lunedì 18 marzo 2013

Preghiere al vento


Che pena vedere tante persone indotte a pregare un Dio esterno, magari con parole preconfezionate. Quante energie sprecate! Il piacere della ripetizione, del farsi piccoli nei confronti di un presunto potente, il piacere dell'autocommiserazione, il piacere di un dialogo con un'entità immaginaria, un'entità creata dalla propria mente... senza accorgersi che l'unico modo di comunicare con Dio non è un mezzo esteriore, ma è comunque il nostro stesso spirito. Dunque, più che pregare, bisogna guardarsi dentro. La salvezza, l'aiuto, prima di venire dall'altro, deve passare per noi stessi.
Certo, se cadiamo in mare e rischiamo di annegare, qualcuno può tenderci una mano e salvarci. Ma se non succede? Non sarebbe meglio imparare a nuotare?

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