Quando pensiamo a che cosa ci succederà dopo la morte, le risposte
sono più o meno sempre le stesse: c’è chi ripete quello che ha imparato da
qualche religione e c’è chi ammette di non avere certezze e lascia perdere.
Noi non facciamo né l’una cosa né l’altra cosa. Ma non accettiamo
le risposte stereotipate delle varie religioni. Ci sembra che la nostra
ragione, la nostra intuizione e la nostra esperienza ci guidino comunque in una
direzione precisa.
Lasciando perdere il solito Dio che arbitrariamente prima crea e
poi distrugge, ci basta l’osservazione. Domandarsi che cosa succederà dopo la
morte è come chiedersi che cosa eravamo prima della nascita. In effetti il
nostro io non esisteva o esisteva solo in potenza nei nostri progenitori. Ma
anche nei primi mesi di vita noi non abbiamo una coscienza e non sappiamo chi
siamo. Solo col tempo “apprendiamo” di essere degli individui, con una forma,
un nome, una famiglia e una provenienza.
Non appena però sorge la coscienza di essere un io e di avere una
coscienza, sorge la domanda: che fine farà tutto questo e perché deve
scomparire? Ed ecco le risposte convenzionali delle religioni – che accrescono
i dubbi anziché diminuirli.
Stando all’osservazione e alla logica, noi usciamo dal nulla,
esistiamo per un po’ e poi scompariamo. Ma dove finiamo? E che cos’è questo
nulla?
In realtà dobbiamo concludere che ritorniamo là da dove veniamo. Questo
nulla, però, non è né un antro oscuro (se non per la ragione) né una mancanza.
Al contrario, è qualcosa di molto potente e fecondo; è niente di meno che l’Origine
prima dell’essere e della coscienza.
Il nostro problema è che non vogliamo rinunciare né all’io né alla
coscienza, e vorremmo portarceli dietro. Dobbiamo invece abituarci a pensare che
c’è qualcosa (per ora indefinibile) che sta prima
e dopo lo stato di esistenza cosciente, qualcosa che non è né parziale né
individuale, ma molto di più. Un di più,
non un di meno. Il di meno era lo stato di esistenza che
abbiamo abbandonato.
Questo è ciò cui arriviamo con i nostri poveri mezzi conoscitivi.
Le religioni, invece, inventano e fantasticano.
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