martedì 16 marzo 2010

Ricchi, poveri e spiritualità

Apprendiamo che il reddito di Berlusconi è aumentato quest’anno di dieci milioni di euro. E siamo contenti per lui. Ma questo non è che un piccolo esempio di come, anche nei periodi di crisi, ci sia sempre qualcuno che guadagna di più. Come mai?


Il fatto è che le ricorrenti crisi economiche, create proprio dai ricchi (speculatori, finanzieri, banchieri, ecc.), hanno questo scopo: immiserire i molti per arricchire i pochi. Non appena i ceti più bassi raggiungono un certo benessere, ecco che arriva la crisi, la quale ha la funzione di creare di nuovo una massa di diseredati pronti a vendersi per avere un lavoro. Ed è quello che succede oggi.

Purtroppo, le masse di miserabili, mancando di consapevolezza, finiscono per affidarsi politicamente proprio a coloro che più li sfruttano. E qui il cerchio si chiude.

Il problema economico, ossia il problema dell’ingiustizia sociale e dello sfruttamento, ha una grande rilevanza spirituale. Basti pensare ai continui anatemi di Gesù contro i ricchi – i ricchi hanno già avuto, i ricchi hanno il cuore duro, i ricchi finanziano la religione della conservazione e del formalismo...i ricchi non entreranno nel “regno dei cieli”.

Ma, intanto, sono quelli che dominano il mondo.

E, tuttavia, dominare il mondo non significa dominare la propria anima. E quindi anche i ricchi – se non hanno autocoscienza – possono essere dei poveri disgraziati, in preda ai loro stessi tormenti interiori.

Il ricco si illude di placare la propria anima finanziando istituti religiosi e opere di carità. Ma il suo problema è che sta cercando di comprarsi un posto in paradiso. E quindi, anche se spenderà fino all’ultimo centesimo, è come se non facesse nulla.

Ci vuole ben altro. Ci vuole consapevolezza. Che non si compra al mercato. Ma che si può solo coltivare dentro di sé.

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