lunedì 26 marzo 2012

Per una nuova spiritualità

Entrando nel periodo pasquale, le televisioni ci presentano innumerevoli film sulla vita di Gesù - tutti noiosi, banali, ripetitivi, dove il protagonista è una specie di santino. Il modello che ci propongono è sempre lo stesso: quello del santo miracoloso, del redentore, del profeta, del Messia, insomma di colui che viene nel mondo per salvarci.
Ma una simile salvezza ha un prezzo: devi avere fede, devi diventare un seguace, devi pregare. Devi trasformarti in un supplice che chiede l'intervento del Salvatore divino.
La spititualità della meditazione è diversa, è una nuova spiritualità. Non devi aspettarti la salvezza dall'esterno (tanto non la otterrai comunque: quando sarai in difficoltà non sarà Gesù a sorreggerti). Devi piuttosto mobilitare le tue forze interiori.
Non devi supplicare qualche potente - sei tu stesso potente.
Tu stesso sei un essere divino, anche se non te ne rendi conto.
Questa è la nuova spiritualità del terzo millennio. Le vecchie religioni sono tutte fallite.

Convertire l'ira

Essere arrabbiati significa da una parte stare male e dall'altra avere una gran quantità d'energia. Non compiremmo certe azioni, anche utili, senza una certa ira che ci aiuta a disinibirci. Il problema è che in quei momenti noi siamo travolti da questa forte emozione, che può farci compiere follie. L'energia però è qualcosa di positivo; ecco perché non è bene reprimere o scacciare l'ira, ma dobbiamo cercare di convertirla in una forza utile.
Per prima cosa dobbiamo prendere coscienza di questa forte emozione e possibilmente delle sue cause. Se abbiamo qualche fondata motivazione (per esempio perché ci indigniamo per un'ingiustizia), allora avvolgiamo l'ira nella nostra consapevolezza mantenendo contemporaneamente la consapevolezza del respiro. Con questo metodo a poco a poco l'ira si calmerà, e noi potremo utilizzarne la carica per fini positivi.

domenica 25 marzo 2012

La Grande Meretrice

Tutti sanno che cosa fa la Grande Meretrice (sì, quella citata dall'Apocalisse): va con chi paga. Basta che uno paghi e lei non guarda in faccia nessuno.
Così fa la Chiesa cattolica. Dopo essersi fatta comprare da fascismo e nazismo, ecco che oggi si accompagna al comunismo di Fidel Castro.
In fondo la Chiesa non ha nessuna visione politica che non sia il proprio interesse. Non ha mai sposato i principi della democrazia. Non le importa niente se i popoli siano sfruttati (al massimo ci farà un bel sermone la domenica). Lei tratta con tutti, purché paghino e le conservino i suoi privilegi.
Da esperta meretrice, la Chiesa si occupa più di preservativi e di aborti che di giustizia sociale. Ed essendo portatrice ed ispiratrice di sistemi totalitari, ama più le dittature che le democrazie. Tra dittatori ci si intende meglio. La democrazie e la libertà dei popoli non sono mai stati nel suo DNA. Si sa che la democrazia porta dubbi, istanze diverse, tolleranza, discussioni, critiche, uno spirito laico e repubblicano. Tutto sommato, un popolo oppresso è l'ideale per essere o diventare cattolico.

