lunedì 30 settembre 2024

Chi semina vento

Dopo l'Olocausto, gli ebrei israeliani si sentono autorizzati a fare qualsiasi cosa, a uccidere chiunque e ovunque. Del resto, si considerano il popolo eletto da Dio, superiori a tutti. Soprattutto superiori ai palestinesi, considerati nient'altro che animali e terroristi.

Però, amici miei, se aveste avuto la sventura di nascere palestinesi, trattati come bestie, che cosa potreste fare per riscattarvi? Che cosa, se non diventare combattenti "terroristi"?

Ma, attenzione, un proverbio dice: "Chi semina vento, raccoglie tempesta."

La consapevolezza di sé

 La spiritualità orientale, a differenza di quella occidentale, si è sempre occupata della mente e della coscienza, perché si è resa conto che, senza il controllo della mente, le religioni sono tutte chiacchiere  che non modificano nulla negli uomini. 

È bello invitare all' amore e alla misericordia, ma, se non si è consapevoli di sé, si naviga a caso e si finisce per muoversi confusamente e inconsapevolmente.

E l' inconsapevolezza, l'ignoranza di sé, è il peccato o la mancanza fondamentale. Da lì nasce tutto il male.

E non trovo nei testi religiosi ebraici, cristiani e mussulmani una deliberata "messa a fuoco" sulla coscienza o consapevolezza. E si vede.

Di vede anche oggi, quando queste religioni si scontrano. I loro fedeli prima vanno a pregare e poi vanno a odiare e a uccidere. Tutte sono convinte di essere dalla parte di Dio, perché non sanno niente di sé, del proprio egocentrismo, del proprio narcisismo patologico. Gli ebrei si considerano addirittura il "popolo eletto", come se il Divino si occupasse di simili preferenze e scemenze. Come se Dio fosse competitivo e stabilisse che questo è più importante di quello. Ma anche altri popoli hanno le stesse illusioni, per sentirsi potenti e privilegiati.

La differenza tra coscienza e consapevolezza è importantissima, perché la coscienza potrebbe anche essere una proprietà del cervello, comune a tutti gli esseri viventi, ma la consapevolezza è la proprietà dell'essere evoluto, autentico e spirituale. 

La consapevolezza infatti segna il confine tra l' essere istintuale e l' essere di un'altra dimensione.



Deriva religiosa

 Negli Stati Uniti, è l' ora della svolta religiosa. Trump prega Sant'Arcangelo contro il "demonio" e il suo vice Vance si fa ospitare dal predicatore che definisce Kamala Harris "Satana".
Quando tireranno fuori il rosario come faceva da noi Salvini?
Non hanno più nulla da dire... e la segatura nel cervello.

Le proprietà emergenti

 

Secondo molti scienziati, la coscienza nascerebbe dal cervello che contiene 86 miliardi di neuroni e tra cento e cinquecento trilioni di sinapsi, che sono i punti in cui l’immensa rete neurale si collega.

Ora, i neuroni sono le unità funzionali del sistema nervoso. Sono cellule altamente specializzate che ricevono, elaborano e trasmettono informazioni attraverso segnali elettrici e chimiciOgni neurone è composto da un corpo cellulare (soma), dendriti che ricevono segnali, e un assone che trasmette segnali ad altri neuroni o a cellule come quelle muscolari o ghiandolari.

Un numero impressionante che fa del nostro cervello una meraviglia della tecnologia naturale. Ma il problema è che i neuroni agiscono come interruttori che si aprono e si chiudono, nient’altro. E tutti si chiedono come da questo meccanismo biologico possa nascere un pensiero, un’immagine, un sentimento, la coscienza e l’autocoscienza.

Allora gli scienziati tirano fuori un concetto: quello delle proprietà emergenti.

Le proprietà emergenti sono caratteristiche di un sistema complesso che non possono essere previste semplicemente osservando le singole parti del sistema stesso. Queste proprietà emergono dal comportamento collettivo e dalle interazioni.

Ad esempio, il cervello umano, le colonie di formiche e le città mostrano proprietà emergenti. Nel cervello, si dice che la coscienza sia una proprietà emergente che non può essere attribuita a nessun singolo neurone, ma piuttosto all’interazione complessa tra miliardi di neuroni.

 

L’espressione è usata nella scienza, nella teoria dei sistemi, nella filosofia, nell'urbanistica e persino nell'arte, "proprietà emergenti" o "emergenza" si riferiscono a quelle proprietà che derivano dal funzionamento collaborativo di un sistema, ma non appartenere a qualsiasi parte di quel sistema. In altre parole, le proprietà emergenti sono proprietà di un gruppo che non sono possibili quando uno qualsiasi dei singoli elementi di quel gruppo agisce da solo. Le città, il cervello, le colonie di formiche e sistemi chimici complessi, ad esempio, presentano tutte proprietà emergenti che servono a illustrare il concetto.


Una singola formica è un organismo piuttosto limitato, con poca capacità di ragionare o svolgere compiti complessi. Nel complesso, tuttavia, una colonia di formiche svolge compiti sbalorditivi, dalla costruzione di colline e dighe alla ricerca e allo spostamento di enormi quantità di cibo. In questo contesto, le proprietà emergenti si riferiscono ai cambiamenti qualitativi che si verificano nel comportamento delle formiche quando le singole formiche lavorano insieme. Da sola, una formica si comporta in modo irregolare e quasi casuale, ma la somma di milioni di azioni casuali serve a identificare le attività necessarie e ad organizzare altre formiche per completarle. Una formica che trova il cibo, per esempio, secerne una piccola quantità di una sostanza ormonale che attrae altre formiche che, a loro volta, secernono



la stessa fonte di cibo. Così, milioni di formiche vaganti diventano un sistema organizzato

che porta al picnic più vicino. L'organizzazione delle formiche, possibile solo quando il sistema funziona nel suo complesso e le azioni individuali si rafforzano a vicenda, è una proprietà emergente.

