Nel 18° secolo gli oscurantisti erano coloro che si opponevano all’Illuminismo. L’oscurantismo non è mai morto, e ancora oggi è presente nelle nostre società, e c’è qualcuno tra i politici che se la prende tuttora con gli illuministi del settecento e con la rivoluzione francese, colpevole a suo dire di aver abbattuto gli sfruttatori del popolo: i nobili e il clero. Nel contrasto tra buio e luce, gli oscurantisti sono coloro che vogliono tenere gli uomini all’oscuro, che vogliono impedire che gli individui pensino con la loro testa.
Che cosa fanno gli oscurantisti? Oscurano. Fa parte del loro istinto primario. Per esempio, oggi, in Italia, in piena campagna elettorale, hanno oscurato i talk-show televisivi che parlavano di politica.
In campo religioso, gli oscurantisti sono coloro che propagandano le religioni del Dio-Padrone e Signore. Per essi, non c’è da discutere, ma solo ubbidire e sottomettersi...prima al Padrone Superiore, poi alla religione e infine ai padroni di questa terra. In sostanza sono i conservatori, che spesso sono clericali.
L’alleanza tra conservatori e clericali è il fondamento della cultura oscurantista.
In pratica, tutte le religioni sono oscurantiste, perché presentano i loro principi in maniera dogmatica. Tranne il buddhismo, che non per nulla è ateo.
Un recente studio dello psicologo Satoshi Kanazawa ha messo in luce come il contrasto tra conservatori e progressisti dipenda dal DNA, cioè sia inscritto nei geni. Il conservatorismo (con un’alta attività dell’amigdala) implica un maggior attaccamento al gruppo sociale di appartenenza, il conseguente razzismo e paure irrazionali che portano ad una religione superstiziosa. I progressisti, invece, avendo una maggior attività nella corteccia cingolata anteriore, hanno una minore impulsività e un maggiore capacità di riflessione.
Come si vede, abbiamo due tipi di individui: l’uno meno evoluto e l’altro più razionale. Semplificando, potremmo dire che il primo è un conservatore oscurantista, mentre il secondo è un progressista.
E di nuovo si conferma che la religione è una forma inferiore di spiritualità, in particolare di quella spiritualità che è capace ancora di porsi domande.
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