venerdì 10 agosto 2012

Un campo di energia consapevole


Ci sono ancora persone che utilizzano una teologia datata, addirittura medievale. Credono ancora che da una parte ci sia il Creatore e dall'altra parte il mondo. Credono che l'uomo sia in attesa di interventi salvifici dall'alto e che Dio sia lì a seguirci e, una volta morti, a punirci o a premiarci. E si domandano angosciati da secoli come mai questo meraviglioso Creatore, soltanto Bene e Amore, abbia creato tanto male. E allora arzigogolano teorie che non stanno né in cielo né in terra, volte solo a salvare la loro immagine di Dio. Eppure lo stesso san Tommaso, verso la fine della sua vita, dopo aver avuto una specie di illuminazione, disse: "Tutto ciò che ho pensato non è che paglia".
La teologia tradizionale non è che spazzatura, partendo dalla pretesa impossibile di racchiudere nelle nostre categorie mentali la trascendenza. Oggi perfino la scienza sa benissimo che tutto è interpretazione (anche le leggi della fisica) e che l'universo è un campo di un'energia indistruttibile ed eterna che crea le cose soltanto in relazione alla mente che le deve conoscere. In altri termini, quell'albero esiste perché c'è qualcuno che lo identifica. Ma se non ci fosse la mente a riconoscerlo, non ci sarebbe e, al suo posto, rimarrebbe solo un'energia informe. Tutto ciò punta alla mente conoscitiva e alla sua più importante funzione: la consapevolezza.
Dal modo in cui la mente è cosciente dipende dunque non solo la visione del mondo ma anche la nostra personale felicità. Esaminiamo il modo in cui ci rapportiamo alle cose per scoprire per scoprire perché siamo felici o infelici. Il nostro modo di essere consapevoli plasma noi stessi e il mondo. Una bella responsabilità.

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