giovedì 7 marzo 2024

La legge del karma

 

Prima si dice che il terzo principio di Newton riguarda le reazioni, che devono essere uguali ma in senso contrario alle azioni: se io premo su A, A preme su me con una forza uguale ma contraria. E poi si dice che vi è una similitudine tra le forze fisiche e quelle psichiche.

I due mondi sembrano essere apparentemente distanti, ma, quando li esaminiamo da vicino, scopriamo che sono analoghi e intrecciati. Non solo perché la rete dei nostri neuroni è costituita come la rete delle galassie, con un numero abbastanza vicino (100 miliardi), ma anche perché nei due mondi troviamo processi di forze che rispondono alle stesse leggi della fisica. In particolare a quella delle antinomie complementari, uguali e opposte.

Pensieri, sentimenti, percezioni, sensazioni ed emozioni sono costituiti da impulsi duali, in cui le due polarità sono uguali ma contrarie. Proprio come nella fisica, dove i processi sono formati da coppie di forze uguali e contrarie, che seguono la terza legge di Newton. È facile concludere che ai movimenti fisici e a quelli della mente si possono applicare le stesse leggi.

Per esempio, se io penso il bene, penso contemporaneamente il male (forza contraria). Se percepisco il piacere è perché percepisco il dolore. Se provo amore (o l’attrazione), provo contemporaneamente l’odio (o la repulsione). Si tratta di coppie di forze contrapposte che sono però legate. E facevo l’esempio dei due pugili o delle guardie e ladri, che lottano fra di loro, ma non potrebbero esistere senza i loro avversari.

Però queste leggi si applicano anche agli eventi? La nostra idea tradizionale di karma o di retribuzione ci diceva che, se facciamo del male, riceveremo del male e, se facciamo del bene, riceveremo del bene… E questo per un principio etico che non troviamo in natura, ma che è inventato dall’uomo per convivere in una società che deve avere delle sue regole.

In realtà la legge di Newton ci dice che la reazione è sì uguale, ma contraria. Il che significa, se facciamo del bene, non riceveremo altro bene, ma male. Ciò è verificabile nelle nostre esistenze. Se compiamo un’azione buona, ci succederà in breve tempo qualcosa di male: un incidente, un contrattempo, qualcosa che va storto, una multa, un conflitto con qualcuno, ecc…

Le leggi fisiche, infatti, non hanno niente di morale: sono semmai amorali, volte soltanto a generare la vita, a qualunque prezzo per i singoli individui, che sono considerati semplicemente dei riproduttori e, quando non sono più in grado di generare, invecchiano e vengono spazzati via per essere sostituiti da altri.

Le leggi di gravità o le leggi di Newton non hanno niente a che fare con le nostre leggi sul bene e sul male. Un leone che uccide e divora una gazzella o un uomo che uccide e divora un pollo o un carciofo segue solo le leggi della natura che dicono che la vita deve nutrirsi di altra vita. Non c’è niente di morale in questo. Sono leggi di funzionamento, come quelle di un motore.

Quindi, ciò che conta è l’equilibrio dinamico tra l’azione e la reazione. Nient’altro: gli eventi devono riequilibrarsi. Tenete conto di questa legge quando fate qualcosa. Per fortuna, ciò che noi riteniamo bene o male è una pura convenzione umana. Se faccio una presunta azione buona con l’intenzione di avere un contraccambio, faccio in realtà un mercato – non un’azione morale. Ma, se faccio qualcosa di buono consapevole che me ne verrà un danno, sono un eroe.

Come dice una sentenza famosa, “nessuna buona azione resterà impunita”. In effetti, le azioni non vengono punite, vengono riequilibrate.

D’altronde, non vi siete accorti che ad ogni progresso (azione) corrisponde un regresso (reazione), ad ogni vittoria una perdita, ad ogni passo avanti un passo indietro? Come mai?

Perché deve essere mantenuto un equilibrio fra le polarità opposte. Il male esiste perché e fino a che esiste il bene. A livello mentale e a livello pratico.

