lunedì 15 aprile 2013

La meditazione come distacco


La meditazione può essere vista come una forma di distacco graduale. Prima ci si distacca dal tempo del divenire per entrare nella dimensione di uno stato senza tempo, ossia dell'istante presente. Poi ci distacca dal dialogo e dalla conversazione interiore, ossia dalle rimuginazioni, dai pensieri, dai ricordi, dalle speranze e dalla fantasie, per entrare nello stato del silenzio. Quindi ci si distacca dai sensi per concentrarsi soltanto sulla respirazione o su un oggetto di meditazione. In seguito ci si distacca anche dalla respirazione o dall'oggetto dimenticandosi completamente del corpo. Da ultimo ci si distacca anche dal soggetto, entrando nella dimensione della liberazione dai limiti dell'ego.
Distacco significa superamento. Infatti, ad ogni stadio, si supera uno dei limiti della condizione umana (divenire, dialogo interiore, cinque sensi, corpo ed ego). La meta è assumere una posizione di superamento della comune condizione umana e giungere ad una posizione felice di consapevolezza senza tempo e senza mente egoica.
Dimenticare il corpo, dimenticare la mente, dimenticare perfino di essere un io.
Naturalmente si tratta in principio di uno stato raggiungibile solo nel periodo di meditazione. Ma, a lungo andare, diventa un modus vivendi, ossia non-reattività abituale, imparzialità, chiarezza mentale, indipendenza dal giudizio comune, equanimità.
La meditazione è dunque fondamentale per vedere il mondo e se stessi con la massima obiettività o, come si diceva una volta, per vedere le cose così come sono.




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