giovedì 12 luglio 2012

L'albero della conoscenza del bene e del male


Nellle nostre religioni infantili, Dio è identificato con il bene, l'amore, la vita, ecc. "Dio è vita" si sente dire spesso, sottintendendo che la morte, il male e la violenza siano prodotti da qualche essere maligno, magari il Diavolo. Infatti san Paolo arriva a dire che "l'ultimo nemico a essere sconfitto sarà la morte" - grande ingenuità, che non tiene conto del fatto che queste contrapposizioni sono un prodotto mentale, una divisione arbitraria. Non si dovrebbe mai parlare di vita, ma di vita-morte, e anche di amore-odio e di bene-male. I termini contrapposti sono tali solo per la mente dualistica, ma nella realtà sono complementari.
Bisogna guardare ad Oriente per trovare un'idea ben diversa, e è più intelligente, della realtà. Per esempio, il buddhista Hakuin scrive nel suo "Canto dello Zazen":

"Tutti gli esseri senzienti sono essenzialmente dei Buddha.
Come non può esserci ghiaccio senza acqua
Così non ci sono Buddha senza esseri senzienti.

"Non sapendo quanto sia vicina la verità
Noi la cerchiamo lontano, che pena!
Siamo come l'uomo che in mezzo all'acqua
Si lamenta disperatamente per la sete.
Siamo come il figlio di un ricco
Che si è perso tra i poveri.

Trasmigriamo attraverso i sei regni
Perché ci siamo persi nell'oscurità dell'ignoranza.
Vagando nell'oscurità
Come possiamo liberarci della nascita e della morte?"

Questo è il punto: non ci si può liberare della morte come se si trattasse di un prodotto di scarto. La morte è essenziale alla vita, proprio come la vita è tale solo perché c'è la morte. Su questi concetti bisogna meditare se si vuole uscire dalle trappole della mente e comprendere la realtà nella sua interezza.
Anche i rishi delle Upanishad ribadiscono che lo scopo della contemplazione è il superamento del dualismo: "Avendo superato il bene, avendo superato il male, egli è al di là di tutti i tormenti del cuore... Egli non può essere dominato dai due pensieri 'ho fatto il male, ho fatto il bene' perché all'uno e all'altro è superiore" [Bhradaranyaka Upanishad].
Certo si tratta di un atteggiamento che sembra estraneo alla nostra cultura, tutta incentrata sulla contrapposizione bene-male, vita-morte, amore-odio, ecc. Ma, senza oltrepassare questo modo di ragionare, senza mai riflettere su questa eterna e inutile lotta fra enti e valori contrapposti, non raggiungeremo quella pace, quella liberazione, che cerchiamo.

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