La dualità del cervello come organo fisico e mente pensante ci rivela che da un lato, abbiamo il cervello come organo biologico, un complesso sistema di neuroni, sinapsi e altre cellule nervose che interagiscono per regolare una vasta gamma di funzioni cognitive e comportamentali. Il cervello è responsabile delle funzioni più basilari, come la regolazione del battito cardiaco e della respirazione, ma anche delle capacità cognitive superiori, come il linguaggio, il pensiero astratto e la memoria. A livello fisico, il cervello è una struttura fisica che può essere studiata attraverso metodi neuroscientifici come l’imaging cerebrale e l’elettroencefalografia, che ci permettono di osservare l’attività neuronale in tempo reale e di identificare i circuiti neurali coinvolti in diversi processi cognitivi.

Dall’altro lato, abbiamo la mente pensante, un concetto più sfuggente che si riferisce all’esperienza soggettiva della coscienza, del pensiero, dei sentimenti e delle emozioni. La mente è il luogo dei pensieri, delle percezioni e delle rappresentazioni del mondo esterno, e sembra trascendere la mera biologia del cervello. È attraverso la mente che sperimentiamo il mondo e diamo significato alle nostre esperienze, dando vita a una realtà soggettiva unica per ciascun individuo. La mente è il punto di contatto tra il mondo esterno e la nostra coscienza.

Ma l’organo fisico e l’organo mentale rispondono alle stesse leggi, perché sono i due aspetti di un’unica moneta e si sono coevoluti insieme.

Il loro rapporto ricorda l’entanglement della fisica quantistica, per cui due particelle che sono state in un rapporto reciproco per un certo tempo (ovvero due polarità) rimangono per sempre unite al di là dello spazio e del tempo. Non riuscirete mai a separare il bene dal male o il fisico dal mentale o l’esterno dall’interno. Sono uniti per sempre.

Ma non confondiamo le nostre esigenze morali con il funzionamento delle leggi naturali, che non c’entrano niente con la nostra etica.

Essendo figli della natura, anche noi vorremmo che ci fosse un equilibrio fra le nostre azioni, vorremmo che tornassero i conti fra bene e male, fra piacere e dolore, fra successi e perdite, che fossero almeno in pareggio. E abbiamo costruito un’etica che è una specie di conto profitti e perdite. Ed ecco l’idea del karma o della giustizia retributiva, qui o dopo la morte.

Ma anche qui non si tratta di ricorrere a una specie di Giudice divino, ma di trovare una legge di funzionamento, perfettamente naturale e meccanica, come quelle della fisica. E questa legge è quella di azione/reazione. All’interno delle singole esistenze questa legge funziona sempre, perché a ogni azione deve corrispondere una reazione uguale e contraria, così come a ogni sistole deve corrispondere una diastole. Ma ci sono vite in cui i conti non tornano perché sono troppo brevi o disseminate di eventi molto più negativi che positivi.

Nonostante questo, i conti devono tornare, e quindi ci dev’essere una compensazione fra una esistenza e l’altra. Purtroppo le interrelazioni sono talmente tante e complesse, una rete che abbraccia l’intero universo per miliardi di anni, che non riusciamo a ricostruirle.

Da qui la necessità che la vita si prolunghi, qui  altrove, per i singoli individui, o si rifletta anche su altri individui e vite. Per il breve periodo, invece, o per le vite abbastanza lunghe vale la legge delle antinomie, che regola il comportamento entangled (correlato) delle polarità opposte, dei profitti e delle perdite. Se c’è oggi un profitto, ci deve essere domani una perdita. Se c’è oggi una perdita, ci deve essere domani una perdita.

Se studiamo le vite degli individui famosi o non-famosi, vedrete applicata questo equilibrio. L’uomo di successo perde un figlio, si ammala o ha dei tracolli. E il povero ha le sue felicità o vive più a lungo. Non fatevi ingannare dalle apparenze. Il karma pesa su tutti. Basta aspettare e osservare.

 

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