venerdì 27 aprile 2012

L'età dell'ansia


Quando soffriamo d'ansia o comunque quando ci preoccupiamo troppo, in realtà anticipiamo l'evento futuro - che di solito appare gravido di possibilità negative. In questi stati, non viviamo più il momento presente, ma è come se ci trasportassimo mentalmente nel momento o nei momenti successivi.
Ecco perché è utile riconoscere questi stati d'animo e cercare di ritornare al presente spostandosi di nuovo nel qui e ora. La meditazione ci dice come possiamo fare: per esempio, seguire il respiro, recitare un mantra, eseguire un movimento fisico con consapevolezza, ascoltare musica o praticare digitopressioni. Tutte queste attività, infatti, si devono svolgere nel presente, interrompendo di conseguenza il rimuginio negativo.

mercoledì 25 aprile 2012

Liberazione


25 aprile: festa della liberazione dal nazi-fascismo. È giusto celebrare. Ma ogni evento esteriore è il prodotto di un atteggiamento interiore. Non ci si libera dal modello totalitario e dalla tendenza a sottomettersi ai più forti se non ci si libera interiormente dall'idea che qualcuno sia più importante degli altri, che siano naturali le differenze economiche e che sia giusto che i ricchi pieghino la giustizia ai loro voleri. Ci vuole ben altro di una guerra di liberazione esteriore: occorre prendere le armi continuamente contro i mostri interni e combattere contro le nostre stesse convinzioni.
La tendenza a sottomettersi, a cedere o ad appellarsi all'uomo forte è sempre presente nel profondo dell'individuo. Perché l'individuo sta male e crede di poter uscire dalla propria sofferenza senza fare i conti con se stesso, affidandosi semplicemente all'uomo della Provvidenza. E le religioni appoggiano, con le loro fedi nel "Signore", nel "Dominus", queste tentazioni perverse.
Prima di essere schiavi nella realtà, siamo schiavi nella mente.

Iniziare a meditare


Per incominciare a meditare, se non sai da dove partire, dedica qualche minuto ogni giorno alla quiete e al silenzio. Isolati in una stanza o in un luogo appartato. Raccogliti in una posizione seduta, non muovere lo sguardo per non mettere in azione i pensieri. Calma i tuoi impulsi e i tuoi pensieri, mettiti a respirare consapevolmente. L'attenzione al respiro ti riporta inevitabilmente al momento presente facendoti uscire dai ricordi, dalle fantasie, dalle aspettative e da tutte le operazioni mentali. Riduci al minimo i movimenti fisici e i pensieri. Guarda diritto davanti a te. Osserva la particolare luce, i rumori, i colori, gli odori e quant'altro è presente in quel momento. Renditi conto che prima eri in balia delle sensazioni e dei pensieri prodotti dal mondo esterno. Lascia perdere il rimuginare. Ritorna continuamente al presente, qualunque esso sia. Ecco una prima forma di meditazione. Ti accorgerai che, dopo ogni seduta, vedi le cose con più chiarezza, con più distacco, e sei più a tuo agio. Questo vedere le cose con più chiarezza è appunto il processo dell'illuminazione. Ripeti l'esercizio più volte al giorno. Col tempo imparerai a farlo anche durante il lavoro o in mezzo alla confusione. Bastano pochi minuti, anche pochi istanti. Che cosa ci guadagni? In quei momenti sei più te stesso che in qualunque altro momento. Sei più autentico, sei più sereno e contempli te stesso e il mondo, comprendendo sempre più cose. Sei sulla via che tiporterà lontano.
Lo scopo della vita non è l'amore, non è il lavoro, non è il successo, non è il denaro, non è la fama, ma uscire dagli stati di condizionamento e di automatismo, essere pienamente e consapevolmente vivi, assaporare la libertà dell'attimo, ritrovare il contatto con il tutto, essere qui... essere, semplicemente essere.

