giovedì 10 gennaio 2013
Gli alienati
Da una parte sembra molto difficile riuscire a meditare nella vita moderna, organizzata proprio per non farci riflettere, per essere delle trottole in continuo movimento. Dall'infanzia alla vecchiaia, tutto è predisposto per riempire il nostro tempo, per trasformarci in studenti-lavoratori-pensionati che devono correre da mane a sera. Tra lavoro e famiglia rimane ben poco tempo per noi stessi. Al punto che, quando ci rimane del tempo libero, ci sentiamo smarriti - chi sarà quell'estraneo con cui abbiamo improvvisamente a che fare? Anzi, se non facciamo qualcosa, ci vergogniamo. In tal senso, siamo come morti viventi. “Molte volte sono tentato di chiedere a chi incontro: 'Da quanto tempo siete morto?'” diceva M. Maertenlinck.
Ma è proprio la morsa di questa vita che ci spinge a desiderare un attimo di tregua, un momento in cui stare in compagnia di noi stessi. Da qui nasce la necessità e la pratica della meditazione.
Dobbiamo riappropriarci di noi stessi.
Per riappropriarci di noi stessi - non solo del tempo che ci viene tolto, ma anche di intere parti della nostra personalità che vengono sacrificate sull'altare del lavoro e della famiglia - dobbiamo imparare a ritornare spesso dentro di noi. Infatti, come diceva sant'Agostino, "riconosci, dunque, quale è la cosa che più ti conviene. Non uscire fuori da te, ritorna in te stesso. La verità abita nell'interiorità dell'uomo."
Questo è il punto. A contatto con gli altri e con la società, sviluppiamo certe parti di noi stessi, mentre altre rimangono del tutto in ombra - e di solito sono i lati più sensibili e più profondi. La società ci fa duri, combattivi e competitivi, ma anche superficiali e materialisti. Siamo costretti a combattere per la sopravvivenza. E ci sembra che l'esistenza sia tutta lì. Tuttavia dentro di noi sentiamo che siamo insoddisfatti, che ci dev'essere qualcos'altro, qualche altra esperienza, qualche altra dimensione. Che senso ha la vita?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo smettere per un po' di muoverci e dobbiamo volgere l'attenzione non più sulle cose esterne. "La gente guarda sempre di fronte; io ripiego la mia vista al di dentro, la fisso, la trattengo lì" scriveva Montaigne.
Questo è il processo della meditazione: far tornare alla luce ciò che era sepolto, trovare un senso della vita che non sia semplicemente un fare, riscoprire il nostro essere integrale. "Impara ad essere ciò che sei" cantava Pindaro.
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