sabato 24 marzo 2012

Amore-odio

Chi può essere contrario al messaggio di Gesù? Amatevi, amiamoci! Va bene, ma non è completo. Nessuno può amare tutti - lo stesso Gesù non amava gli ipocriti, i farisei, i sepolcri imbiancati e i sacerdoti (che avevano gli stessi difetti di quelli di oggi). Amare tutti sarebbe contro natura. E soprattutto non si può separare l'amore dal suo contrario. Il mondo si regge sull'equilibrio dei contrari, che sono in realtà complementari. Bisognerebbe parlare di amore-odio, un'unica parola che unisce due opposti. Purtroppo il nostro linguaggio, la nostra mente, deve dividere; non riesce a concepire la complementarità. Solo nel taoismo si è capito questo concetto.
Pensiamo all'universo, a come si sostenga nell'equilibrio dinamico di due forze opposte e complementari: attrazione e repulsione. Se ci fosse solo la forza di repulsione, non ci sarebbe possibilità di unione. Se ci fosse solo la forza d'attrazione, l'universo non sarebbe neppure nato; il Big Bang non sarebbe stato possibile. Pensiamo anche al rapporto fra buio e luce: se prevalesse uno dei due, l'altro non potrebbe esistere; l'uno esiste perché esiste l'altro.
Dunque anche l'amore non può esistere senza il suo contrario. Ecco perché il messaggio di Gesù è irreale, un mito. Sarebbe come costruire una medaglia con una faccia sola. Sforziamoci di comprendere, d'accordo. Ma l'amore universale, rivolto a ogni cosa, è contro natura.
Che il messaggio cristiano sia irreale lo dimostra tutta la storia dei popoli cristiani. Che non si sono risparmiati persecuzioni, guerre, colonialismo, schiavismo, razzismo, sfruttamento capitalistico dell'uomo sull'uomo, che non sono stati capaci di dar vita all'uomo nuovo... Nessuno può cambiare la natura umana. Nessuno può eliminare l'odio e la repulsione, che sono strumenti fondamentali dell'evoluzione. Se fosse possibile, scomparirebbe anche l'amore.
Allora, che cosa predica Gesù? Un vago buonismo, nonché il senso di colpa quando si scoprono dentro di noi istinti "negativi".
Sarebbe stato molto meglio predicare la saggezza e la comprensione, di sé e degli altri. Conosci te stesso, conosci la natura umana. E cerca, se possibile, di fare un salto evolutivo.

giovedì 22 marzo 2012

Né nascita né morte

Quando diciamo che tutte le cose sono interdipendenti vogliamo dire, per esempio, che questa foglia esiste perché esistono il ramo, il tronco, le radici e l'albero; e l'albero esiste perché ci sono la terra, i minerali, l'acqua, il sole... e così via. Ogni cosa esiste perché esistono altre cose, in dipendenza da altre cose. Ciò significa che ogni ente, pur avendo un'individualità temporanea, non ha una natura propria, una natura separata, una natura esclusiva. Niente esiste di per sé.
Questo ci dice anche che è impossibile definire il momento in cui qualcosa nasce o muore. Di solito, noi lo facciamo coincidere, convenzionalmente, con il suo apparire o scomparire. Diciamo che la foglia nasce nel momento in cui appare il suo germoglio e muore nel momento in cui secca e si avvizzisce. Ma la foglia esisteva già prima del suo apparire, insieme a tutte le cose da cui dipende, ed esisterà anche dopo.
La nascita e la morte sono momenti che la mente ritaglia da un continuum; ma il continuum continua ad essere, con tutte le cose che ha originato e poi riassorbito.
Nell'osservazione profonda bisogna saper superare i limiti convenzionali di nascita e di morte. Tutto l'universo ci ha fatto apparire e tutto l'universo ci farà sparire. Ma l'evoluzione continua.

mercoledì 21 marzo 2012

La trasformazione interiore: l'importanza del respiro

È impossibile separare il corpo dalla mente. Come il corpo influenza la mente, così la mente influenza il corpo. Il malessere o il benessere che partono dal corpo influenzano la mente, e viceversa. Se stiamo bene, non c'è problema. Ma, se stiamo male, come uscirne? Innanzitutto dobbiamo prendere coscienza delle sensazioni che proviamo, e poi cerchiamo di intervenire. Utilizziamo a questo scopo il respiro, che fa da interfaccia tra corpo e mente. Il malessere o il benessere, infatti, si riflettono sulla respirazione. Se il respiro è calmo, rilassato e disteso, vuol dire che siamo a nostro agio. Se il respiro è contratto, accelerato, frammentato o superficiale, vuol dire che stiamo male, o sul piano fisico o sul piano mentale. In ogni caso si può agire proprio sulla respirazione.
Durante la giornata dobbiamo diventare consapevoli a intervalli regolari dello stato della respirazione. È un po' come avere continuamente il polso della situazione. Inoltre questa continua presa di coscienza è un ritorno allo stato attuale, al qui e ora.
Non ci dimentichiamo che qualunque sensazione è un campo di energia, e l'energia non va né repressa né sprecata, ma va utilizzata cambiandone il segno dal negativo al positivo. Se la sensazione è negativa, possiamo trasformarla in positiva agendo sulla respirazione cosciente; inoltre dobbiamo raggiungere una visione profonda dell'origine, delle cause e dell'evoluzione di ogni stato d'animo. È l'attenzione, l'osservazione cosciente, che opera la conversione da negativo a positivo. E il respiro è il catalizzatore dell'intero processo.