lunedì 23 aprile 2012

L'utilità del vuoto

Inutile negarlo, inutile affermare che viviamo in un mondo meraviglioso, dove tutto è facile. Esiste anche l'altra faccia della medaglia. Talvolta la vita ci porta alla disperazione, alla sofferenza che sembra senza via d'uscita, a situazioni assurde, all'idea di suicidio. Ma in queste occasioni ci aiuta la meditazione, che non si preoccupa di quanto una situazione sia assurda o disperata. Abituandoci a frequentare il vuoto e il nulla, a non aver pretese, ad accettare ogni stato d'animo, a non esaltarsi e a non deprimersi, a non crearci inutile aspettative, ma a guardare tutto con distacco, ci addestra a non aver più paura, a non farci travolgere dalle emozioni, a camminare sempre sul filo del rasoio, vivendo comunque l'attimo presente con calma e con benevola attenzione.

Spiritualità senza Dio

Noi pensiamo che la spiritualità sia legata all'idea di Dio. In realtà esiste una spiritualità totalmente priva dell'idea di Dio, almeno del Dio in cui si crede nelle grandi religioni (cristianesimo, islam, ebraismo, ecc.). Un esempio lo troviamo nel buddhismo. Qui c'è un'idea di karma che è una legge impersonale di retribuzione. Ma non c'è nessun Dio-Persona né un'anima. Eppure, che grande spiritualità!

Tecniche di meditazione

La meditazione non è un'unica tecnica ma un insieme di metodi, che possono variare da una persona all'altra. Innanzitutto c'è l'assunzione di una posizione di quiete e di silenzio, che ha lo scopo di creare una pausa nelle attività della vita e nelle attività della mente. Poi c'è quasi sempre l'attenzione al respiro che ha come scopo il ritorno al presente, ai ritmi naturali, alla calma e all'introspsezione. Quindi viene lo sviluppo della consapevolezza che è rivolto sia ai propri stati d'animo sia all'indirizzo e all'evoluzione delle cose. Infine c'è la trasformazione psicologica attraverso il decondizionamento, la disidentificazione e il cambiamento della reattività. Insomma, si tratta di un insieme di tecniche che hanno per scopo la fine degli automatismi e la nascita di una nuova coscienza.

I movimenti consapevoli


Se non riuscite a concentrarvi sul momento sul momento presente uscendo dal rimuginare della mente, potete eseguire alcuni movimenti. Eseguire movimenti con la massima attenzione e lentezza è un altro metodo per interrompere il flusso abituale dei pensieri e sviluppare la consapevolezza del qui e ora. Qualunque movimento va bene - non solo quelli dello yoga o del tai chi, ma anche quelli della ginnastica comune.
Si guardi per esempio il video di Thich Nhat Hanh, all'indirizzo
http://www.youtube.com/watch?v=c2Bg51fRJoA.

giovedì 19 aprile 2012

L'arte di lasciar perdere


Rimpiangere il passato, essere attaccati al passato (ciò che non è stato, le occasioni perdute, gli errori commessi, ecc.), rammaricarsi, sentire rimorso o provare risentimento sono alcuni degli stati d'animo che più ci fanno soffrire. Ma mentre rimuginiamo su ciò che è avvenuto o non è avvenuto, il nostro corpo si contrae e la nostra anima continua a soffrire, magari a distanza di decenni dagli eventi dolorosi. Nell'impossibile compito di risanare l'antica ferita, vi rivoltiamo dentro il coltello, con il risultato che stiamo male anche nel presente.
Per uscire da questa forma di inutile sofferenza, dobbiamo ritornare al presente ogni volta che emergono i ricordi, ancorandoci per esempio al respiro, che è sempre qui ed ora. Questa è la via d'uscita. In inglese la pratica si chiama mindfullness, la piena presenza. Essere pienamente presenti nel momento attuale, essere attenti a ciò che accade momento per momento, lasciando perdere il passato.