La coscienza umana è spesso definita proprietà emergente del cervello umano. Come le formiche che formano una colonia, nessun singolo neurone contiene informazioni complesse come autocoscienza, speranza o orgoglio. Nondimeno, la somma di tutti i neuroni nel sistema nervoso genera complesse emozioni umane come la paura e la gioia, nessuna delle quali può essere attribuita a un singolo neurone. Sebbene il cervello umano non sia ancora stato sufficientemente compreso per identificare il meccanismo con cui funziona l'emergenza, la maggior parte dei neurobiologi concorda sul fatto che complesse interconnessioni tra le parti danno origine a qualità che appartengono solo al tutto.

In fisica, due forze che agiscono su un corpo aumentano naturalmente la forza totale. Anche la chimica si occupa di casi in cui, a causa di complesse organizzazioni di energia atomica in elementi e composti, alcune reazioni chimiche creano elementi completamente nuovi, composti o fonti di energia che sono non una semplice combinazione degli effetti delle parti coinvolte. Le reazioni di neutralizzazione, ad esempio, sono state usate dal filosofo John S. Mill per descrivere situazioni in cui i principi di causa-effetto per ciascuna delle parti coinvolte in una reazione non potevano predire l'esito. Quando l'acido cloridrico e l'idrossido di sodio si combinano, il risultato è sale e acqua, un prodotto per nulla coerente con gli effetti di un forte composto acido o basico.

La complessa organizzazione sociale degli esseri umani esibisce alcune proprietà emergenti. Scienziati sociali e urbanisti spesso indicano le città come l'esempio più chiaro di emergere nell'interazione umana. Studiano come certe aree di una città tendono a sviluppare attività economiche o sociali simili e gradualmente diventano hub specializzati dai distretti teatrali ai grandi mercati del pesce. Soprattutto nel caso di attività che non sono regolate da regolamenti di zoning, la decisione di un individuo di condurre una determinata attività in un determinato luogo tende a rendere più simili attività complementari o complementari nelle vicinanze. Se una persona apre un teatro su una strada, la zona inizia a essere frequentata da persone che cercano attività culturali, finché la strada non attrae gallerie d'arte e scuole e gradualmente diventa un distretto culturale. Nessuna singola persona prende la decisione di generare un centro culturale, ma la confluenza degli interessi crea lo spazio attraverso proprietà emergenti.

Altri esempi sono gli stormi di uccelli: il movimento coordinato di uno stormo di uccelli è una proprietà emergente che non può essere spiegata osservando un singolo uccello.
Simile agli stormi di uccelli, i banchi di pesci si muovono in modo coordinato per evitare predatori e trovare cibo.
La produzione e il riciclo della materia in un ecosistema sono proprietà emergenti che derivano dall’interazione tra le varie componenti dell’ecosistema stesso.
I prezzi delle azioni e le tendenze di mercato emergono dalle interazioni tra milioni di investitori e le loro decisioni individuali.
Il comportamento complessivo di Internet, come la diffusione virale di informazioni, emerge dalle interazioni tra miliardi di utenti e dispositivi.
Questi esempi mostrano come le proprietà emergenti possano manifestarsi in vari contesti, dalla natura alla tecnologia.

 

Quindi, l’ipotesi sarebbe che, mettendo in rete (la rete neurale naturale) tanti neuroni, combinandoli fra di loro, immettendo tante informazioni e facendole interagire, verrebbe fuori qualcosa di nuovo: la coscienza.

Ma nessuno ha mai visto a quali combinazioni di neuroni corrisponda un pensiero, un’immagine, un’emozione, qualcosa che possa chiamarsi coscienza. Nessuno ha mai assistito all'emergere della coscienza, come se fosse l'apparizione miracolosa della Madonna.

Quindi, potrebbe essere così, ma non esistono prove. Sarebbe come dire: se metto insieme dieci sassi, non succede nulla; ma se metto insieme miliardi di miliardi sassi, emerge una montagna. In effetti, è vero.

Ma io chiedo: non sarebbe più semplice, anziché contare sul numero e la complessità, dire che la coscienza appare molto prima, con la nascita di un universo che ha davvero miliardi di miliardi di cose tutte interrelate?

Prima dell'uomo emerge l'universo.

E, se la coscienza è una proprietà emergente dell'universo, è lei che avrebbe dato origine al cervello degli esseri viventi.

Insomma, aveva ragione il fisico Pauli ad affermare che la scienza del futuro non sarebbe stata né fisica né psichica, ma entrambe le cose o nessuna delle due, perché così è la realtà. 

Coscienza e materia sono già presenti dappertutto e si manifestano alternativamente e complementarmente, come le due facce di una stessa medaglia.

Perché, se qualcosa emerge, doveva già esserci potenzialmente. L'emergenza non è un miracolo, ma qualcosa di conseguente ad un'origine unitaria. Dunque emerge ciò che c' era già, comunque la si metta.

 




domenica 29 settembre 2024

Destra che avanza

Non c'è  niente da fare: in quasi tutti i paesi europei avanzano le destre. La crisi economica, le invasioni degli immigrati e la guerra in Ucraina sembrano creare una miscela esplosiva che favorisce i populismi di destra. 

Per ora comunque solo in Italia sono al governo.

Io però mi domando: se nei paesi europei  arrivassero governi di destra che esaltassero ciascuno  la propria patria e che  chiudessero le frontiere per respingere gli immigrati, finirebbe ogni collaborazione internazionale e i paesi di prima immigrazione non potrebbero più smistare gli arrivi.

Ognuno farebbe da sé, contro tutti gli altri. E finirebbe il sogno europeo.

Non è una buona prospettiva per l'Italia e per l'Europa.

I limiti dei numeri

 Il successo della scienza è dovuto all' uso della matematica, che permette di misurare le quantità. Ma l'uso dei numeri è anche il suo limite. Perché nessuno numero può misurare le qualità (i cosiddetti "qualia ').

E le qualità sono le nostre esperienze interiori. 

