Se non ci fosse odio, non ci sarebbe amore; se non ci fosse sofferenza, non ci sarebbe felicità; se non ci fosse morte, non ci sarebbe vita; se non ci fosse basso, non ci sarebbe alto; se non ci fosse sotto, non ci sarebbe sopra; se non ci fosse male, non ci sarebbe bene; se non ci fosse prima, non ci sarebbe dopo...ecc.
Nel nostro mondo dualistico, se vogliamo i primi termini, dobbiamo accettare anche i secondi. Ecco perché parlare di vita o di felicità eterne non ha senso, è una contraddizione in termini: non possiamo pensare al paradiso senza concepire anche l’inferno.
Ciò ha due conseguenze. Che i nostri sogni di una felicità o di una vita eterne non sono nient’altro che...sogni. E che comunque non è definita la misura dei due termini. C’è una bella differenza tra l’avere un 50% del primo termine e un 50% per cento del secondo, e averne un 80% per cento e un 20%.
Dunque, c’è qualcosa da fare.
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