martedì 17 aprile 2012

Interrompere il ciclo del condizionamento


Troppi uomini pensano, sentono e agiscono a casaccio, guidati da stimoli esterni. Così, sono per lo più degli automi. L'uomo che medita vuole invece arrivare  ad un diverso utilizzo del pensiero e degli stati d'animo, in particolare di quelli che fanno scattare vecchie forma di reazione (per esempio, la rabbia e la paura); non vuole essere il solito individuo condizionato che, di fronte a determinati eventi, ha sempre determinare risposte.
Per interrompere il ciclo del condizionamento, dobbiamo ritornare continuamente all'ancoraggio del respiro il tempo necessario a prendere le distanze, a far sbollire l'ira o la paura. Basta qualche attimo per evitare di cadere nella solita trappola delle reazioni automatiche, dei riflessi condizionati.
Inoltre, come insegna l'esperienza zen, mantenere la mente calma e fredda ci aiuta a essere molto più pronti quando sarà necessaria un'azione d'intervento. Infatti, la pratica della meditazione accresce la capacità di veder chiaramente e quindi di decidere, di prevedere e di intuire.
C'è una bella differenza tra agire e reagire.

sabato 14 aprile 2012

Disidentificazione


Non identificarti con i tuoi pensieri. Tu sei essere, il pensiero viene dopo. Prima sei e poi pensi.
Dunque, se vuoi meditare, disidentificati dai pensieri che ti passano per la testa e ritrova lo stato dell'essere, puro e semplice.
Quando guardiamo un film, ci dimentichiamo che stiamo osservando una pellicola e ci immedesimiamo nelle azioni e nelle emozioni dei personaggi: piangiamo, ridiamo, partecipiamo... Ma ad un certo punto ci ricordiamo di essere al cinema e ci disidentifichiamo.
Anche la mente è un grande film, e noi possiamo uscire dal film e ricordarci che siamo altrove, che stiamo guardando uno spettacolo.
Se ce ne ricordiamo, se ne prendiamo coscienza, ci poniamo nella posizione del testimone, che è lo stato dell'essere.
La disidentificazione avviene semplicemente attraverso un cambiamento di punto di vista. Ma, certo, prima dobbiamo uscire dalla febbre della vita, calmarci e distenderci... per esempio seguendo il respiro.
Quando si è bambini, l'identificazione con il film è molto più forte.  Si tratta dunque di crescere e di sviluppare questa forma di disidentificazione.
Meditare è uscire dal film della vita, è uscire dal sogno. È svegliarsi.

venerdì 13 aprile 2012

Salti evolutivi


Meditazione è sviluppare la consapevolezza senza dover attendere i tempi, lentissimi, dell'evoluzione. Questo sviluppo della consapevolezza è già in corso, in tutto il mondo. Infatti, mai come adesso tante persone si sono interessate alla meditazione. Tutto questo anticipa il prossimo salto evolutivo, che dovrà dare alla luce un nuovo uomo. Ci troviamo ad uno stadio simile a quello in cui si trovarono i pesci quando incominciarono a uscire dall'acqua. Alcuni lo fecero e si trasformarono. Altri rimasero negli oceani e ci sono ancora.
Esistono sono tante vie e tanti metodi (respirazione, visualizzazione, vuoto mentale, disidentificazione dalla mente, rilassamento, attenzione, ecc.), ma tutti mirano a creare una nuova condizione, in cui si rafforza lo stato dell'essere e si vede più chiaro.

