Di solito quando si incomincia a meditare si parte dalla consapevolezza del respiro. Il respiro infatti ci accompagna tutta la vita e, quando siamo morti, si dice che siamo "spirati". Il respiro è vita, quando si ferma è morte. Inoltre segue tutte le nostre emozioni: se siamo agitati è agitato; se siamo tranquilli è calmo; se siamo nervosi è irregolare; se siamo ansiosi ci stringe il petto; se siamo gioiosi si allarga, e così via. Portare l'attenzione al respiro è dunque un modo per diventare consapevoli dei nostri stati d'animo. E calmare il respiro, renderlo lento, regolare e profondo, quasi impercettibile, significa portare la mente nel suo stato più meditativo. Un piccolo trucco: prima di mettervi a osservare il respiro, fate qualche movimento di ginnastica o muovetevi un po', in modo da accelerarlo. A quel punto fermatevi e seguite il processo con cui il respiro si calma. Vedrete che anche la mente si calmerà. Quando la mente-respiro si sarà calmata, la vostra visione delle cose sarà più chiara... il che è una forma di piccola illuminazione.
Non ci dimentichiamo che le parole "respiro" e "spirito" hanno la stessa origine etimologica. In altri termini si è sempre saputo istintivamente che l'essenza della vita è nello stesso tempo il respiro e lo spirito. In India si chiama prana. Chi dunque affonda nelle profondità del respiro affonda nelle profondità dello spirito.
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