domenica 7 aprile 2013
Esiste un'anima? La verità del Buddha
Su questo argomento, l'uomo che ha visto più lontano è certamente il Buddha. Egli ha capito che non esiste alcuna essenza ultima: la realtà è un'immensa bolla di sapone. Ma, allora, quelli che ci hanno parlato di un' "anima" hanno sbagliato tutti? Diciamo che non sono andati tanto a fondo nel mistero delle cose.
L'anima esiste - e a lungo: per parecchie esistenze. Ma non è la meta ultima. La realtà ultima è la cessazione della tensione di esistere, la fine della sofferenza di essere. Il vero paradiso, la vera liberazione, il vero sollievo, la vera felicità, la fine dell'attaccamento, la fine dell'illusione.... è la cessazione del sé.
Esistere, venire all'essere è sofferenza. Cessare la brama di essere (non semplicemente morire) è la felicità.
Gli uomini non capiscono questa verità, perché sono dominati dalla febbre di essere, dalla febbre dell'ego - una febbre talmente potente da non terminare neppure con la morte del corpo. Questa febbre si mantiene da una vita all'altra, da una dimensione all'altra, finché non si spegne come una candela. Una candela si spegne, cioè non "arde" più, quanto si esaurisce la cera che la costituisce.
La cera è la brama di essere, di non-essere, di divenire, di confinarsi in un ego.
Il paradosso del Buddha è che, mentre noi abbiamo dubbi sulla sopravvivenza da una vita all'altra, lui ne è sicuro. Qualcosa, che non è un'anima eterna (ma ci assomiglia a lungo), si trasmette da una vita all'altra.
Che cosa fa terminare la cera della candela? La consapevolezza acquisita e convinta che il desiderio di essere è sofferenza, che non esiste una essenza ultima e che l'intero universo è solo una costruzione di una mente-corpo, una mente-corpo che nasce dal nulla e che è - come direbbe la fisica quantistica - una fluttuazione del nulla.
Per capire queste idee, bisogna aprire la mente. Diceva Einstein: "La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre".
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