lunedì 23 settembre 2024

Il senso delle cose

 

Domandarsi quale sia il senso delle cose presuppone che prima ci sia un senso e che di conseguenza o dopo le cose si ordinino secondo quel senso. È come se ci fosse un senso predefinito (ma da chi? Da un Dio?) cui le cose debbano adeguarsi. Abbiamo un datore di senso? Non mi pare. Tantè vero che lo cerchiamo e non siamo mai sicuri della risposta.

Ma non è così.

Innanzitutto è la nostra mente che vorrebbe stabilire questo senso, non con una imposizione, una decisione o una scommessa pascaliana, ma per quello che è. Qualcosa che dovrebbe essere oggettivo.

È per questo che abbiamo inventato Dio: per darci un senso a priori.

Ma se è la nostra mente che deve cercarlo, non può essere oggettivo. Quando cerchiamo qualcosa di oggettivo, dobbiamo ricorrere alle leggi della fisica, che sono valide per tutti e in ogni tempo. La legge di Newton sull’azione/reazione e la legge di conservazione dell’energia non sono soggettive.

Proprio quest’ultima legge ci dice che “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. Dunque esclude un atto di creazione.

Se poi vi chiedete come si conciliano la legge di conservazione dell’energia e la legge di entropia, eccovi l’illuminante risposta dell’Intelligenza artificiale:

Come si concilia l'energia che si conserva con l'entropia che aumenta? Un apparente paradosso

Sembra infatti che ci siano due leggi fondamentali che sembrano contraddirsi:

  • La legge di conservazione dell'energia dice che l'energia totale di un sistema isolato rimane costante nel tempo, anche se può trasformarsi da una forma all'altra (cinetica, potenziale, termica, ecc.).
  • La legge dell'entropia dice che in un sistema isolato, l'entropia (misura del disordine) tende sempre ad aumentare nel tempo.

Come si concilia questa apparente contraddizione?

La risposta sta nella qualità dell'energia. Mentre la quantità totale di energia si conserva, la sua qualità degrada nel tempo.

  • Energia di alta qualità: È l'energia concentrata e facilmente utilizzabile per svolgere lavoro, come l'energia elettrica o l'energia chimica contenuta nel cibo.
  • Energia di bassa qualità: È l'energia dispersa e difficile da utilizzare per svolgere lavoro, come il calore disperso nell'ambiente.

Cosa accade durante i processi naturali?

Quando un processo avviene, l'energia di alta qualità si trasforma spesso in energia di bassa qualità. Ad esempio, quando accendiamo una lampadina, l'energia elettrica (alta qualità) si trasforma in luce e calore (bassa qualità).

Perché l'entropia aumenta?

L'aumento dell'entropia è proprio una misura di questa degradazione dell'energia. Più l'energia è dispersa e meno concentrata, maggiore è l'entropia del sistema.

Quindi, in sintesi:

  • L'energia si conserva: La quantità totale di energia rimane sempre la stessa.
  • L'entropia aumenta: La qualità dell'energia degrada nel tempo, e l'entropia, che misura il disordine, aumenta.

Un'analogia:

Immagina di avere un mazzo di carte perfettamente ordinato. Mescolando le carte, aumenti il disordine (entropia) del mazzo, ma il numero totale di carte (energia) rimane lo stesso.

Le implicazioni:

La comprensione di questa relazione tra energia ed entropia è fondamentale per capire molti fenomeni naturali, dall'evoluzione dell'universo alla termodinamica dei motori. Essa ci spiega perché i processi naturali tendono sempre verso uno stato di maggiore disordine e perché è impossibile creare una macchina che converta completamente il calore in lavoro (secondo principio della termodinamica).

 

Dunque sono questi leggi scientifiche che dobbiamo seguire, non le filosofie o le religioni. Sono le uniche leggi oggettive.

In realtà non c’è niente di completamente oggettivo, dato che deve essere pensato da una mente soggettiva. Ma questo è un altro discorso.

Il senso salta fuori sempre da una mente che sente e pensa, non da altro.

Se, però, la mente cosciente individuale è una parte localizzata di una coscienza non localizzata, dovrebbe in realtà pensare la propria origine. Ma la coscienza originale non può essere pensata come un oggetto (o può essere pensata solo in piccola parte), perché resta sempre ciò che è cosciente.

Per approfondire questo problema, è utile fare alcune distinzioni: La coscienza è la consapevolezza di sé stessi e del mondo circostante. È l'esperienza soggettiva del mondo, inclusi pensieri, emozioni e sensazioni. Invece l'autocoscienza è la capacità di essere consapevoli di essere consapevoli. È la capacità di riflettere su se stessi come soggetti pensanti.

Quindi, la domanda diventa: la coscienza può riflettere su se stessa?

A prima vista, potrebbe sembrare un paradosso. Come può qualcosa essere consapevole della propria consapevolezza? Tuttavia, questa capacità è ciò che distingue gli esseri umani da molte altre creature e ci permette di fare cose come pianificare il futuro, riflettere sulle nostre azioni e sviluppare un senso di identità.

Tutti noi abbiamo l'esperienza di pensare a noi stessi, di riflettere sui nostri pensieri e di avere un senso del nostro "io". Ma se la coscienza può essere consapevole di se stessa, allora dovrebbe essere consapevole della propria consapevolezza della propria consapevolezza, e così via, in una regressione infinita.

Quando perciò riflettiamo su noi stessi o cerchiamo un senso della vita, in realtà quel senso siamo noi stessi, con la nostra interiorità dinamica.

Non è un senso precedente, ma un senso emergente. Ciò che emerge è il senso individuato.

Siamo il senso solidificato.

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