Il simbolo dello yin e dello yang è
rappresentato da un cerchio diviso in due parti uguali da una linea curva
sinusoidale. Una parte è di colore bianco con un piccolo cerchio nero al suo
interno (yin), mentre l'altra parte è di colore nero con un piccolo cerchio
bianco al suo interno (yang).
Puoi disegnare questo simbolo
seguendo questi passaggi:
Disegna un cerchio completo.
Traccia una linea sinusoidale che divida il cerchio esattamente a metà in due
parti uguali. Riempi una metà del cerchio di colore bianco e aggiungi un
piccolo cerchio nero all'interno. Dipingi l'altra parte del cerchio di colore
nero e aggiungi un piccolo cerchio bianco al suo interno.
Se esamini bene il disegno, noterai
che potresti inserirci un numero 8, ovvero il simbolo dell’infinito. Perché in
fondo si tratta di due cerchi o simboli dello zero, messi l’uno sopra l’altro.
Il simbolo rappresenta l'armonia,
l’equilibrio e l'interdipendenza degli opposti nell'universo, ed è un concetto
fondamentale nella filosofia taoista. È costituito da due parti opposte, l’una
che rappresenta lo yin (il principio ricettivo, il femminile, il nero, il
passivo, il freddo, l’accogliente, il rinfrescante, la calma, l’irrazionalità,
l’inconscio) e l'altra che rappresenta lo yang (il principio creativo, il maschile,
il bianco, l’attivo, il caldo, il penetrante, l’energico, l’attività, il
razionale, il conscio). Le due metà, separate da una linea sinusoidale, sono
interconnesse e ognuna contiene un piccolo cerchio del principio opposto, il
che vuol dire che ogni metà è necessaria all'altra, che ogni energia contiene
il seme dell’opposta.
Ma questo simbolo non è statico:
bisogna immaginarlo in movimento, come se i poli fossero le due pale di un
elica che gira instancabilmente, aumentando o diminuendo ma conservandosi
complementari, il che significa che, se l’uno aumenta, l’altro deve diminuire
e, se l’uno diminuisce, l’altro deve aumentare, in modo però che nessuno dei
due possa prevalere o scomparire del tutto. Il cerchio unitario deve essere conservato
ad ogni costo, poiché ogni polo reagisce all’azione dell’altro.
Potrebbero essere anche le due ali
stilizzate di una farfalla – quella farfalla che, quando batte le ali in un
posto, può provocare un terremoto in un altro, poiché tutte le forze sono
interdipendenti.
·
L'equilibrio
tra yin e yang è essenziale per l'armonia, l’equilibrio e il benessere.
Ma l’equilibrio è dinamico. Le
due metà cambiano continuamente le loro proporzioni, facendo mutare la
dimensione di quella opposta. Ed è interessante notare che anche gli atomi
possono essere immaginati come trottole.
Dal punto di vista della struttura
interna degli atomi, si pensa che gli elettroni si muovano intorno al nucleo
atomico in orbite definite. Questo movimento a orbita degli elettroni potrebbe
essere paragonato al movimento rotatorio di una trottola.
Comunque, il simbolo dello yang-yin,
con la sua linea sinusoidale, l’otto e i due cerchi, può rappresentare il moto
di un pendolo, una oscillazione, un’onda o una vibrazione.
Sono molti i fisici che hanno
studiato il moto di un pendolo, per esempio Galileo Galilei, Christiaan Huygens
e Leon Foucault. Galileo Galilei fu uno dei primi a studiare il pendolo e le
sue proprietà nel XVI secolo. Huygens, nel XVII secolo, contribuì
significativamente alla teoria dei pendoli, introducendo concetti come il
periodo di oscillazione e la legge del pendolo. Foucault, nel XIX secolo, è
noto per il suo lavoro sull'oscillazione del pendolo e per avere dimostrato la
rotazione della Terra utilizzando un grande pendolo sospeso.
Recentemente, Werner Heisenberg, noto per il suo
contributo fondamentale alla meccanica quantistica, non ha studiato il pendolo
nel senso classico come avevano fatto Galilei o Huygens, ma il suo famoso “principio
di indeterminazione” ha implicazioni che possono essere applicate a un sistema
come il pendolo in un contesto quantistico.
Comunque,il moto pendolare
o oscillatorio è fondamentale anche nella vita mentale. I nostri pensieri, le
nostre sensazioni, i nostri sentimenti e le nostre emozioni sono soggetti a un
moto oscillatorio, ovvero funzionano per contrappunto. E non è finita. Anche
gli eventi seguono questo schema… karmico di azione/reazione.
Lo schema basilare di tutto
il moto, fisico e mentale, sembra essere quello oscillatorio di due poli
contrapposti e complementari, riuniti in un’unità che io definisco antinomia o diade.
Le diadi sono moltissime.
Molte sono solo concettuali, in quanto sono immagini antropiche senza
corrispondenza nella realtà materiale (per esempio, bene/male, bello/brutto,
giusto/ingiusto, ecc.), altre portano ad idee troppo astratte o
polivalenti(alto/basso, dentro/fuori, positivo/negativo,ecc.), ma altre esprimono
o rispecchiano perfettamente il dualismo dialettico della realtà, tanto da
concludere che derivano da esperienze concrete (per esempio, caldo/freddo,
maschile/femminile, dolore/piacere, ecc.). Queste ultime nascono da percezioni.
Ora, anche le percezioni
possono ingannare. Ma tutti saranno d’accordo che il fuoco è caldo e il
ghiaccio è freddo, che una carezza è piacevole mentre un pugno è doloroso, che
esistono il maschile e il femminile, ecc.
Il problema è che noi
spesso non ci ne rendiamo conto di questa dialettica perché non abbiamo i
concetti (e quindi le parole) per definire le varie diadi. Per esempio, con il
termine “respirazione” tutti indichiamo un movimento dialettico fra due
movimenti: inspirazione ed espirazione; e nessuno si sognerebbe di dire che l’uno
non sia il contrario dell’altro, che non si tratti di un’oscillazione e che
l’una possa esistere senza l’altra. Ma per tutte le altre diadi complementari
(per esempio, amore/odio, attrazione/repulsione, interno/esterno, ecc., non
abbiamo concetti unitari che le esprimano e perciò continuiamo a considerale
separate e indipendenti. Non interdipendenti, indipendenti. E questo non
ci fa vedere l’unità degli opposti, il fatto che il mondo è fatto da coppie di
forze contrarie ma unite insieme, indissolubilmente.