mercoledì 11 aprile 2012

Il potere dell'immaginazione


Tutte le ricerche confermano che la fede ha un potere positivo. Ma non c'è da meravigliarsi. Se io immagino Dio o il divino come un essere buono e amorevole che mi protegge, l'effetto di questa immagine è benefico sia sul corpo sia sulla psiche.
In realtà, qualunque immagine positiva ha lo stesso effetto. Se evoco un posto in cui mi trovo a mio agio e in pace (una spiaggia, una montagna, una campagna, un fiume, ecc.) oppure una persona o una situazione che amo, automaticamente mi sento bene. Per il corpo e per la mente, non c'è una distinzione fra una situazione "reale" e una immaginaria. Tutta la realtà è dentro di noi sotto forma di immagini. Non c'è dunque bisogno di ricercare la situazione reale di benessere: posso accedervi interiormente, rievocando la sua immagine.
Se immagino una situazione in cui mi sento bene, rilassato e in pace, il mio corpo rilascerà le sue sostanze benefiche come se si trovasse nella situazione reale e la mia psiche si distenderà come se fosse nel posto "reale".
Volere la pace, immaginare la pace, è già ottenerla.
Questo ci dice l'importanza delle tecniche di immaginazione/visualizzazione e in genere della meditazione.

Il luogo della pace


Se siamo tesi, irritati, angosciati, ecc., dobbiamo ritrovare il centro della distensione, della calma e della gioia. In che modo? Evocandolo, ricordandolo, immaginandolo, facendo attenzione ad esso. Infatti, questo nucleo è sempre presente, è sempre lì, a nostra disposizione. Le preoccupazioni, le ansie e le varie attività, ce lo fanno dimenticare. Ma esso è sempre lì. Basta decidere di evocare questo centro di calma per ritrovarlo di colpo.
A tale scopo si può immaginare un luogo di pace e di riposo, magari un luogo fisico in cui abbiamo provato questo stato d'animo oppure una persona o una situazione che amiamo.
L'immaginazione-evocazione è una forza molto potente, sia in senso negativo (inducendo stati spiacevoli) sia in senso positivo (inducendo stati di benessere).
Il corpo e lo spirito reagiscono immediatamente a tali evocazioni o immagini positive. Questo perché ogni realtà è prima di tutto un'immagine percepita, un'immagine mentale; il mondo che vediamo è pur sempre un'immagine della mente.
Se siete felici e distesi al mare, in montagna, in campagna, al lago o in qualunque altro posto, evocate questa immagine durante la giornata. E vedrete che entrerete velocemente in uno stato d'animo di benessere.
Non dovete fare sforzi, ma semplicemente ricreare in voi quell'immagine, reale o fantastica che sia. A quel punto, il corpo e lo spirito ritroveranno la quiete.

Meditazione e malattia


Non conviene perdere il contatto con noi stessi, non dobbiamo smettere di osservarci e di auscultarci. Perché quando si perde questo contatto, quando ci si allontana da sé, quando non riconosciamo più noi stessi, quasi fossimo degli estranei, si crea un divario da cui può affacciarsi qualunque malattia, sia sul piano psicologico sia sul piano fisico.
I sintomi che proviamo già ci avviano sulla strada che dobbiamo percorrere per ristabilire questa connessione.
Ci ammaliamo proprio perché abbiamo tradito noi stessi, la nostra vocazione a essere noi stessi. La malattia può dunque essere l'occasione per scoprire che cosa abbiamo dimenticato, soppresso o rimosso.
E poiché la malattia si fa strada tra rimozione e infelicità, la cura non potrà consistere che nella riscoperta della consapevolezza e della gioia di vivere.

lunedì 9 aprile 2012

Il piacere di esistere


Ogni tanto smettete di lavorare; per questo esistono le feste e le vacanze. Ma dovete smettere di lavorare anche con la testa.
Rendetevi conto che non siamo sulla Terra per lavorare.
Siamo sulla Terra per sperimentare la semplice gioia di essere.
Tutti gli animali e le piante lo sanno. Solo noi non lo sappiamo?
Se non riuscite a farlo, è perché avete perso il gusto della vita. Ed è grave.