Quindi la scienza ha arbitrariamente diviso la realtà: di qua le cose misurabili con i numeri, di là le esperienze interiori, non misurabili.

Il fatto è che i numeri sono astrazioni, prive di qualità. Il sette non è né bello né brutto, non è né simpatico né antipatico, non è né di buon augurio né di cattivo augurio, eccetera.

Benché gli uomini talvolta attribuiscano loro delle qualità, che però sono superstizioni (come nella italica Smorfia).

I numeri non hanno qualità: misurano solo le quantità. Ma gli esseri viventi non vivono solo di quantità; vivono soprattutto di pensieri, di sensazioni, di sentimenti, di emozioni, di intuizioni, ecc., di qualia. E questi non possono essere misurati.

Possiamo al massimo dire che sono più o meno arrabbiato o che il mio amore è a livello sei in una scala da uno a dieci. Ma non possiamo fare nessun calcolo, nessuna previsione.  


È vero che anche le esperienze interiori hanno delle regole, ma queste leggi non operano in base a numeri. Possono solo essere descritte con altri simboli: le parole - che però sono imprecise e con significati soggettivi... Oppure con esperienze!

Ecco il punto. Non posso calcolare i movimenti o le interazioni di un mio sentimento (anche se ci sono certamente), ma possiamo trovare delle leggi di funzionamento. Per esempio, l'amore o il lutto seguiranno certe regole, non matematicamente definite, ma approssimative. Ma anche se non sono precise, io le sperimenterò nella vita ! Anzi, queste esperienze saranno per me più concrete delle leggi fisiche. 

Insomma, io non mi accorgerò magari della  pressione atmosferica o di quella del corpo, ma mi accorgerò - eccome! - se sono arrabbiato o innamorato. Solo che queste esperienze saranno personali e poco comunicabilit, non replicabili. 

Qui non posso usare la matematica.

Comunque ci sono alcune regole generali, non esprimibili matematicamente, ma pervasive. Per esempio, la mia regola delle oscillazioni contrapposte. 

Ne consegue che non potrò usare i numeri per misurarle, ma potrò lo stesso conoscere che esperienza sto facendo, cosa che i numeri non mi faranno conoscere.

Tuttavia non c'è ragione perché le leggi debbano essere diverse.  Per esempio, la terza legge di Newton, senza però la matematica.

Insomma, ad ogni azione, fisica o mentale, corrisponderà sempre una reazione, anche se non misurabile con i numeri.

Questo è certo.


Il bullo religioso

 In un momento storico in cui le varie guerre uccidono alla grande migliaia di vite, senza riguardo per donne e bambini, in cui sono bombardati ospedali e condomini, in cui si minaccia la guerra nucleare, il Papa se la prende con gli aborti - il suo vecchio cavallo di battaglia.
Perché non se la prende con i capi di Stato e di governo che ordinano stragi tutti i giorni. Già, più facile prendersela con le donne, che non possono reagire.
Io credo che fare il Papa, servito e riverito, renda cretini, per non dir peggio. Il bullo, anche nelle religioni, se la prende sempre con i più deboli.
Pensi ai suoi preti che violentano bambini dappertutto.

La portata universale della terza legge di Newton

 

Se stiamo attenti, possiamo benissimo percepire le due eredità genetiche dei nostri genitori, perché talvolta prevale l' una e talvolta l' altra, soprattutto se i nostri genitori avevano caratteri con tratti contrapposti. Questo significa "essere due in uno".

Ma c'è di più. Noi siamo duali anche in altro senso: che abbiamo comunque proporzioni diverse di maschile e femminile, indipendentemente dal nostro sesso.

Terza cosa, siamo duali perché abbiamo un io conscio ed un io inconscio.

Infine siamo duali perché abbiamo sia una razionalità sia dei sentimenti, che spesso non vanno d'accordo. 

Non per nulla anche il nostro cervello ha due emisferi, che sono come due cervelli.

Ma non è finita: le strutture del pensiero, dei sentimenti e delle emozioni prevedono dualità di poli contrapposti, il nostro organismo si basa su un DNA con due filamenti, il nostro corpo è bilaterale e  possediamo molti organi doppi. 

 Dulcis in fondo, la nostra coscienza è l' espressione della più completa dualità infinita. Perché le relazioni fra i due estremi possono essere infinite. E non prevedibili.

Non sono prevedibili perché sono ciò che siamo, pensiamo o viviamo di volta in volta… se non come semplici estremi.

Per esempio, alcuni filosofi e psicologi, come Carl Jung, hanno esplorato l’idea che la coscienza possa essere vista come un’interazione tra diverse parti del sé. Secondo Jung, l’Io rappresenta il centro della coscienza, mentre il Sé è un’entità più ampia che include sia la coscienza che l’inconscio.

In effetti, la coscienza originale, non quella piccola cosa che abbiamo di solito. Ma ciò che include la piccola coscienza e l’inconscio. Quando sogniamo, per esempio, non è il cervello che vede qualcosa, ma questa coscienza dilatata.

Il fisico austriaco Wolfgang Pauli disse una volta: “È mia opinione personale che per la scienza del futuro non ci sarà né fisica né psichica. In qualche modo sarà entrambe le cose, e nessuna di esse.”

Siamo proprio a questo punto. Non ha senso dividere aspetti della realtà che sono come le due facce di una medaglia.

Secondo la fisica più avanzata non esistono particelle ma campi che comunicano tra loro. Anzi, la fisicità delle particelle è il linguaggio con cui i campi comunicano. E un fisico come Federico Faggin dice che la coscienza è uno di questi campi.

A me sembra più semplicemente che la coscienza derivi dal fatto che “siamo due in uno”, anche per via della nostra nascita da una coppia.

E la cosa è accertabile a livello personale, interiore. È accertabile anche che il modello “due in uno” sia presente dappertutto, dalla fisica delle interazioni (rappresentata innanzitutto dalla terza legge di Newton che vede sempre una reazione ad ogni azione) alla mente umana che opera in base a questa contrapposizione.

