giovedì 3 maggio 2012

Il luogo del sacro


Il cristianesimo, per sua natura, è un richiamo all'esteriorità. Già la sua fede nasce dalla convinzione che Dio si sia fatto uomo - un uomo specifico, nato in un certo paese e in una certa età. Non riuscendo a concepire il divino come una forza interiore, impersonale e cosmica, presente in tutti, i cristiani lo hanno immaginato come un uomo. E poiché non hanno nessuna immagine di questo uomo, ecco che ne hanno costruite migliaia nelle loro opere d'arte. Un uomo barbuto appeso a una croce è il loro Dio. In questa religione, non è quindi Dio che ha fatto l'uomo a sua immagine e somiglianza, ma è l'uomo che ha fatto Dio a sua immagine e somiglianza.
Inevitabilmente il culto cristiano è tutto rivolto all'esteriorità. La messa, per esempio, non è che una specie di sacra rappresentazione, uno spettacolino in cui si rappresenta la vita di Gesù, ridotta ormai a stereotipo. Per questo le chiese si stanno svuotando.
Recentemente è tornato di moda il pellegrinaggio. Ma si tratta di turismo, non di religiosità. Il cristiano crede che il sacro si trovi in qualche posto specifico e si sposta da un luogo all'altro nell'illusione di trovarlo. Non ha capito che il divino si trova dentro, non fuori. Mai che gli venga l'idea di cercarlo dentro di sé.
Naturalmente l'etica cristiana è un semplice adeguamento a dettati esteriori, senza mai un intervento della coscienza. Così c'è scritto e così io faccio! Mancando un appello e uno sviluppo della consapevolezza, si può essere buoni cristiani anche sfruttando interi popoli, così come è successo nel colonialismo, nello schiavismo e oggi nel capitalismo selvaggio. Sono tutti buoni cristiani anche quelli che costruiscono bombe atomiche o che affamano la gente con le loro speculazioni finanziarie. Già, non hanno mai sviluppato la consapevolezza.

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