martedì 20 marzo 2012

Impermanenza ed evoluzione

Quando ci si dice che tutte le cose sono impermanenti e che non bisogna attaccarsi ad esse, restiamo turbati. Noi siamo attaccati alle nostre sensazioni piacevoli, alle persone che amiamo, all'esistenza stessa, e sembra che l'impermanenza minacci tutte queste cose. Ma dobbiamo raggiungere una comprensione profonda del divenire. Se non ci fosse l'impermanenza, come potrebbe questo seme diventare un albero, come potrebbe questo bambino diventare un uomo?
Tutto è impermanente perché tutto deve cambiare, crescere ed evolversi.
Se rimaniamo attaccati, se non comprendiamo a fondo le leggi che reggono il mondo, non solo non le sposteremo di un millimetro, ma la sofferenza e la perdita prima o poi ci devasteranno.

domenica 18 marzo 2012

Uscire dalla sofferenza

Oggi sei disperato, sei angosciato, il mondo ti sembra un incubo - e non sai come uscirne? Niente paura; concentrati su questo istante presente, solo su questo.
In questo attimo, dov'è il tuo dolore?
In realtà non c'è. Perché il dolore è nel tempo, cioè nella mente che li unisce, ma non nei singoli attimi.
Certo un attimo sembra poco, sembra troppo breve. Eppure da lì puoi prendere un'altra strada per uscire dalla sofferenza.

Teologi

Ogni tanto leggo qualche libro di teologia. Voglio rendermi conto di come qualche ometto abbia la pretesa di parlare di Dio, abbia la pretesa di usare parole per circoscrivere ciò che non può essere detto - e neppure pensato. E mi metto a sorridere. Non si può parlare di ciò di cui non si ha esperienza. Prima, bisogna fare l'esperienza del divino. Ma, se non si smette di parlare e di pensare, questa esperienza è impossibile. Dunque...

sabato 17 marzo 2012

L'esercizio del silenzio

Non siamo prigionieri soltanto delle opinioni e dei valori sociali, ma anche delle convenzioni umane. Basti pensare che per noi, mettersi in relazione, significa parlare: se due o più persone s'incontrano, devono parlare. Se non comunichiamo attraverso le parole, ci sentiamo imbarazzati. Ma la vera comunicazione avviene al di là delle parole.
Facciamolo come esercizio. Incontriamoci e stiamo insieme senza parlare. Questo è un importante esercizio di meditazione.

Essere ed essere qualcuno

I nostri genitori ci spingono ad “essere qualcuno”, a farci strada nella vita – e per noi tutto questo è normale. Evidentemente, siamo convinti di non essere nessuno. Non basta insomma il fatto di essere; no, dobbiamo anche essere qualcuno, distinguerci. Eppure, il fatto di essere vivi, di essere sani, di essere qui e ora, è già un miracolo. Che cos'altro possiamo aggiungere?
Forse, un giorno, dopo aver tanto lavorato e lottato, dopo esserci fatti una posizione sociale, dopo essere diventati qualcuno, sentiremo il bisogno di ritrovare il nostro vero sé. Sì, perché ciò che siamo veramente non ha niente a che fare con lo status sociale.

