domenica 16 febbraio 2014

Divismo religioso

Ormai un uomo pubblico deve essere un divo televisivo e deve assoggettarsi alle regole dei mass media, non importa in quale campo operi. Recentemente, Papa Ratzinger, al momento di dimettersi, confessò due cose: primo, che non ce la faceva più con le forze e, secondo, che il suo impegno non gli permetteva più un po' di intimità, di privacy. Ecco il punto. Dalla politica alla religione, per essere dei leader, bisogna diventare degli uomini di comunicazione, passando da un discorso a una manifestazione, da un meeting a una cerimonia.
Si viene investiti da una grande pubblicità e anche la vita privata diventa pubblica. I giornali e le televisioni fanno a gara a immortalare e dunque a spiare ogni attimo della giornata di un leader, e vanno a scavare ogni elemento del passato. Per Papa Francesco sono andati a scovare anche la vecchia fidanzatina.
Ma questa sovraesposizione mediatica porta a una paradosso: che i leader politici e religiosi devono diventare grandi attori, per non dire grandi ipocriti, dal momento che devono recitare in continuazione una parte. Il che porta ad una grave conseguenza: che per essere eletti a queste cariche bisogna essere, non bravi politici o uomini di meditazione, ma uomini di spettacolo. E quindi chi verrà eletto sarà il meno adatto ad essere una persona autentica e ad affrontare problemi reali: la sua funzione si ridurrà a rappresentare più che ad essere.
Un esempio tipico di individui di questo genere fu Papa Woytila, che era istintivamente un attore, un uomo di spettacolo, e stava volentieri di fronte alle telecamere. Di conseguenza  era un uomo privo di interiorità e di riflessione. E infatti il suo papato, al di là dei fasti mediatici, è stato uno dei più dannosi.
Ratzinger in fondo va rivalutato. Ha saputo riscattarsi come uomo e ha messo in evidenza questa contraddizione, particolarmente grave per un uomo di religione che dovrebbe avere un minimo di interiorità. Il nuovo Papa, invece, ritorna ad essere un uomo di spettacolo, e si capisce che vive di apparizioni e di dichiarazioni, ma che ha poca sostanza spirituale.
Certo, se siamo ridotti ad eleggere attori anziché autentici politici o uomini spirituali, poi non ci lamentiamo della decadenza.

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