Tutti cerchiamo di essere felici. Ma c'è modo e modo. Chi non è consapevole delle cause della sofferenza naviga nel buio - non si accorge di essere continuamente in balia di passioni, illusioni, istinti, desideri, avversioni, ambizioni, attaccamenti e condizionamenti vari che gli impediscono di essere felice. Chi non pratica è inconsapevole di questo meccanismo, e crede di essere infelice perché non ha questo o quello, o perché è sfortunato.
La verità è che non si può essere felici se non si contempla prima la realtà della sofferenza. E questo non è possibile se non ci si guarda dentro e non si acuisce la nostra sensibilità. Chi non medita resta all'oscuro di essere attaccato da mille nemici e quindi non mette in essere nessuna strategia di difesa.
Ora, la prima difesa è la conoscenza, è l'attenzione. Solo individuando il modo in cui opera la sofferenza, possiamo liberarcene. E, per farlo, dobbiamo uscire dall'ignoranza sviluppando presenza mentale e discernimento.
Questo tipo di investigazione ci fa scoprire quanto siamo ingenui e quanto siamo responsabili. Inseguiamo ciò che non ci darà mai niente, ci facciamo ingannare da miraggi e veniamo trascinati in cose che non meritano il nostro impegno. La via della liberazione non può che passare da una fase di distacco e di disincanto, da una riprogrammazione delle priorità, da una volontà di non coinvolgimento in cose futili.
Dobbiamo domandarci ogni volta: vale la pena?
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