giovedì 13 febbraio 2014

Atei

Per dichiararsi atei, bisogna prima chiedersi a quale immagine di Dio non si crede. Perché si può non credere ad una certa immagine di Dio e credere ad un'altra. Se qualcuno ci domanda: "Credi in Dio?", è bene rispondere: "Spiegami prima che cos'è Dio per te". E se ci viene detto: "Dio è il creatore", possiamo rispondere: "Se il mondo è eterno, non c'è bisogno di credere né ad un creatore né ad un inizio".
"Credi allora all'unità di tutte le cose?"
A questo possiamo credere, dato che corrisponde ad una nostra esperienza e alla logica delle cose. E possiamo anche chiamarlo Dio. Ma non è più il Dio di prima: è un'altra immagine - Dio come unità, come Uno.
Però, poi, credere che questo Uno abbia mandato un profeta o un Messia a rappresentarlo e che abbia voluto istituire una certa religione, be' questo è infantilismo teologico - e nessuno potrà mai dimostrare che è vero.
Nel campo della fede, si può credere a qualunque cosa e si è creduto a qualunque cosa. Perché a questo serve la fede: a credere in ciò che non si può dimostrare. E qui siamo su un piano scivoloso, dove chiunque può fare affermazioni senza provare nulla o sparare qualunque idiozia. Allora, diffidare è un dovere.
Ecco dunque un'importante distinzione: un conto è spingere a credere in qualcosa di indimostrabile e un altro conto è spingere a pensare con la propria testa e a fare le proprie esperienze. Questo vale sia che si parli di Dio, sia che si parli di illuminati. Tutto va verificato di persona, e, se non può essere verificato, non può che restare dubbio. Nessuno può costringerci a credere.
Ma si può verificare di persona che Dio esista? Ecco il punto. Se ci immaginiamo che Dio sia qualcosa di esterno a noi, come uno degli Dei o una Persona divina, non è possibile verificarlo. Ma se pensiamo che Dio sia qualcosa di interiore, allora dobbiamo.

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