La meditazione dell'attimo presente

Fate questo esercizio: cercate di rimanere il più a lungo possibile nell’attimo presente. Sembra facile, ma non lo è. Vi accorgerete che la mente tende inevitabilmente ad andare nel passato, nel futuro o comunque in qualche fantasticheria. In altri termini, la mente si distacca dal momento che vivete per evadere, per andare altrove. È lei la responsabile della vostra alienazione. L’esercizio per contrastare questa tendenza è cercare di rimanere nel presente, magari seguendo il respiro che è sempre, per forza di cose, attuale. Chiudete gli occhi, perché la vista tende a portarvi altrove. Non ripetete né parole né mantra perché si tratta comunque di attività mentali. Restate soltanto attenti al qui e ora, senza un oggetto preciso.
          L’esercizio in realtà consiste nel non-pensare, ossia nel non utilizzare le attività mentali, tranne quella dell’attenzione. Poiché i pensieri tendono dopo un po’ a ripresentarsi, voi diventatene semplici testimoni. Dovete infatti considerare la mente come un semplice strumento, uno strumento che tende a prendere il sopravvento. Non dovete farvi manovrare dalla mente. Voi siete i padroni della mente, e non viceversa. Voi siete i testimoni della mente.
          Ponetevi quindi nella posizione del testimone, anche delle attività mentali. Voi non siete la mente; voi siete al di là del corpo e al di là della mente.
          A che cosa serve questa meditazione? A riscoprire la vostra vera identità. Che non è quella del vostro status sociale e nemmeno quella del vostro stato terreno. Rimanendo il più a lungo in questa posizione, avrete accesso al Sé superiore, con le sue enormi riserve di energia, di comprensione e di auto-guarigione. 

Risvegliarsi dal sogno

Che differenza c’è fra sogno e realtà? Come distinguere l’uno dall’altra? È semplice. Sapete che siete vissuti in un sogno quando vi svegliate. È solo al risveglio che potrete capire se eravate in un sogno. Ebbene il risveglio può avvenire o attraverso la meditazione o attraverso la morte. Alla morte, infatti, ci sveglieremo dal sogno della vita e ci accorgeremo che l’esistenza, con tutte le sue gioie e i suoi dolori, non è stato che un sogno. Ma anche adesso potete capirlo.

venerdì 16 marzo 2012

Mezzi abili

Nei Vangeli si dice: “Siate semplici come colombe e astuti come serpenti”. Nel buddhismo questi si chiamano “mezzi abili”: sapersi adattare alla mentalità delle singole persone per penetrare oltre la loro corazza e colpire la loro mente o il loro cuore.

Respirare con consapevolezza

“Essere persi nei propri pensieri”: questa è un'espressione perfetta per spiegare il fatto che, quando ci si lascia trascinare u cullare dai propri pensieri, in realtà non si è presenti, non si è qui ed ora. Si è altrove, ovunque ci porti la mente.
In meditazione bisogna fare il contrario: smettere di perdersi dietro i propri pensieri e ritornare al presente. Per farlo ci si concentra per esempio sul respiro. Ma non si pensa al respiro; lo si percepisce, lo si osserva. Così si svuota la mente da ogni altro pensiero.

L'apertura mentale

Attaccarsi ai pregiudizi, ai preconcetti e alle fedi è sempre un errore, perché ci si chiude al nuovo e ci si comporta come il ricco mercante di una favola buddhista. Costui aveva un bambino e un giorno partì per un viaggio di affari. Ma il villaggio fu assalito dai predoni che rubarono tutti i beni e alla fine bruciarono le case. Quando il mercante tornò, trovò la casa bruciata e scoprì le ceneri di un bambino. Convinto che fosse suo figlio, lo pianse amaramente e poi raccolse le ceneri in uno scrigno che portava sempre con sé.
Il bambino però era solo stato rapito e, dopo qualche anno, riuscì a fuggire. Tornato alla casa paterna, che era stata ricostruita, bussò alla porta. “Chi è?” domandò il padre. “Sono io, tuo figlio.” “Impossibile, mio figlio è morto. Ho qui le sue ceneri. Perciò, tu sei un impostore. Vattene!”
Il bambino lo pregò a lungo, ma il padre fu irremovibile. Così il figlio se ne andò. E stavolta il mercante lo perse per sempre.
Lo stesso succede a chi crede di avere la verità in tasca e si chiude a ogni altra possibilità.
La vera spiritualità è esattamente il contrario: è apertura mentale, non chiusura nei dogmi.

