mercoledì 30 maggio 2012

Vedere la verità




Vedere e pensare sono due cose completamente diverse. Quando si pensa un tramonto, in realtà non lo si vede direttamente, ma lo si guarda mediato dalla mente. Viceversa, quando si vede un tramonto, non lo si pensa. Il pensiero introduce nell'apprensione una mediazione che è come un velo disteso sulla realtà, una deformazione. Ecco perché meditare è più un vedere che un pensare; ed ecco perché si consiglia di fare il più possibile il vuoto mentale. Non si tratta di non pensare a nulla, ma di non interporre le categorie mentali a ciò che si vede direttamente. Questo vale per il tramonto, ma anche per la verità.
Molti credono che la verità sia qualcosa di oggettivo e possa essere comunicata a parole. Ragion per cui, se io trovo la verità, ve la posso comunicare a parole - e voi ve la potete prendere  e apprendere senza scomodarvi. Ma la verità è più simile a un'esperienza soggettiva e quindi non può essere comunicata. Io posso anche dirvi quale sia la verità. Ma voi non potrete apprenderla fino a che non ne farete un'esperienza personale.
C'è un unico modo per cogliere la verità: la propria consapevolezza.
Per esempio, un vecchio sopravvissuto al recente terremoto in Emilia, che ha distrutto case, chiese e fabbriche, ha dichiarato alla televisione: "Ho capito in un istante che siamo come foglie: un attimo ci siamo e un attimo dopo siamo spazzati via". Ecco una verità percepita con assoluta evidenza, non semplicemente pensata.
Naturalmente, il sopravvissuto poteva arrivarci anche prima, come è successo ad altre persone sensibili. Noi crediamo di basare la nostra vita su qualcosa di solido: una casa, una famiglia, un patrimonio... ma tutto ci può essere tolto in un istante. Niente è solido, niente è certo, niente è durevole. Questo è un dato di fatto, una realtà, una verità, di cui dobbiamo fare esperienza. Non basta leggere libri o ascoltare le esperienze altrui. Nel momento in cui ne facciamo esperienza, la verità è inoppugnabile.

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