Ciò che mi colpisce di più nel mito cristiano è la sua struttura
sado-masochista. Non solo esalta la spaventosa pensata di un Dio che crocifigge
suo “figlio” per salvare l’umanità, ma anche i vari santi e beati si gloriano
di stimmate e dolori come di un grande segno della benevolenza divina.
Quello che non può nascondere è la convinzione – comune anche al
buddhismo - che la vita sia comunque sofferenza. Da qui non si sfugge.
Per il cristianesimo, però, la sofferenza serve anche a redimere
le anime; per il buddhismo è solo il segno di un mondo sbagliato e irredimibile:
le anime non si possono salvare, e l’individualità deve essere superata per una
visione universalistica.
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