L’universo non è stato creato intenzionalmente da qualcuno. Se lo
fosse, avrebbe un senso e uno scopo, seppur limitato. Invece non ce l’ha – e tutti
lo percepiamo. È fine a se stesso, ha un carattere illusorio ed è contingente,
cioè può essere e può non essere indifferentemente. Appare in un attimo e può
scomparire in un attimo.
Si sviluppa in modo deterministico, ma non è capace di
autodeterminarsi. Va avanti come una macchina che non sa che cosa fa. È come una
meteora casuale che sorge e vaga nel vuoto.
Il mondo e la vita sono come fuochi d’artificio: ooh! Non servono
a qualcosa d’altro, non sorgono in base a un lucido disegno, non esistono in vista di e non sono neppure una prova da
affrontare per ottenere un premio o un castigo (l’oscena teoria dell’esistenza
come esame).
Tutti cercano uno scopo, proiettandosi in avanti. Invece
dovrebbero cercare che cosa significhi essere presenti a se stessi qui e ora,
per poi trascendere anche questa sensazione. Dovrebbero cercare quale possa
essere la nostra identità ultima e prima, al di là dello spazio-tempo e della
coscienza stessa - la vera creatrice delle apparenze illusorie “Qual era il tuo
volto prima di nascere?”
Se anche l’universo si dissolvesse, questo non cambierebbe nulla
nel nostro vero stato. Anzi, il nostro vero libererebbe di un labile sogno.
L’assoluto non ha bisogno nemmeno di un ego, nemmeno di una
coscienza, nemmeno di essere.
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