C'è chi lotta dall'alba al tramonto per
costruirsi una casa, una villa o comunque un rifugio in cui potersi ritirare
periodicamente per ritrovare la pace. Ma le cose non sono così semplici;
affidare ad un luogo esterno il proprio equilibrio espone a grandi
disillusioni. I nostri pensieri, infatti, li portiamo sempre dentro di noi, e
così le nostre preoccupazioni, i nostri problemi irrisolti. Non c'è niente da
fare: all'esterno di noi non può esserci pace se non per brevi periodi, perché
questo mondo è stato costruito sull'instabilità e sul cambiamento continuo,
dentro e fuori.
Pur
non sottovalutando il potere dei luoghi e delle persone, la via migliore è
cercare di trovare la quiete dentro di noi, riuscendo a vedere quante illusioni
nutriamo, riuscendo a calmare la febbre che ci brucia. Come diceva Marco
Aurelio, "in nessun altro luogo un uomo si può ritirare trovando più
quiete o libertà che nella propria anima." Ma l'anima va ripulita, va
purificata, va calmata, altrimenti sarà contaminata dalle stesse ansie che
divorano la mente quotidiana; non ci si può staccare di colpo dal mondo esterno
e ritrovare un'anima tranquilla. Bisogna prima addestrarsi con varie armi:
l'investigazione dell'interiorità, l'osservazione degli stati mentali, il distacco
dalla vita quotidiana, l'introduzione della calma. A questo serve la
meditazione. Diceva il Buddha: "Coltivando nella mente un calmo pensare si
giunge, in verità, in questo stesso mondo al sentiero della pace".
Ma
il percorso è lungo. Nelle nostre società diamo grande importanza alla
coscienza, che ci sembra essere il principio più importante. Non possiamo però
nasconderci che anche la coscienza, come il mondo, è destinata alla
dissoluzione.
Se
cerchiamo qualcosa di stabile, dobbiamo allora rivolgerci a ciò che è testimone
dell’instabilità della stessa coscienza. Questo testimone, che osserva ma non
partecipa, appartiene già a un altro mondo. Ed è in esso che dobbiamo
insediarci il più a lungo possibile se vogliamo toglierci dal marasma
quotidiano.
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