Quando il buddhismo parla dell’inevitabilità della sofferenza, non vuol dire che tutto sia dolore, ma che la vita è prevalentemente contraddistinta dal dolore. Pessimismo?
Leggo su un giornale che il neonato ha sette modi di piangere: per fame, per dolore fisico, per disagio, per solitudine, per paura, per eccessiva stimolazione e per stanchezza. Benvenuto nel nostro mondo.
Credo che talvolta nel piacere di mettere al mondo altri esseri ci sia una specie di perversione; come dire: io soffro e adesso faccio soffrire qualcun altro.
Se non si prende coscienza di questo stato di cose, e si crede che sia possibile una felicità duratura, si continua a perpetuare un’illusione e, con essa, il ciclo della sofferenza.
Nessun commento:
Posta un commento