giovedì 15 marzo 2012

Richiami alla consapevolezza

Dal maestro Thich Nhat Hanh viene la pratica delle “campane di consapevolezza”: ogni tanto, durante la giornata, viene suonata una campana al cui suono ci si deve fermare e si deve inspirare ed espirare consapevolmente. Il metodo è molto utile perché spesso tutti noi, presi dalle nostre attività, ci dimentichiamo di praticare, di tornare a noi stessi. Bastano poche ispirazioni ed espirazioni, pochi secondi. Si può anche ricorrere a sveglie opportunamente regolate, a orologi a pendolo, ad allarmi attivati sul computer o a qualunque altro suono; per esempio, ogni volta che squilla il telefono.

L'apertura mentale

Attaccarsi ai pregiudizi, ai preconcetti e alle fedi è sempre un errore, perché ci si chiude al nuovo e ci si comporta come il ricco mercante di una favola buddhista. Costui aveva un bambino e un giorno partì per un viaggio di affari. Ma il villaggio fu assalito dai predoni che rubarono tutti i beni e alla fine bruciarono le case. Quando il mercante tornò, trovò la casa bruciata e scoprì le ceneri di un bambino. Convinto che fosse suo figlio, lo pianse amaramente e poi raccolse le ceneri in uno scrigno che portava sempre con sé.
          Il bambino però era solo stato rapito e, dopo qualche anno, riuscì a fuggire. Tornato alla casa paterna, che era stata ricostruita, bussò alla porta. “Chi è?” domandò il padre. “Sono io, tuo figlio.” “Impossibile, mio figlio è morto. Ho qui le sue ceneri. Perciò, tu sei un impostore. Vattene!”
          Il bambino lo pregò a lungo, ma il padre fu irremovibile. Così il figlio se ne andò. E stavolta il mercante lo perse per sempre.
          Lo stesso succede a chi crede di avere la verità in tasca e si chiude a ogni altra possibilità.
          La vera spiritualità è esattamente il contrario: è apertura mentale, non chiusura nei dogmi.

martedì 13 marzo 2012

Universo e consapevolezza

Abbiamo sempre bisogno di un capo, di un leader, di un Dio. Proprio come i cani, abbiamo l'istinto gregario. Ma pensiamo a Internet: che cos'è la rete se non una capacità di comunicazione che non ha bisogno di un leader? Ognuno è un nodo, e quindi un centro, della rete. Così è per l'universo: ognuno è il centro, il centro è dappertutto. Il centro è ognuno di noi - purché consapevole.

Autoguarigione

Consapevolezza, presenza mentale e attenzione sono nomi diversi di funzioni che hanno lo stesso scopo: fare qualcosa con tutto il nostro essere. Dapprima possiamo concentrarci su noi stessi, rendendoci conto se siamo presenti in ciò che facciamo, pensiamo, osserviamo o sentiamo. Poi possiamo spostare l'attenzione alle persone che ci stanno intorno per capire i loro stati d'animo.
Un metodo semplice, ma potente, per ritrovare la propria presenza mentale è concentrarsi sul respiro. Restiamo consapevoli di quando inspiriamo e di quando espiriamo, dicendo per esempio “dentro” e “fuori” o “in” e “out”. In tal modo ritorniamo al qui e adesso, e recuperiamo la consapevolezza.
Una volta tornati a questa consapevolezza, esaminiamo se il corpo/mente è teso o disteso, contratto o rilassato, preoccupato o sereno. E scopriamone le cause.
Poiché la sofferenza è tensione, se siamo tesi, vuol dire che soffriamo. E di questa sofferenza dobbiamo diventare consapevoli riconoscendola e "abbracciandola". Tenendola al centro della nostra attenzione e abbracciandola con la consapevolezza, a poco a poco riusciremo a uscirne.