domenica 8 aprile 2012

La religione dei ricchi


"Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli..."
Come ha fatto comodo questa predica ai ricchi, ai potenti, agli sfruttatori dei popoli! Con lo specchieto delle allodole di un aldilà da ottenere, hanno tenuto buoni i poveri sfruttati.
Ecco perché il cristianesimo è fallito: è stata l'ideologia che ha permesso l'oppressione dei potenti.
Ancora oggi è così: sono i poveri che gemono sotto le crisi create dagli speculatori, sono i "mansueti" che si suicidano per il peso dei debiti. Forse un giorno saranno davvero ricompensati, forse un giorno "saranno rimessi loro i debiti", ma chi ridarà loro la vita perduta qui sulla terra, i sacrifici che sono costretti a fare?
Il cristianesimo è sempre stato la religione dei ricchi, dei potenti e dei prepotenti; l'oppio dei popoli. Non a caso la Chiesa è stata in tutta la sua storia l'alleata del potere. Non solo Gesù ha fallito, ma ha fatto fallire un'intera civiltà.
Guardate come è ridotta la civiltà cristiana, dove dominano sempre i ricchi, oggi come ieri. Non poteva che essere così. Non dice Gesù: "Io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra"?
Non a caso l'Italia, sede della Chiesa, è un paese che non si è mai ribellato agli sfruttatori e che subisce la prepotenza della religione, dello Stato, della burocrazia, dei partiti e delle mafie varie. "Amate i vostri nemici..."
Del resto, è Gesù che paragona il regno dei cieli a un mercante, anzi a un banchiere e che utilizza orribili parabole a base di talenti da far fruttare. Dunque, la civiltà cristiana non poteva che essere questo capitalismo rapace, questo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

Il rispetto per gli animali


Ogni tanto sento dibattiti tenuti dai vegetariani che vorrebbero difendere gli animali. Ma non è nella civiltà cristiana che si potranno rispettare gli altri esseri viventi. Il Dio della Bibbia è un prepotente, un dittatore violento che considera l'uomo, "fatto a sua immagine e somiglianza", un servo che deve a sua volta "dominare sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra". Anzi si rabbonisce solo quando Noè offre "olocausti sull'altare" di cui lui odora la "soave fragranza". Ecco perché dalla civiltà giudaico-cristiana non può venire che violenza.
Dobbiamo rivolgerci ad altre religioni per trovare rispetto verso gli altri esseri viventi; il buddhismo per esempio condanna i "lavori crudeli" come il macellaio, il cacciatore, il pescatore, il bracconiere, l'uccellatore, ecc., detesta il sacrificio degli animali e rifiuta perfino la distruzione delle piante.
In Occidente, il vegetarianesimo nasce in fondo dal desiderio di proteggere la salute dell'uomo, non dall'amore per gli altri esseri viventi.
L'uomo, d'altronde, ha i denti canini, segno che è stata creato (da quel buon Dio) per sbranare carne. Andate dunque a mangiare il vostro agnello pasquale e il vostro tacchino natalizio.

giovedì 5 aprile 2012

Semplicemente essere


Per meditare, non dobbiamo impegnare soltanto il corpo, la mente o il cuore, ma tutto l'essere - l'essere intero, l'essere integrale. Non dobbiamo imporci né aspettative, né condizioni, né mete. Perché la meta è già lì, è già raggiunta; ed è lo sforzo di raggiungerla che ce ne allontana. Non dobbiamo neppure avere l'idea di meditare, perché già questo ci limita.
Certo, non è facile. Perché fin dall'infanzia ci è stato insegnato ad avere mete, scopi e ambizioni, ad essere qualcuno, a sforzarci di "arrivare" (dove?). La vera meta è lì quando non abbiamo nessuna meta. È così che ci si libera.
Quando sono veramente libero? Per esempio, un attimo prima di addormentarmi quando non cerco più niente, quando mi lascio andare, quando non penso più a niente, quando non mi attacco a niente, quando non compio più nessuno sforzo. Per un momento sono in pace e libero. Da lì si può imparare.

