Fate questo esercizio: cercate di rimanere il più a lungo possibile nell’attimo presente. Sembra facile, ma non lo è. Vi accorgerete che la mente tende inevitabilmente ad andare nel passato, nel futuro o comunque in qualche fantasticheria. In altri termini, la mente si distacca dal momento che vivete per evadere, per andare altrove. È lei la responsabile della vostra alienazione. L’esercizio per contrastare questa tendenza è cercare di rimanere nel presente, magari seguendo il respiro che è sempre, per forza di cose, attuale. Chiudete gli occhi, perché la vista tende a portarvi altrove. Non ripetete né parole né mantra perché si tratta comunque di attività mentali. Restate soltanto attenti al qui e ora, senza un oggetto preciso.
L’esercizio in realtà consiste nel non-pensare, ossia nel non utilizzare le attività mentali, tranne quella dell’attenzione. Poiché i pensieri tendono dopo un po’ a ripresentarsi, voi diventatene semplici testimoni. Dovete infatti considerare la mente come un semplice strumento, uno strumento che tende a prendere il sopravvento. Non dovete farvi manovrare dalla mente. Voi siete i padroni della mente, e non viceversa. Voi siete i testimoni della mente.
Ponetevi quindi nella posizione del testimone, anche delle attività mentali. Voi non siete la mente; voi siete al di là del corpo e al di là della mente.
A che cosa serve questa meditazione? A riscoprire la vostra vera identità. Che non è quella del vostro status sociale e nemmeno quella del vostro stato terreno. Rimanendo il più a lungo in questa posizione, avrete accesso al Sé superiore, con le sue enormi riserve di energia, di comprensione e di auto-guarigione.
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