domenica 9 ottobre 2022

La vita come dono avvelenato

 

Nonostante dolori e sofferenze che colpiscono tutti nell’esistenza, quando domandate in giro se la vita è un bene, i più vi risponderanno di sì, anche persone che fanno oggettivamente una vita da schifo. Il fatto è che sono condizionati dalla cultura generale che considera la vita comunque un’occasione o un dono.

Uno strano dono. Perché a un certo punto ci viene chiesto indietro.

Ma anche chi sta male spera o s’illude di poter migliorare, convinto che verranno tempi migliori.

Quando domandate a qualcuno se sia meglio vivere o non vivere, quasi tutti pensano che sia meglio aver avuto questa occasione. Tranne coloro che si suicidano o che sono costretti ad andare in Svizzera per porre fine alle loro pene, attuali o previste. In realtà è difficile dare torto a quelli che, colpiti da un male incurabile, decidono di farla finita… anche per affermare almeno una volta la loro volontà e non dover aspettare un doloroso declino.

Insomma, la vita sarà anche un’occasione. Ma non per tutti. Ci sono delle eccezioni, e non poche.

Per certi bambini che nascono con spaventosi handicap o per certe persone che vengono colpite da spaventose malattie (demenza senile, sla, Parkinson, cancri vari, ecc.) non si può dire che la vita sia stata un bel dono. Per loro, forse sarebbe stato meglio non nascere.

Ma anche loro, in tanti casi, non maledicono la vita. Magari si considerano solo sfortunati. E invidiano gli altri, quelli che non hanno i loro problemi.

Comunque gli uomini non si pongono tanti problemi e vanno avanti, anche se è un vero martirio.

È dall’Oriente che ci viene un punto di vista completamente diverso. Lì la vita viene considerata una situazione  sfortunata. Chi viene in questo mondo deve far di tutto per non tornarci mai più, annullando il karma negativo che lo porta a rinascere, qui o altrove.

È una prospettiva che ci apre gli occhi. La vita non più una cosa meravigliosa, ma un incantesimo deteriore.

2 commenti:

  1. La natura, quella che i massoni chiamano G per generazione, ci ha forniti di fatto del sistema della dopamina. Piu' facciamo una bella esperienza piu' dopo la felicita' si trasforma in depressione (dopamina piu' bassa) Un esempio estremo che alza 15 volte il livello di d. e' la cocaina, che crea depressione dopo, ma l appetito di buon cibo, l aspettativa di fare del sesso, l'esercizio fisico, la gloria, l ammirazione creano niente altro che dopamina che ci da la felicita'. Ma la meditazione, intesa come non pensiero sfugge incredibilmente a questa legge, piu' si accumula felicita' piu' diventa estasi, e dopo ci si sente bene per ore. Austerita', morigeratezza, sobrieta', consapevolezza delle leggi del tao possono portare chi ha dolori e sofferenze, paradossalmente ad essere piu' felice di chi preme sempre il pulsante della dopamina. https://philpapers.org/archive/SHAMBV.pdf

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    1. dimenticavo, quindi per essere felici bisognerebbe morire in senso cristiano mistico, o vedere la sofferenza come una partenza alla buddhistic way, ma senza scadere nel pessimismo compiacente, che contrariamente al pensiero positivo stimola il sistema della felicita' dopaminica. Giova

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