La legge di Newton non ci dice non solo che c’è sempre una reazione ad ogni azione, ma anche che due forze, quando interagiscono, agiscono secondo questo modello.

In sostanza la terza legge di Newton è un pilastro fondamentale della meccanica classica e descrive in modo preciso come interagiscono due corpi.

Questa legge spiega una vasta gamma di fenomeni, dal movimento dei pianeti all'interazione tra oggetti quotidiani. È fondamentale per comprendere come si muovono i corpi, come si verificano le loro interazioni, permettendoci di prevedere e spiegare il comportamento del fisico che ci circonda.

Nella scienza, però, si parla solo di mondo fisico, come se questo mondo fosse separato da quello psichico.

Errore gravissimo che perpetua una divisione che non ha ragione di esistere, dato che nel mondo, secondo la fisica stessa, tutto è interrelato.

Se questo principio agisce in ogni settore della vita quotidiana, volete che non riguardi la mente?

Volete degli esempi?

 

  • Camminare: Quando camminiamo, spingiamo il terreno all'indietro con i piedi. In risposta, il terreno esercita su di noi una forza uguale e contraria che ci spinge in avanti.
  • Nuotare: Per nuotare, spingiamo l'acqua all'indietro con le braccia e le gambe. L'acqua, a sua volta, ci spinge in avanti.
  • Saltare: Quando saltiamo, spingiamo il suolo verso il basso. Il suolo ci spinge verso l'alto, facendoci sollevare.
  • Lanciare una palla: Quando lanciamo una palla, esercitiamo una forza su di essa. La palla, a sua volta, esercita una forza uguale e contraria sulla nostra mano, che possiamo sentire come un contraccolpo.
  • Rimescolare un caffè: Quando mescoliamo il caffè con un cucchiaino, esercitiamo una forza sul liquido. Il liquido esercita una forza uguale e contraria sul cucchiaino, permettendoci di mescolare.
  • Andare in bicicletta: Quando pedaliamo, spingiamo i pedali all'indietro. I pedali, a loro volta, spingono le ruote in avanti, facendo avanzare la bicicletta.
  • Colpire una pallina da tennis: Quando colpiamo una pallina da tennis con una racchetta, esercitiamo una forza sulla pallina. La pallina esercita una forza uguale e contraria sulla racchetta, che possiamo sentire nella nostra mano.
  • Lancio di un razzo: Il principio di azione e reazione è fondamentale per il funzionamento dei razzi. I gas caldi espulsi dal motore del razzo verso il basso generano una forza uguale e contraria che spinge il razzo verso l'alto.
  • Sistemi di propulsione: Molti sistemi di propulsione, come quelli degli aerei e delle navi, si basano sul principio di azione e reazione.
  • Sicurezza automobilistica: Le cinture di sicurezza sfruttano questo principio per ridurre le forze che agiscono sul corpo di un passeggero durante un incidente.
  • Sport: In molti sport, come il pugilato, il karate e il calcio, la pallavolo, la ginnastica, l’hockey su ghiaccio, ecc.,il principio di azione e reazione gioca un ruolo fondamentale.

In conclusione, Il terzo principio di Newton è un concetto fondamentale della fisica che spiega molte delle interazioni che avvengono nel mondo che ci circonda. Dalle azioni più semplici, come camminare o saltare, ai fenomeni più complessi, come il volo di un razzo, il principio di azione e reazione è sempre presente e gioca un ruolo cruciale.

E volete che sia escluso il mondo della mente? Perché allora se pensiamo al bene (azione), dobbiamo pensare al male (reazione)? Perché se proviamo attrazione (azione), proviamo repulsione (reazione)? Perché, se possiamo essere felici (azione), possiamo essere tristi (reazione), Perché se possiamo avere successo (azione), possiamo avere insuccesso (reazione)? Perché se vogliamo vivere (azione), dobbiamo morire (reazione), eccetera, eccetera…? Ciò succede per una infinità di pensieri e stati d’animo, anche loro funzionanti in base a questo principio.

Attenzione, ho esteso questo principio anche agli eventi! Che dunque sono predicibili, in teoria.

E la giustizia, umana o divina, non segue questa legge?

Pensate a quanti di queste contrapposizioni viviamo, pensiamo e proviamo. Non sono un’applicazione del principio di azione/reazione? E la coscienza stessa, col suo “due poli in uno”, non è la manifestazione prima di questa legge. Se c’è una forza come l’io, ci dev’essere una controforza opposta ma unita.

Così funziona la coscienza. Così funziona il mondo, l’interno come l’esterno.

 

sabato 28 settembre 2024

Avanti e indietro

 Quando sento tutti quei discorsi sull'amore, che l' amore è l' unico scopo della vita, che Dio è amore e ci ha creati per amore... mi domando: ma tutto il resto da dove viene fuori?Eppure anche Putin e Netanyahu ameranno qualcuno. E le guerre, le malattie, gli omicidi, i tradimenti e gli abbandoni da dove escono?

No, non si può ragionare così semplicisticamente, così linearmente. Bisogna capire che le forze in gioco sono sempre due, uguali per potenza e contrapposte. 

La scienza ci dice che le forze vanno sempre a due a due, non singolarmente. E se c' è un'azione, ci deve essere una reazione


Solo così si spiega perché amore e odio, attrazione e repulsione, unione e divisione... si contrappongono dappertutto. Dio, in quanto Uno, deve comprendere o essere al di là di queste contrapposizioni. Non essere uno dei due estremi.

Quindi, lasciamo perdere l' idea religiosa che Dio sia soltanto Amore. È anche altro. È tutto: amore e odio, bene e male, salute e malattia, vita e morte, inizio e fine, eccetera eccetera.

