Il teologo Vito Mancuso scrive su “La repubblica” del 26/2/2010 che per un vita autentica non è necessaria la fede in Dio, ma basta “la fede nel bene e nella giustizia quali dimensioni più alte del vivere” – fede che non è affatto appannaggio dei credenti. E lo scrive perché evidentemente molti credenti credono il contrario e si ritengono superiori.
Lo stesso Gesù mostra che i più grandi farabutti sono spesso i sacerdoti e i clericali della sua epoca (farisei, sadducei, scribi). Per esempio, nella parabola del buon samaritano l’individuo più duro di cuore e indifferente è proprio il sacerdote.
In effetti, certe religioni come il buddhismo non credono affatto in un Dio, ma credono in un principio normativo superiore che rende la giustizia inesorabile. In sostanza, il Dio cacciato dalla porta ritorna dalla finestra. Ma si tratta di un Dio impersonale e perfettamente imparziale.
E qui nascono i problemi per il teologo cristiano, perché questo Dio impersonale non è affatto il Dio-Persona del cristianesimo e neppure il Dio capriccioso e parzialissimo dell’Antico Testamento. Può essere sì il Dio di Gesù, ma non il Dio dei cristiani.
Io, comunque, ho sempre più dubbi su questo principio del Bene superiore, che è poi il Dio della filosofia. E mi chiedo se non sia semplicemente un prodotto della psiche umana, che vorrebbe questa giustizia, questo equilibrio. E mi domando che cosa può esserci al di là di queste categorie mentali. Chi ci dice che tutto torni, che Dio non sia squilibrato? Davanti a noi non c’è mai uno spettacolo dove tutto torni e sia in equilibrio. Questa è la realtà. L’altra è una nostra esigenza. Ma chi ci dice che una nostra esigenza sia l’esigenza dell’Universo?
Equilibrio o squilibrio... dipende dai punti di vista. Una stella che esplode è molto squilibrata, ma ben equilibrata per l'universo che va a seminare con i suoi elementi...
RispondiEliminaCome uomini cerchiamo l'equilibrio, ed è certamente una nostra esigenza. Il problema è che forse lo cerchiamo da un "punto di vista" limitato, dentro cioè categorie mentali, che di rassicurante hanno solo i confini e la provvisorietà di dove sono messi...
Eppure si prova una gioia profonda ogni volta che vediamo crescere la consapevolezza delle persone (ammetto che c'è grande relatività in questo); ciò riempie l'animo come niente e nessuno può fare. Niente e nessuno. E non è questo una conferma del fatto che il nostro cuore ci spinge all'equilibrio, ancor prima delle nostre stesse credenze?
Bisogna vedere, allora, se l'universo, o Dio, c'entrino o meno con il nostro cuore.
In caso di risposta negativa sarebbe un bel guaio.