La meditazione analitica

Felicità e infelicità vanno prese non tanto come mete da raggiungere o da evitare quanto come cartine di tornasole della nostra condizione. Se siamo infelici, se soffriamo, vuol dire che siamo sulla strada sbagliata.
La meditazione analitica è la capacità do tornare in noi stessi per scoprire il nostro stato d'animo e per scoprirne le cause. Se siamo pieni di energia e di gioia siamo sulla strada giusta. Se siamo infelici dobbiamo comprenderne i motivi e, se possibile, eliminarli.
Ma la possibilità di auto guarigione dipende da questa nostra capacità di tornare a noi stessi e di analizzare gli stati d'animo.

domenica 11 marzo 2012

L'essenza

Nel campo della meditazione è venuto di moda prendersela con l’ego come se fosse la fonte di tutti i mali. In realtà, senza ego ci mancherebbe l’impalcatura per essere noi stessi, per avere un’identità. Ma dall’ego nascono tanti problemi, tutti imperniati sul fatto che l’ego si crede separato da tutti gli altri esseri e che vuole distinguersi, possedere e primeggiare. Bisogna allora meditare sul fatto che l’ego nasce da altri ego ed è in continuo rapporto con essi. Già alla nascita il nostro ego, come il nostro patrimonio genetico, si forma con parte di quello paterno e con parte di quello materno. E poi, attraverso gli scambi culturali ed affettivi, continua ad essere un nodo di una rete di relazioni, è relazione ed ha per scopo il relazionarsi con gli altri. In tal senso è composto da tanti altri ego e non può essere del tutto se stesso.
            Quando perciò dico “io” mi riferisco a un complesso di caratteristiche, molte delle quali non sono propriamente “mie”, ma sono parti di altri ego introiettati più o meno armoniosamente, ed alcuni in conflitto tra loro.
            Chi sono io? Sono tante persone, come una specie di sole intorno a cui girano molti pianeti – un sistema di ego. Ma noi puntiamo al centro. Scartando tutto ciò che è acquisito o periferico, cerchiamo quel nucleo, che è appunto l’essenza.
            Solo il buddhismo sostiene che non esiste un’anima. Ma anch’esso deve ammettere che qualcosa dovrà continuare a reincarnarsi fino a che non otterrà la liberazione ultima. Esiste dunque un’anima provvisoria. Questa provvisorietà, però, può durare per un numero incalcolabile di esistenze. E quindi…
            Forse un giorno ci riuniremo tutti nella grande Anima Universale e, perciò, non ci sarà più bisogno di individualità. Ma ci vorrà tempo – ancora molto tempo. E intanto… la vita continua.

giovedì 8 marzo 2012

Come in un film

Come credere ad un’altra vita?
Il fatto è che è come vedere la parte centrale di un film e rendersi conto che manca sia l’inizio sia il proseguimento. Doveva esserci un prima e deve esserci un dopo.

La meditazione camminata

Se fai due passi per le strade della tua città, tu puoi rendere conto che quasi tutti vanno in giro con la testa fra le nuvole; in altri termini non sono presenti nel loro stesso camminare, sono tutti presi dai loro pensieri. Tu non fare come loro; anzi, utilizza la passeggiata come mezzo di meditazione. Per prima cosa sii consapevole che basta poco per ritornare con la mente nel passato, quando ripensi a ciò che è accaduto, o per rimuginare sul futuro, quando pensi a ciò che potrebbe accadere o a ciò che vorresti che accadesse. La mente non è capace di rimanere sul momento presente, qui e ora, e va continuamente nel passato o nel futuro, con la conseguenza che corpo e mente sono scissi: mentre il corpo si muove qui, la mente è altrove. Ecco un esempio di perfetta alienazione.
            Tu renditi conto di tutto questo e ripromettiti di rimanere nel presente almeno per la durata di quella passeggiata. Ritorna coerente con te stesso, ri-sintonizza corpo e mente, esercita la tua presenza mentale, osserva ciò che ti sta intorno. Sarà un esercizio di terapia mentale, di sviluppo della consapevolezza: essere consapevole del tuo essere qui e ora.
            Per l'uomo moderno non è facile, perché in lui la mente è ipersviluppata e lavora sempre in eccesso. Soltanto quando fai il turista e passeggi in un luogo che non hai mai conosciuto, ti guardi intorno con interesse; è per questo che molti amano il turismo: permette loro di uscire per un po' dai pensieri ossessivi.

