Ci sono sì le varie fedi religiose, che parlano di Iddii e di
culti diversi, ma ci sono anche fedi inconsapevoli che tutti condividono. Per
esempio, tutti, musulmani, cristiani, induisti, ecc., sono convinti di essere
degli individui con uno specifico io. “Io
sono Caio, Tizio, Sempronio… e ho un
determinato corpo e una determinata mente. Su questo sono tutti d’accordo.
Eppure proprio questi assunti devono essere messi in dubbio. È
vero che io sono io e ho una certa
forma, ma è anche vero che tutto questo sparirà con la morte. Allora, c’è
bisogno di un Dio che mi crei e che eventualmente mi faccia vivere in eterno?
Oppure, io sono sempre stato
e sempre sarò, non nato e non morto?
Che cosa preferite? Dipendere sempre da qualche Divinità o essere
autonomi?
La gente, o crede in un Dio creatore (e distruttore) o crede che
finiremo nel nulla. E in effetti noi sappiamo che il nostro corpo e la nostra
mente saranno annientati. Questa è una delle poche certezze.
Ma, mentre la credenza in un Dio creatore non si concilia con la
violenza dei processi vitali (per cui ognuno per sopravvivere e riprodursi deve
distruggere altri esseri viventi), dobbiamo riconsiderare il concetto di nulla.
Che, in realtà, è sì la fine di ogni cosa, ma anche l’inizio, il principio, l’origine.
Questo è il punto: le cose da una parte provengono e da una parte finiscono. E
questa “parte” è il tutto unitario che avvolge il mondo della manifestazione,
con le sue nascite e le sue morti.
È come se il mondo della manifestazione, il cosmo, fosse avvolto
da un “nulla” da cui prima emerge e poi scompare. E questo nulla non nasce e
non muore, ed è al di là delle forme, della mente, della coscienza, dell’essere
e del non essere.
Se ragioniamo e non ci affidiamo a qualche divinità mitologica, la
conclusione è questa. Questo “nulla” è più potente di qualunque Dio, ed è la
nostra identità ultima. Ognuno di noi può dire: “Al di là del breve intervallo
dell’esistenza condizionata, prima e dopo, io sono Quello!”
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