martedì 1 gennaio 2013
Sacro e sacrifici
Tutte le religioni antiche, in Occidente e in Oriente, si basavano su i sacrifici: chi voleva chiedere un intervento da parte di qualche divinità, prendeva un certo numero di animali (e magari di uomini) e li offriva in sacrificio. Come mai? Che idea avevano della divinità? L'idea era quella di un potente che bisognava ingraziarsi offrendogli qualcosa in cambio: la vita di esseri viventi. Do ut des. Uno scambio di favori: tu mi aiuti e io ti offro questo.
Purtroppo ad una simile idea si arriva partendo dalla convinzione che si possa mercanteggiare con Dio, un Dio che è inevitabilmente concepito a misura d'uomo, pronto a trattare.
Ai tempi di Gerusalemme antica, il Tempio era un enorme mattatoio, dove il credente comprava dai mercanti gli animali da macello e li offriva sull'altare. Gesù se la prese con questi mercanti. Ma in realtà se la prendeva con i sacerdoti del Tempio e con quella religione dei sacrifici che pretendeva di mercanteggiare con Dio. I religiosi del suo tempo lo capirono e da quel momento decisero di farlo fuori.
Il paradosso è che i cristiani interpretarono la sua morte, proprio come un sacrificio voluto dallo stesso Dio.
È finita questa mentalità? Non direi proprio. Ancora oggi, nel credente c'è l'idea che, se vuole ottenere qualcosa da Dio, deve offrirgli in cambio qualcos'altro - un sacrificio appunto. "Non farò questo, farò quello..." insomma uno scambio di favori, una trattativa.
Ecco perché io sostengo che alla base delle religioni monoteistiche vi sia l'economia, il mercanteggiamento. Anche la religione si è piegata alla logica economica, tant'è vero che oggi il nuovo e vecchio Dio si chiama Denaro. E ci domina tutti, dalla mattina alla sera. Pensateci un po': passate più tempo e impiegate più energie per guadagnare denaro o per pregare Dio?
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