Oltre la meta


Quando ci mettiamo a meditare, lo facciamo con l'intenzione di raggiungere l'illuminazione, il risveglio o comunque uno stato non ordinario di coscienza. Ma questo è l'atteggiamento sbagliato; il fatto di meditare con l'intenzione di acquisire qualcosa è proprio ciò che ci impedisce la liberazione: restiamo ancorati all'avidità. Lo sforzo stesso, l'accanimento e il desiderio di ottenere si trasformano in ostacoli. Anziché aprirci alla mente universale, alla coscienza superiore, restiamo imprigionati nella piccola mente, nel piccolo ego, che cerca il proprio potenziamento anche attraverso la pratica spirituale. È un'impostazione sbagliata... proprio perché è un atteggiamento della mente. La "meta", invece, è uscire dalla piccola mente condizionata, è non-sforzarsi, non-cercare, lasciar andare, rilassarsi, stare in pace.
È impossibile uscire dalla mente con la mente. Non dobbiamo lottare per qualcosa o contro qualcosa. Dobbiamo piuttosto smettere di lottare, smettere di contendere, smettere di dividerci. Dobbiamo usare la calma e la gentilezza, anche con l'ego. Questo è il modo migliore per uscire dall'attaccamento al piccolo ego.
È la comprensione di questo atteggiamento che ci permette di cambiare di colpo il punto di vista, e di essere semplicemente. Non dobbiamo sforzarci di essere qualcosa, ma essere e basta!

domenica 1 aprile 2012

"Santa" televisione


Inizia la settimana "santa" e le televisioni ci scaricano addosso, nel loro conformismo, film di argomento religioso. E così possiamo bene vedere come il religioso per la massa sia una rappresentazione di cartapesta, miti e favole per menti infantili. Vedrete che quest'anno sarà peggio del solito.
Una volta, per esercitare questa funzione, c'erano pittori del calibro di Raffaello o di Michelangelo. Oggi ci sono le fiction televisive.
Nel clima di pauperismo dilagante, e con tanti uomini pii al governo, la religione torna ad essere l'ancora di salvezza. Sappiamo che le religioni amano la povertà, perché, quando l'uomo è povero, si sente debole; e, quando si sente debole e non sa dove sbattere la testa, invoca la protezione dei potenti, sulla terra e oltre.
Peccato che i potenti siano gli stessi che prima riducono il popolo in miseria e poi si propongono come salvatori.
Per un popolo corrotto e ignorante, la religione non è che una rappresentazione teatrale, una sacra rappresentazione in cui si magnificano i potenti o qualche potente, senza nessun rapporto con l'etica della coscienza. Anzi, più si è servili verso i potenti, più ci si sente furbi: si entra nel novero dei furbi che, avendo le giuste conoscenze, si salveranno.

Perché meditare?


A che cosa serve meditare?
Ma un individuo che non senta il bisogno di riflettere, fare silenzio, raccogliersi e contemplare, è un perfetto idiota, è un automa, una marionetta guidata dalla società, da valori e da interessi che non gli appartengono.
Purtroppo siamo pieni di perfetti idioti. Molti popolano le trasmissioni televisivi, le cariche pubblice, il parlamento, la burocrazia, i movimenti ecclesiali, i social network. Sono lì a far massa, a sproloquiare, a ripetere frasi fatte, a farsi vedere senza avere niente da dire. Se dovessi definire la vita sulla terra direi che è quella in cui ci si occupa di cose senza valore, mentre si trascurano le cose importanti. Queste persone non hanno un'idea personale in testa e si occupano di stupidaggini, e , quando votano, immancabilmente eleggono un idiota come loro, un pavone logorroico che ovviamente non si occuperà delle cose importanti, ma dei propri interessi.
Perché bisogna meditare, allora?

Libertà e giustizia

La libertà è il valore più alto - la liberazione dai limiti e condizionamenti abituali, ciò che ci impedisce di evolverci, di progredire. La libertà include tutti gli altri valori, fra cui quello della giustizia sociale. Se infatti non si hanno mezzi di sussistenza, non si è più liberi. Dunque, solo la spiritualità che porta alla liberazione dell'uomo è quella valida. Le religioni, al contrario, tendono ad asservire l'uomo alle Autorità superiori, sulla terra ed oltre.