mercoledì 7 marzo 2012

La qualità dell'attenzione

La famiglia, d'accordo, è il fondamento della società. Ma se pensiamo che basti far parte di una stessa famiglia per comprendersi o essere compresi, per parlarsi veramente o anche solo per "vedersi", siamo degli illusi. Anche in questo caso è la qualità dell'attenzione che conta, non il semplice stare insieme. Serve a poco, dunque, far appello alla famiglia, come fanno i preti nostrani, tenuto anche conto che gran parte delle nevrosi e delle sofferenze degli individui nascono proprio da un ambiente famigliare malato. Ma chi insegna da noi la qualità dell'attenzione?

lunedì 5 marzo 2012

La capacità di trascendere

Vi sentite cristiani, ebrei, musulmani, ecc.? Lasciate perdere: si tratta di condizionamenti culturali, si tratta di strade preconfezionate che non portano da nessuna parte. Ciò che cercate, la realtà ultima, non è né cristiana né ebraica né musulmana, ecc. Il vostro scopo nella vita è essere voi stessi. Potete anche essere perfetti cristiani, perfetti ebrei, perfetti musulmani, ecc., ma siete soltanto dei conformisti che non hanno ancora sperimentato nulla.
La trascendenza si chiama così proprio perché trascende, perché è al di là di simili etichette. Si dice nel buddhismo: "Se incontri sulla tua strada il Buddha, uccidilo!"
Lasciate dunque perdere preconcetti e pregiudizi, lasciate perdere le fedi di massa e cercate la vostra strada, al di là delle parole e delle teologie. Dovete sentire dentro di voi che cosa è vero; dovete cercare dentro di voi la vostra strada; nessun altro può sostituirsi a voi, nessuno può fare esperienza per voi. "Se non sarò me stesso, chi lo sarà per me? E se non ora, quando?"

sabato 3 marzo 2012

L'albero e i frutti

Chi era Gesù? Poiché i Vangeli sono stati a lungo interpolati e accomodati da fanatici che volevano piegare il suo messaggio alle loro esigenze, non lo sappiamo. Abbiamo vari Gesù, alcuni in contraddizione fra loro, e quindi ognuno può ritagliarsi il suo. Ma se l'albero va giudicato dai frutti, chi poteva essere quell'uomo che ha dato vita a questa religione ipocrita, violenta e avida di potere?

La voce interiore

Tutti abbiamo una voce interiore che ci dice che cosa dobbiamo fare in verti momenti o che ci avverte sulla natura delle persone. Il problema è che, per sentirla, bisogna far tacere non solo il chiasso esteriore in cui sono immerse le nostre vite, ma anche il chiasso interiore dei nostri pensieri, dei nostri pregiudizi e delle nostre aspettative.

Conversioni religiose

In genere chi è squilibrato prima, è squilibrato anche dopo. Così, da secoli, la storia dei convertiti è sempre la stessa: prima si danno a ogni genere di vizi, di violenze e di peccati, poi vedono la luce e si convertono di colpo. Ma, poiché sono individui squilibrati, si danno a privazioni, povertà, castità e preghiere, tutte eccessive, e diventano fanatici sostenitori della religione. Insomma, passano da un estremo all'altro. Non conoscono che cosa sia la via di mezzo, l'equilibrio.
Le religioni sono fatte in gran parte da questi pazzoidi.
 Prendete san Paolo: prima gran persecutore dei cristiani e poi zelota senza dubbi di un uomo che non aveva nemmeno conosciuto. Insomma, fanatico prima e fanatico dopo. Del resto, basta leggere i suoi scritti per rendersi conto che abbiamo a che fare con un individuo che non sapeva cosa fosse l'equilibrio. Un santo? In ogni caso non un saggio.

Per una nuova spiritualità

L' uomo che, attraverso la pratica dell'osservazione, della consapevolezza e della calma, è capace di controllare l'ira e l'aggressività, ha già raggiunto una importante realizzazione in questa vita. Non solo vivrà un'esistenza migliore, più felice, ma contribuirà a migliorare il mondo, sempre più nevrotico. Questa sarà la spiritualità del terzo millennio. Non le vecchie religioni con i loro comandamenti e le loro coercizioni esteriori, ma una forza che proviene dall'interno dello stesso uomo.