sabato 4 agosto 2012

La nostra realizzazione


Rispondo a due domande di un lettore.
Prima domanda:
Cosa consiglia di fare se, durante la meditazione, siamo visitati da pensieri inquieti e immagini che disprezziamo? Sembra che la mente lo faccia perché si oppone al nostro tentativo di migliorare ed entrare in noi stessi; sembra che si ribelli e produca appositamente motivi di disturbo.

Risposta:
La mente lo fa apposta perché non vuole essere messa a tacere. Il suo scopo infatti è produrre in continuazione pensieri, immagini, ricordi, sogni, fantasticherie, incubi, ecc. E la meditazione vuole al contrario trascendere tutto ciò, cerca il silenzio mentale.
Devi convincerti che tu non sei la tua mente, devi disidentificarti dalla mente. Tu non sei la tua mente, tu sei il Testimone che la osserva con distacco. Prendi nota di tutta questa produzione mentale come se provenisse da un'altra persona e compi uno spostamento dalla mente al Testimone. Si tratta di un'operazione che non va pensata, ma realizzata concretamente. Tu spostati dalla mente che lavora all'osservatore che la osserva. Da un centro all'altro, dall'ego che pensa al soggetto trascendentale, al Sé.
Mettere a tacere la mente non è facile, ed è un'operazione che spaventa. Ma si consideri che i momenti migliori della nostra vita vedono una sospensione della comune attività mentale, per esempio quando si contempla con meraviglia qualcosa, quando si guarda con amore o quando si è concentrati su qualcosa di piacevole.
Ci si può aiutare concentrandosi sul lobo anteriore del cervello, al centro della fronte. Oppure chiudendo gli occhi e osservando la macula luminosa che appare nel buio, magari sospendendo il respiro. Ma ciò che conta è assumere la "posizione del Testimone".

Seconda domanda:
Come e quando posso essere sicuro che "la mia voce" sia effettivamente la mia, e non invece l'ennesima interferenza della mia cultura/tradizione? Esiste, secondo lei, un'esperienza, una particolare sensazione, che ci "informa" circa l'autenticità, la non-estraneità della nostra voce interiore?

Risposta:
 La voce interiore in realtà non è una voce, ma un'ispirazione. Non si tratta di ascoltare delle parole, ma di essere sicuri di compiere la scelta giusta quando le circostanze lo richiedono. Come si fa? Ritirarsi, raccogliersi, isolarsi e soprattutto mettere a tacere la mente. La "voce" giungerà quando capiremo che strada dobbiamo imboccare. Infatti la strada altro non è che la realizzazione della nostra natura essenziale. Quindi, tutto ciò che ci fa perdere tempo o che va contro le nostre predispozioni fondamentali deve essere accantonato. Quando invece favoriremo la nostra realizzazione spirituale e materiale, allora la "voce" ci dirà che è la scelta giusta. Ognuno di noi ha un destino e una via da percorrere, in base alle doti che possiede. Quando segue questa via, il suo Sé e l'universo intero gli dirà che sta facendo bene. La sensazione corrispondente sarà quella di essere finalmente a casa, di essere rilassati e attenti, di essere lucidi, di essere a proprio agio.

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