mercoledì 1 agosto 2012

Acuire la consapevolezza


La parte più elevata dell'uomo, ciò che lo differenzia e lo mette al di sopra degli altri animali, è il suo essere consapevole. È la coscienza che fa la nostra gloria. Questa facoltà ci fa sentire più evoluti e più intelligenti degli altri esseri viventi. Ma non basta, perché la coscienza è condizionata come ogni altra cosa. Noi siamo la nostra coscienza, però la nostra coscienza è ben poco "nostra" - per lo più è formata dai genitori, degli insegnanti, dai religiosi, dai politici, dagli intellettuali, dai libri, dalla televisione, ecc. In altre parole, gran parte delle nostre idee, delle nostre convinzioni e dei nostri giudizi è presa dalle idee, dalle convinzioni e dai giudizi di altre persone. Indubbiamente noi operiamo una selezione e una sintesi di tutto questo materiale, ma resta il fatto che in origine non è nostro. Siamo fatti da tanti pezzi di altre persone, di altri cervelli. La nostra coscienza è in realtà una coscienza sociale.
Già essere consapevoli di questa condizione è una forma di illuminazione, perché ci fa capire che il nostro ego è un aggregato di altri ego e di altre coscienze. Ciò che credevamo "nostro", anche la parte più intima di noi, è pesantemente condizionata.
Nasce allora il problema, da una parte, di decondizionare la consapevolezza e, dall'altra parte, di acuirla. Decondizionare la coscienza significa rendersi conto che al nostro "volto originale" sono stati sovrapposte innumerevoli maschere e che è necessario scavare a fondo per ritrovare ciò che è più autentico. Si tratta in sostanza di un lavoro di spoliazione: togliere questa o quella maschera, questo o quell'atteggiamento, questa o quella convinzione, questo o quel valore... e cercare di sostituirli con qualcosa di veramente nostro.
Acuire la consapevolezza significa scendere dall'astrattezza e guardarci attorno con grande attenzione. Che cosa ci dice questo o quel luogo? Che cosa ci dice questa o quella persona? Sappiamo riconoscere gli altri, sappiamo dare ascolto ai segnali che ci vengono dal nostro stesso istinto? Riusciamo per esempio a capire le persone dal loro modo di parlare, dal tono della voce, dal linguaggio del corpo e dalla mimica facciale? Capiamo se una persona è arrabbiata, tesa, falsa, interessata, generosa, egoista, ecc.? Capiamo se ci piace o non ci piace, e perché?
Insomma acuire la consapevolezza è acuire la sensibilità, è essere più vivi e attenti nel mondo quotidiano.
La meditazione non si occupa dunque soltanto dei massimo sistemi. Ma anche di migliorare la nostra condizione. In ogni caso dobbiamo fermarci, rimanere immobili, osservare attentamente, apprendere, assorbire, ascoltare ed elaborare. Per la nostra stessa salute, per la nostra stessa felicità.

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