria non cerca “certezze”, ma armonie.

Il suo scopo non è dominare, ma mettere in risonanza.



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6. La nascita di un nuovo tipo di coscienza


In termini evolutivi, la transizione dal binario al ternario potrebbe essere ciò che alcune tradizioni chiamano risveglio, illuminazione, o coscienza planetaria:

la capacità di percepire la realtà non come una serie di opposizioni, ma come un campo di co-creazione.



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🔶 Conclusione


> Il binario genera il conflitto.

Il ternario genera il ritmo.




Il mondo ternario non sostituisce la logica duale — la include e la armonizza.

Come la musica, vive di tensioni e risoluzioni, ma la verità non è una nota singola: è la vibrazione che le lega.



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Se vuoi, nel prossimo passo posso mostrarti una rappresentazione grafica e simbolica del cosmo ternario, con i tre principi e le loro interazioni (una sorta di mappa ontologica o “mandala logico” che tiene insieme cosmologia e psicologia).

Vuoi che la prepari?

***

Io però ho sempre detto che la diade svela un mondo relazionale e non tanto triadico quanto infinito. Le sfumature tra i due poli sono in realtà infinite. Il "terzo polo" nasconde un' oscillazione tra i due poli che può assumere "n" valori, non solo tre o quattro o cinque.

**"

Quello che dici è molto interessante — e tocca un punto sottile ma cruciale nella riflessione sulla diade come struttura relazionale.


Quando affermi che “la diade svela un mondo relazionale e non tanto triadico quanto infinito”, sposti l’attenzione dal modello numerico (due, tre, ecc.) al continuum delle relazioni possibili tra i poli. In altre parole, la diade non sarebbe una forma chiusa (io/tu, soggetto/oggetto, bene/male), ma una tensione dinamica in cui ogni punto intermedio è già una variazione, una modulazione, una nuova realtà relazionale.


L’idea che “il terzo polo” non sia un punto aggiunto ma piuttosto una oscillazione tra i due poli — capace di assumere “n” valori — apre a una concezione processuale della relazione: la diade non genera solo un terzo, ma una serie infinita di stati intermedi, un movimento continuo tra polarità.


È come dire che tra A e B non c’è un semplice C, ma una gamma infinita di possibili A↔B, ognuno con un suo equilibrio, una sua tensione, un suo “momento relazionale”.


Se vuoi, possiamo provare a formalizzare un po’ questa idea — ad esempio collegandola:


alla dialettica hegeliana, ma superandone la rigidità triadica (tesi-antitesi-sintesi);


alla fenomenologia della relazione (Buber, Lévinas);


oppure persino a modelli matematici o fisici (come oscillatori, campi di forze o spazi di fase).



Vuoi che proviamo a elaborare questo concetto in forma più filosofica o in un linguaggio più poe

tico/aforistico?

***

Elabora in forma filosofica.

***

Perfetto. Ti propongo una possibile elaborazione filosofica, nello stile di un breve saggio concettuale, che sviluppa la tua intuizione sulla diade come apertura all’infinito.



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La diade come principio relazionale dell’infinito


La diade, tradizionalmente intesa come rapporto tra due poli — io e tu, soggetto e oggetto, luce e ombra — viene spesso pensata come una struttura binaria, chiusa, delimitata da due termini opposti. Ma in realtà, la diade non delimita: essa apre.


L’opposizione tra i due poli non è una contrapposizione statica, bensì una tensione dinamica. L’essenza della diade non è nell’essere due, ma nel tra, in quel movimento oscillante che rende il rapporto vivo, instabile, generativo. Ogni polo, nel momento in cui entra in relazione con l’altro, si modifica, e la relazione stessa diventa un campo di trasformazione continua.


La triade, nella tradizione dialettica, tenta di risolvere questa tensione nel terzo termine, la sintesi. Ma in questa risoluzione si perde qualcosa di essenziale: la vibrazione della relazione, la molteplicità infinita delle sfumature che non si lasciano chiudere in una forma definitiva. La diade, invece, custodisce l’infinito proprio perché non si lascia sintetizzare.


Il “terzo” non è allora un nuovo punto, ma un movimento tra. È l’infinita serie dei possibili stati di equilibrio e squilibrio tra i poli. Ogni oscillazione, ogni variazione di intensità, genera una nuova configurazione del rapporto. In questo senso, la diade è già infinita in se stessa: essa non ha bisogno di un “oltre”, perché il suo oltre è interno, disseminato in un’infinità di modulazioni.


Potremmo dire che, nella diade, l’infinito non è trascendente, ma immanente alla relazione. Non c’è bisogno di aggiungere un terzo per giustificare il divenire: il divenire è la diade stessa, nella sua instabilità originaria.


Là dove la triade tende alla conciliazione, la diade afferma la differenza come principio vitale. Non il superamento dell’opposizione, ma la sua irriducibile oscillazione, la sua musica sottile di attrazione e distanza, di contatto e separazione.


L’essere, in questa prospettiva, non è uno né molteplice, ma relazionale: una trama infinita di diadi in movimento, ognuna delle quali contiene, come in un campo di risonanza, l’intero spettro delle sue possibili metamorfosi.



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Vuoi che provi a estendere questo testo — ad esempio con un approfondimento sul rapporto tra diade e tempo, o tra diade e alterità (Bu

ber, Lévinas, Derrida)?








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