martedì 17 luglio 2012
Il Grande Banchiere
Magari il nostro Dio fosse amore, magari i nostri interessi fossero rivolti all'affettività e alle passioni! In realtà Dio oggi è il denaro, il profitto, il mercato, insomma l'economia. Oggi è l'economia che dà un valore a ogni cosa, che domina i nostri pensieri e le nostre emozioni. Guadagni tot? Vali tot. Quanti sforzi e quante energie dedichiamo all'economia e quanti all'amore? Quanto lavoriamo per guadagnare e quanto amiamo? Facciamo un breve calcolo e scopriremo chi è il nostro vero Dio, la nostra vera religione.
D'altronde quasi tutte le religioni nascono da idee di profitti e perdite, di dare e avere. Per esempio ci sono parabole evangeliche dove Dio è paragonato ad un mercante o ad un banchere che presta denaro per controllare chi riesce a farlo fruttare di più. È vero che queste parabole hanno un significa religioso, ma resta il fatto che il linguaggio e l'esempio sono proprio quelli economici. "Date e vi sarà dato... A chi ha sarà dato ancora di più e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha..."
Fare il bene viene visto come un investimento. E chi riesce a far fruttare meglio il proprio capitale di buone azioni avrà come premio il paradiso. Insomma, l'aldilà, il regno dei cieli, è concepito come un conto in banca che frutterà tanto più quanto più si sarà investito in buone azioni. Di conseguenza Dio viene visto come il Supremo Ragioniere che presenta i suoi rendiconti e stabilisce gli interessi dovuti.
Stando così le cose, il nostro mondo è dominato da una ragione strumentale, da un pensiero calcolante, che ci trasforma tutti in investitori, speculatori e accorti calcolatori. Questo è il nostro Dio: la parita doppia, il calcolo dei profitti e delle perdite. E poi ci domandiamo come mai nelle nostre società hanno finito per governare bancheri ed economisti. Non lo sono anche i nostri preti?
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