L’essenza del sentimento religioso è la sensazione di essere, e a
questa dovrebbe rivolgersi ogni pratica spirituale. Dovremmo meditare su di
essa ed esserne consapevoli, fino a dimenticarci di essere questa o quella
persona, fino a percepire l’essere e basta. Purtroppo le innumerevoli attività
fisiche e mentali ci portano ad occuparci di altre questioni.
Per cercare una scorciatoia, diamo un nome a questa sensazione,
chiamandola Dio, e la confiniamo in una religione e in qualche chiesa. E così
la perdiamo.
Non siamo più capaci di ritrovarla, perché dovremmo smettere di
fare e di pensare.
Ogni meditazione dovrebbe partire immergendosi in questo sentimento
oceanico.
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