mercoledì 15 agosto 2012

Le vacanze della mente


Questo periodo di vacanza è quanto mai adatto a introdurre apertura, luminosità e spaziosità dentro di noi. Per esempio, nella tradizione Dzogchen del buddhismo tibetano esiste la pratica di "guardare il cielo". Ci si stende all'aperto, si guarda il cielo e si introduce la sua luce, la sua grandezza e la sua apertura nel nostro animo. In un certo senso, ci si "infinitizza".
In realtà il periodo estivo si presta a ogni genere di contemplazione. Sedetevi o sdraiatevi in un ambiente naturale (in riva al mare, a un fiume, a un lago, su una montagna, in un bosco, su un prato, ecc.) e, stando in silenzio, contemplate il luogo, a perdita d'occhio. A poco a poco la bellezza, la grandiosità e la luminosità della natura vi pervaderanno, inducendo un attimo di interruzione mentale e una piccola luce. Non a caso il termine "vacanza" viene dal latino vacuum, che significa vuoto. In altri termini, lo scopo è quello di fare il vuoto mentale, interrompendo il solito rimuginio.
Anche i viaggi si prestano ad allargare la mente, facendola uscire dai confini abituali. Sull'argomento ho scritto un libretto intitolato "Le piccole illuminazioni", Mondadori, Oscar.

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