O non è niente di tutto questo. Il niente delle nostre determinazioni. L'indeterminato, appunto. Che, determinandosi, materializzandosi, formandosi, incarnandosi e dividendosi, perde se stesso: la propria unità, la propria indeterminatezza, la propria potenzialità infinita... per "finitizzarsi. "

Noi che proveniamo da questa operazione di frammentazione e limitazione, siamo come cellule di un organismo che, tuttavia, mantengono il genoma di quell' Uno. E quindi aspiriamo alla operazione inversa. 

Ma questa oscillazione, questa andata e ritorno all' Origine è essa stessa infinita ed eterna. Perché una volta che ogni cosa sparsa si sia riunita, ricomincerà a frammentarsi daccapo.

Infinite proporzioni

 

Quanti numeri ci sono tra zero e uno? Infiniti, ci dice la scienza. Quante gradazioni di colore ci sono fra il nero e il bianco? Infinite.

Quando perciò dico che tra gli estremi contrapposti, ci sono continue oscillazioni, dico che possono essere infinite. Tra il bene e il male, quante gradazioni possono esserci? Tra il bello e il brutto quante gradazioni possono esserci? Tra il soggetto e l’oggetto quante gradazioni possono esserci? Tra il maschile e il femminile quante gradazioni possono esserci? Tra la materia e lo spirito quante gradazioni possono esserci?

Sempre infinite.

Quindi, quando parlo di un’oscillazione tra due estremi, fisici o mentali, mi riferisco a un numero potenzialmente infinito, non a un dualismo statico tra due estremi.

Infatti, in una sfera, quanti diametri possono esserci?

Infiniti, perché si possono ottenere infiniti diametri diversi, ognuno corrispondente a una diversa coppia di punti sulla superficie.

In conclusione, a causa della natura continua e simmetrica della sfera, il numero di diametri che possiamo tracciare è illimitato.

Dunque, il mio modello di oscillazione fra opposti, ispirato alla rappresentazione taoista sferica dello yang/yin, ci può dare infinite posizioni, non solo due: bianco o nero.

Ecco perché si adatta a descrivere qualunque contrapposizione fra forze.

Quindi, le proporzioni tra gli estremi possono essere molteplici e variare a seconda delle grandezze coinvolte e delle proprietà applicate, sia in campo fisico che in campo mentale.

E la coscienza è il rapporto potenzialmente infinito fra due io contrapposti.

 

Avvicinarsi all'Uno


Se siamo l'Uno, l'Unità , che conosce se stessa attraverso ciascuno di noi, vuol dire che le molteplici cose hanno un’origine comune, che conservano tutt’ora. E che può essere riscoperta tornando indietro. Man mano che ci liberiamo dell’individualità, ci avviciniamo all’Uno, l’Origine.

Ma non possiamo avvicinarci all’Uno se non morendo. Tuttavia, possiamo ancora in vita liberarci di molti fardelli che ci limitano, e che riguardano tutti l’egoità. Dobbiamo capire e percepire che cosa ci definisce inutilmente e sbarazzarcene.

È come spogliarci, liberarci dei vestiti che indossiamo, uno ad uno. Però, questa spoliazione non è tanto un lasciar cadere tanti orpelli esteriori, come facevano gli asceti di una volta, quanto trovare la nostra essenza, il nostro centro, il nostro sé.

Solo quando troviamo il nostro sé, possiamo liberarcene, non prima. Non dev’essere come il ricco che si spoglia dei suoi beni e diventa un san Francesco, ma come uno che dissolve le fiamme e il fumo dell'incendio per trovare la via di casa o come uno che centra un bersaglio.

Il proprio centro è il centro dell’Uno, dicevano i mistici.

È come il centro dell’universo, che è dappertutto. E quindi proprio qui, anche dentro di noi.

Ma come trovare questo centro, questa essenza? Sedendo in meditazione, che non è un semplice stare seduti, ma un atteggiamento spirituale di isolamento e centramento.

Se il centro è (anche in me), se l’Uno guarda e si conosce attraverso di me, io, stando immobile e rimanendo in silenzio (anche e soprattutto mentalmente), mi posso avvicinare.

Ma ricordiamoci che non sono tanto “io” a fare questo, quanto l’Uno stesso che, attraverso di me, ritrova se stesso… dopo essersi disperso nella sua stessa frammentazione.

venerdì 27 settembre 2024

Eredità genetiche

Se stiamo attenti, possiamo benissimo percepire le due eredità genetiche dei nostri genitori, perché talvolta prevale l' una e talvolta l' altra, soprattutto se i nostri genitori avevano caratteri con tratti contrapposti. Questo significa "essere due in uno".
Ma c'è di più. Noi siamo duali anche in altro senso: che abbiamo comunque proporzioni diverse di maschile e femminile, indipendentemente dal nostro sesso.
Terza cosa, siamo duali perché abbiamo un io conscio ed un io inconscio.
Infine siamo duali perché abbiamo sia una razionalità sia dei sentimenti, che spesso non vanno d'accordo. 
Non per nulla anche il nostro cervello ha due emisferi, che sono come due cervelli.
Ma non è finita: le strutture del pensiero, dei sentimenti e delle emozioni prevedono dualità di poli contrapposti, il nostro organismo si basa su un DNA con due filamenti, il nostro corpo è bilaterale e  possediamo molti organi doppi. 
 Dulcis in fondo, la nostra coscienza è l' espressione della più completa dualità infinita.

Perché le relazioni fra i due estremi possono essere infinite. E non prevedibili.

Non sono prevedibili perché sono ciò che siamo, pensiamo o viviamo di volta in volta… se non come semplici estremi.

Per esempio, alcuni filosofi e psicologi, come Carl Jung, hanno esplorato l’idea che la coscienza possa essere vista come un’interazione tra diverse parti del sé. Secondo Jung, l’Io rappresenta il centro della coscienza, mentre il Sé è un’entità più ampia che include sia la coscienza che l’inconscio.

In effetti, la coscienza originale, non quella piccola cosa che abbiamo di solito. Ma ciò che include la piccola coscienza e l’inconscio. Quando sogniamo, per esempio, non è il cervello che vede qualcosa, ma questa coscienza dilatata.


