giovedì 14 giugno 2012

La notte oscura dell'anima


Tutti i mistici hanno sempre sottolineato che, per raggiungere la luce, bisogna passare attraverso una fase di oscurità, una specie di notte penosa - è il prezzo da pagare per il risveglio. Il fatto è che gli uomini sono pigri, abitudinari e vogliono continuare a dormire, anche quando sognano orribili incubi.
Per risvegliarsi, la prima cosa da fare è aprire gli occhi su questa realtà, sul mondo, sulla condizione umana. Ma il primo scenario che ci si presenta è spaventoso, soffocante. È come vedere una prigione o un campo di concentramento. Lì i prigionieri sono schiavi che non vogliono guardare, che non vogliono pensare ad altre possibilità, a ciò che può esistere al di là delle mura e del filo spinato; non vogliono assumersi responsabilità. Anche nella schiavitù c'è una certa soddisfazione: non si deve decidere nulla e si può dare la colpa delle nostre sofferenze agli altri, ai carcerieri. Assomigliano ai prigionieri della caverna platonica che si oppongono a chiunque li voglia spingere a vedere la luce e la libertà. Seguono come pecore le "autorità" (politiche, religiose, economiche ed intellettuali) illudendosi che loro sappiano ciò che stanno facendo e la via da percorrere.
Ma in una prigione tutti sono infelici: si odiano e competono fra loro; creano gerarchie; sono dominati dalla violenza; adorano falsi dei; e l'intero ambiente è dominato dall'ingiustizia e dall'aggressività.
Per risvegliarsi, dunque, bisogna prima vedere questo mondo imprigionato che continua a seguire comportamenti dettati dalle esperienze di chissà chi, ma non dalle proprie. Le tradizioni, le religioni, Dio, il Supremo Carceriere, lo Stato... Lo spettacolo è penoso, un vero incubo. E, purtroppo, in questo mondo, in questa barca, ci troviamo anche noi; e anche noi veniamo trascinati al naufragio.
Domandiamoci quante delle verità che diamo per scontate corripondono a qualcosa di verificato personalmente. E apriamo gli occhi. Ci vuole intelligenza e coraggio, ci vuole la volontà di ribellarsi o comunque di liberarsi. La vera spiritualità è rivoluzionaria. Da qui parte ogni ricerca. Dobbiamo mettere in dubbio tutto ciò che ci è stato insegnato e tramandato, i valori e i comportamenti che vanno per la maggiore. Alcuni sono deleteri.
Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà, per quanto spaventosa possa essere. Anche noi siamo chiusi in quella prigione; anche noi siamo dominati dagli stessi impulsi. L'unico modo per uscirne è prendere coscienza della situazione, sia generale sia personale. Dobbiamo conoscere e riconoscere, in noi e negli altri, la nostra natura di schiavi. Questo è il primo passo, la notte oscura dell'anima di cui parla anche san Giovanni della Croce. Si tratta di una sofferenza. Ma è solo quando soffriamo che ci impegniamo a liberarci.

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