mercoledì 15 luglio 2020

La vera religione


Che cosa sia la vera religione è difficile dirlo. Ogni tradizione dice di essere quella vera, negando quindi l’autenticità delle altre. Tutte vi inducono a venerare questo o quel Dio e hanno i loro culti, i loro rituali, i loro libri sacri e i loro profeti o salvatori.
Già la loro molteplicità ci dice che siamo in un ambito terreno parecchio antropomorfo e storicamente condizionato. Ma, grosso modo, tutte si riferiscono a qualche immagine di un Dio creatore e giudice, cui si deve obbedienza cieca.
Queste religioni dominano le coscienze degli esseri umani, inculcando loro principi, idee, dogmi, visioni, norme di comportamento, interpretazioni e concetti. Ma non possiamo dire che abbiano portato la pace nel mondo né che abbiano risolto il problema dei loro stessi fondamenti.
Esiste comunque un altro modo di interpretare la religione: non credere in un Dio e in qualche “Chiesa” più o meno reazionaria, ma sviluppare una propria consapevolezza, mantenendo la sensazione di essere e domandandosi come sia potuta nascere la coscienza dell’ “io sono” e che cosa ci fosse prima e che cosa ci sarà dopo.
Che tutto sia destinato a scomparire è certo e che ci siano reincarnazioni o “aldilà” paradisiaci (e infernali) non è mai stato provato. Anche la bontà e la perfezione del mondo sono quanto mai dubbie: tutti conosciamo dolori, malattie, difetti, malformazioni e sofferenze che non depongono a favore di un disegno divino caritatevole.
Senza inventarci nulla, senza fantasticare su miti e attenendoci a ciò che possiamo verificare, ci aspetta verosimilmente uno stato di annullamento del corpo, della mente, della coscienza e dello stesso essere, che può essere visto però non come una scomparsa nel niente, ma come un ritorno ad un tutto indiviso. Prima dello spazio e del tempo, prima dell’essere e del non essere, prima del dualismo della coscienza. Questo appare eterno, tutto il resto è sicuramente contingente.


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