La preghiera contemplativa

 Coloro che pregano Dio, qualche altra figura ritenuta divina (ritorna il politeismo) o un santo, credono di essere novelli Marconi capaci di inviare messaggi oltre i confini stessi dell'universo, in quel luogo o non luogo dove abita l'Onnipotente.

Già, chissà dove abita.

Si sentono come delle potentissimi stazioni radio, magari ricetrasmittenti, che comunicano con il Divino. Beati loro, io faccio fatica a comunicare anche con il vicino.

Ma forse pensano che Dio sia loro vicino e che tra miliardi di miliardi di esseri viventi stia ad ascoltare proprio loro.

Gli antichi peruviani di Nazca erano ancora più diretti in fatto di comunicazione e disegnavano delle figure grandissime sul terreno, in modo che fossero visibili dall'alto dei Cieli. Logici, no?


Chi medita non ha questa pretesa di comunicazione, perché in realtà non lancia messaggi o richieste, ma se sta raccolto su di sé rimanendo in silenzio ed escludendo proprio ogni petulante richiesta alle potenze del Cielo.

Un uomo nudo che non cerca nulla, se non se stesso, quel se stesso che va perduto proprio nelle relazioni con gli altri.

A dir la verità, anche nelle religioni teistiche esiste una pratica simile. Si chiama "preghiera contemplativa" e consiste nello stare in silenzio alla presenza divina senza chiedere nulla, come quando si ama qualcuno e ci basta stargli vicino, ben sapendo che dire anche solo "ti amo" non può esprimere la vastità e l'intensità del nostro sentimento.

La corrispondenza tra mente e materia

 

Per quanto le neuroscienze cerchino di ridurre la coscienza a un epifenomeno del cervello, non arrivano mai a dimostrarlo.

La domanda cui tutti vorrebbero trovare una risposta è rimasta inevasa: come mai, oltre all’attività neurale (che si osserva), c’è anche la coscienza (che non si osserva)? L’imbarazzo per le neuroscienze nasce dal fatto che, tutt’ora, la nostra coscienza è fatta di cose che non si trovano nell’attività nervosa e, viceversa, quello che succede nel sistema nervoso non richiede né suggerisce la presenza della coscienza.

C' è chi sostiene che il cervello è un meccanismo quantistico, ma la teoria resta da dimostrare ed è un po' fumosa. Resta sempre da spiegare come da un meccanismo fisico, come il cervello, possa venire fuori una coscienza che non è fisica.

Il problema resta sempre quello del rapporto tra spirito e materia. La nostra scienza, dopo aver diviso i due poli, non sa più come unirli.

Non credo che questa sia la via giusta. Bisogna cambiare la domanda; non bisogna cercare nel cervello fisico il segreto della coscienza, ma vedere il cervello come un prodotto di uno stato originale in cui materia e coscienza, esterno e interno, sono uniti… differenziandosi come le due facce di una medaglia.

Piuttosto chiediamoci se la differenziazione è avvenuta una volta nel passato, o se la differenziazione avviene sempre, magari in modo variabile e proporzionale tra le due polarità virtuali.

In questo momento, non so rispondere. Devo pensarci, perché il problema s’intreccia con quello del tempo-coscienza.

Se il tempo è ciclico e non lineare, come sospetto, l’attività di differenziazione dovrebbe essere continua e quindi sempre attuale. Il che ci darebbe delle possibilità incredibili. Perché potremmo vedere la produzione contemporanea di mente e materia. 

Arriveremmo così a scoprire come a un processo mentale corrisponda un processo materiale, e viceversa.

giovedì 26 settembre 2024

Un nuovo modo di pensare

 Dobbiamo cambiare modo di ragionare. Non pensare che le cose nascano da una sola entità, una "singolarità", fosse pure un dio o un diavolo, da un contrasto o da un'armonia, dal bene o dal male, dall' essere o dal nulla... Ma mettere una "e" al posto della "o".

Insomma, dobbiamo adottare una logica circolare e dinamica che veda il rapporto binario di due polarità che in apparenza si contraddicono. 

Due, non uno.

All' origine non c'è un semplice Uno, un Primo motore, fermo, immobile, all'esterno di tutto, ma una dynamis, un'energia mobilissima, un magma cangiante e modellante di sé nelle varie forme, una trottola che oscilla tra due polarità che assumono infinite proporzioni.

Nelle antiche religioni s'immaginava in origine, più naturalmente, una coppia divina. Poi, chissà perché, in una civiltà maschilista, la polarità femminile è sparita.

Ma il maschile e il femminile vanno visti come espressioni di un dualismo dinamico e  unitivo più generale - simili allo yang e allo yin del taoismo.

Anche la nostra nascita proviene da due. Non il maschio "o" la femmina, ma il maschio "e" la femmina, uniti e divergenti, divergenti e uniti, uniti nella divergenza, divergenti nell'unione.

È vero, ci sono organismi viventi che si riproducono in modo asessuato, ma non garantiscono variabilità genetica e devono comunque dividersi.
Ci sono principalmente due tipi di riproduzione:
 * Asessuata: Un singolo organismo genera nuovi individui geneticamente identici a sé stesso. È più semplice e veloce, ma non permette variabilità genetica.
 * Sessuata: Richiede l'unione di due gameti (cellule sessuali) di individui diversi, generando prole geneticamente unica. È più complessa, ma permette una maggiore variabilità e adattamento.
Esempi di riproduzione asessuata: scissione binaria (nei batteri), gemmazione (nei lieviti), frammentazione (nelle stelle marine).
Esempi di riproduzione sessuata: la maggior parte degli animali, delle piante e dei funghi.
Dunque, è a questo genere di bipolarità che dobbiamo riferirci.


L'età dei prepotenti

 Questa è l'età dei prepotenti che vogliono aver ragione non per motivi razionali o per un qualche merito, ma per il loro potere, per la loro forza, per le loro armi... appunto per la loro prepotenza.
Il bullo a scuola lo fa perché è più grosso, più violento. E anche il mafioso fa così.
Il fascismo è questo. "Io conto di più perché sono più forte e grosso. E se non accetti, ti picchio o ti uccido."
Nella democrazia, si tenta di dare il potere a chi ha più meriti. Nel fascismo, a chi è più prepotente.

Il salto della quaglia

 Le sorelle Meloni si preparano a fare il salto della quaglia. 

Avevamo visto Giorgia strusciarsi con grande affetto a Biden, così come aveva fatto con Orban.

Le donne di potere hanno un'arma in più per affascinare gli uomini di potere...

Ora però si prepara a fare il salto della quaglia. E si striscia con Musk, che sostiene Trump. Non sia mai che Trump vinca le elezioni.

In effetti era strano che si strusciasse al democratico Biden. 

È più normale che si strusci a Trump, fascista come lei.

Non credo che si struscerà con la Harris.

Ma si prepara a fare un altro salto della quaglia, quello sull'Ucraina.

In effetti, mi era sembrato sospetto che difendesse l'Ucraina dal dittatore Putin. Ma ha dovuto farlo perché non poteva mettersi contro la Nato.

Però, prima o poi, lo farà, perché è una fascista. E trascinerà l'Italia alla rovina.

Le pretese di Putin

Le pretese di Putin.

Io posso inviare missili sull'Ucraina, ma l'Ucraina non può fare altrettanto. Cioè, io posso fare il tiro al piccione, ma guai al piccione che vorrebbe fare altrettanto.

Le pretese del bullo, l'impunità del bullo. Io sono io e gli altri devono subire. E zitti!

E, se provate a far qualcosa, io uso l'atomica.

Urge fornire armi atomiche di difesa all'Ucraina, per far tacere il bullo.

Si rischia? Certo. Ma si possono accettare le violenze del bullo senza reagire?

Non siamo nati per questo.



Coscienza e autocoscienza



C’è una differenza tra coscienza e autocoscienza, in quanto la prima è diretta agli oggetti esterni ed è connessa alla nostra percezione del mondo (e quindi è comune agli altri animali), mentre la seconda è la consapevolezza di essere coscienti, e sembra tipica degli esseri umani. La prima è una sensazione rivolta all’esterno, mentre la seconda è una consapevolezza interiore che sviluppiamo quando riflettiamo sul nostro essere coscienti: è la visione interiore contrapposta alla visione esteriore delle cose.

Ma la distinzione è puramente teorica, perché l’una presuppone l’altra. Io sono consapevole dell’oggetto di fronte a me perché sono cosciente contemporaneamente dell’oggetto e di me stesso. Anche il leone che incontra una gazzella è cosciente della gazzella e di se stesso. La differenza rispetto all’uomo è che l’uomo può rifletterci su, mentre il leone e la gazzella fanno tutto istintivamente. Il leone sa di sé mentre sa della gazzella, e la gazzella sa di sé mentre sa del leone.

Noi però possiamo ragionare e riflettere sul fenomeno stesso, mentre gli animali non possono farlo razionalmente, ma agiscono d’istinto. Tuttavia anche loro devono avere un’autocoscienza, altrimenti non saprebbero se scappare o inseguire. Quindi, dobbiamo dedurre che la coscienza presuppone sempre un’autocoscienza, più o meno chiaramente.

Anzi, dobbiamo dire che le due funzioni devono sempre andare insieme, perché se un essere vivente fosse solo cosciente dell’altro senza essere cosciente di sé, farebbe presto una brutta fine. Farebbe la fine della gazzella appena nata, che non sa ancora di poter essere la vittima di un leone. Ma le due forme di coscienza devono andare di pari passo, in qualsiasi essere vivente.

Riassumendo, l'autocoscienza si sviluppa sulla base della coscienza. Non possiamo essere consapevoli di noi stessi senza prima essere consapevoli del mondo che ci circonda. E viceversa.

Il bambino appena nato non ha ben chiaro di essere un individuo separato dall’ambiente. È ancora fuso con tutto. Il che evoca un senso di unità primordiale, un legame indissolubile con l'universo e con tutto ciò che esiste. Nei primi mesi di vita, il bambino non ha ancora sviluppato un senso del sé distinto dall'ambiente circostante. Le esperienze e le emozioni sono vissute in modo unitario, senza una netta separazione tra sé e gli altri.

Poi, con la crescita, il bambino inizia gradualmente a differenziare sé dagli altri e a costruire una rappresentazione mentale di sé stesso. Questo processo è influenzato da numerose variabili, tra cui le interazioni con i caregiver, le esperienze sensoriali e lo sviluppo cognitivo.

Quindi, possiamo dire che il bambino appena nato vive in una realtà molto diversa dalla nostra. Una realtà in cui i confini tra sé e il mondo sono più fluidi, in cui le esperienze sono vissute in modo più unitario e in cui la connessione con gli altri è profonda e immediata.

L'autocoscienza umana rappresenta un approfondimento della coscienza, un'ulteriore riflessione su se stessi. È come se la coscienza fosse uno specchio che riflette il mondo esterno, mentre l'autocoscienza fosse uno specchio che riflette lo stesso specchio.

Forse è per questo che in noi esiste sempre la nostalgia di quella fusione e l’impulso a fonderci, di ritornare a essere tutto, e non un individuo separato.

Perduta l’unità originaria, ci mettiamo a ricercarla, sia attraverso la fusione sessuale sia attraverso l’amore e le droghe  sia attraverso un’interpretazione della morte come ritorno al tutto.

Ma, in quest’ultimo caso, niente è sicuro. E rimane sempre il terrore dell’annullamento, del non poter conservare la propria identità.

Anche se, in fondo, il nulla e il tutto sono due aspetti della stessa cosa.

 

 

Comunque, nell’uomo, lo sviluppo più chiaro di un’autocoscienza significa sia una scissione fra sé e il mondo sia una scissione interiore in due funzioni: il soggetto che è autocosciente e il soggetto che diventa oggetto di conoscenza.

Io dico sempre, per chiarire il concetto, che è come essere due in uno. La coscienza, in fondo, è questo “essere due persone in uno”, due entità che convivono nello stesso corpo e che sono un po’ in disaccordo e un po’ in accordo. Insomma, c’è tra i due una dialettica continua, dove l’uno controlla l’altro, talvolta lo critica, ma non può farne a meno – come se ci fossero due gemelli siamesi.

Questo dualismo fondamentale si riflette, secondo me, nel dualismo del cervello, nel dualismo di tanti organi, nel dualismo della respirazione e nel dualismo del Dna. Dualismo inevitabile perché noi nasciamo da due opposti (il maschio e la femmina, il padre e la madre) che ci portiamo dietro per tutta la vita. Correggetemi se sbaglio.

Noi siamo sì una sintesi, un’unione, una saldatura – ma una saldatura in cui i due pezzi sono uniti, ma pur sempre distinguibili e spesso in contrasto.

Se aggiungiamo che l’unione forma una figura circolare e dinamica fra i due opposti, abbiamo una contrapposizione universale, che riguarda ogni aspetto della realtà, da quello fisico a quello mentale. Infatti, noi non possiamo concepire uno dei due poli senza concepire anche l’altro, non possiamo provare un sentimento o un’emozione senza provare i loro contrari.

L’uscita dalla fusione originale e la nascita di un’identità hanno un prezzo da pagare. Che, da quel momento, è la visione duale della realtà.

Quando ci riferiamo allo stato fusionale originario, quando diciamo che in fondo gli opposti coincidono, ci riferiamo all’origine delle cose, che non può non essere unitaria. Prima le cose sono unite, poi si dividono – e si dividono in coppie uguali e contrastanti che io chiamo diadi.

La sfida adesso è superare le diadi e, pur rimanendo separati, ritrovare l’unità perduta, almeno a livello mentale. 

Quello che ci incoraggia è che esistono già esempi di funzioni duali unitarie. Per esempio, quando parliamo di respirazione, vediamo benissimo che è composta da due fasi contrastanti: l’inspirazione e l’espirazione. Ma questo forse è l’unico caso di una funzione unitaria in cui abbiamo per esprimere la divisione nell’unione.

Però, non abbiamo concetti che esprimano la dualità maschio/femmina , luce/buio, amaro/dolce, bello/brutto, bene/male, ecc. Come li pensiamo, come li nominiamo in quanto unità duale? Ci mancano i concetti pur sapendo che sono aspetti diversi di fenomeni unitari. Tant’è vero che il modello maschio/femmina a un certo livello fetale è proprio lo stesso.

Prendiamo la contrapposizione di bianco/nero, cioè di colori. Noi sappiamo benissimo che esistono tantissime gradazioni di nero e di bianco, tantissime gradazioni di grigio.

Ma quante sono?

Praticamente infinite.

Potrebbe sembrare contraddittorio, dato che si parla di soli due colori, ma in realtà la scala di grigi che va dal bianco puro al nero assoluto è praticamente illimitata. Anche se l’occhio umano è in grado di distinguere un numero incredibilmente vasto di sfumature di grigio, non possiamo quantificare esattamente questo numero, ed è chiaro che le possibilità sono praticamente infinite.

Anche dal punto di vista tecnologico, la rappresentazione digitale del bianco e nero permette di definire un numero elevatissimo di livelli di grigio. Ad esempio, una scala di grigi a 8 bit può rappresentare 256 tonalità diverse, mentre una scala a 16 bit ne può rappresentare ben 65.536.

Quindi, anche se possiamo definire delle scale di grigio standard (come quella a 256 livelli), la realtà è che le gradazioni possibili sono innumerevoli.

Un altro aspetto interessante è che il bianco e il nero assoluti sono difficili da ottenere in pratica.

  • Il bianco più puro: È ottenuto quando tutta la luce viene riflessa da una superficie.
  • Il nero più puro: Si ottiene quando tutta la luce viene assorbita da una superficie.

Tuttavia, nella realtà, anche il bianco più brillante contiene delle tracce di colore e il nero più profondo ha sempre una leggera luminosità.

In conclusione, il bianco e il nero sono due estremi di una scala continua che comprende un numero infinito di gradazioni.

Perché ho fatto questo discorso? Perché riguarda tutte le diadi. Per esempio, quante sono le gradazioni fra bene e male o fra alto e basso? Praticamente infinite.

È per questo che le diadi, come nell’antico Taoismo, vanno considerate oscillanti fra infinite gradazioni.

Se prendiamo ora la diade soggetto/oggetto, dobbiamo ammettere che anche qui devono esserci tantissime gradazioni. Noi consideriamo le polarità come semplicemente duali, mentre in realtà si manifestano in infinite gradazioni, dato che vanno considerate in continuo movimento reciproco. Quindi, quando parliamo di dualismo, usiamo un’astrazione limite.

Anche i dualismo tra due polarità può avere infinite gradazioni.

Qui ci avviciniamo alla meccanica quantistica.  La luce, alla base della percezione dei colori, esibisce sia proprietà ondulatorie che corpuscolari. Questa dualità potrebbe suggerire una natura intrinsecamente quantistica della percezione del colore, anche se in scala macroscopica.

Inoltre, se l'atto di misurare una proprietà quantistica può influenzare il sistema stesso, analogamente, la nostra percezione del colore è un processo di misurazione che coinvolge l'interazione tra la luce e i nostri recettori visivi.

Ma quel che voglio concludere è che il termine “dualismo”, da me usato spesso, non deve portare a credere che siano in gioco solo due polarità, bensì dinamicamente, molte gradazioni di queste polarità, forse infinite.

La realtà è molto più complessa delle nostre astrazioni e semplificazioni.

Questo deve applicarsi anche alla coscienza: ci devono essere infinite gradazioni di coscienza. E noi siamo ai primi livelli, appena al di sopra degli animali.