Bisogna infatti rendersi conto che gran parte della nostra infelicità nasce dalla mente. Al di là dei desideri fondamentali (il cibo, il sesso, ecc.), esistono numerosi desideri che sono semplicemente indotti da ambizioni inutili o sbagliate. Pensate all'uomo più ricco d'Italia che avrebbe tutto per godersi la vita, ma che vuole essere un grande statista e che, per questo motivo, si amarreggia la vita tutti i giorni. Forse quest'uomo è convinto che la felicità sia nel potere, nel dominio, nel far fare agli altri quel che vuole lui. Poveretto - intanto anche lui è schiavo della sua smania di potere, e sta male.
No, c'è una felicità elementare, comune a tutti, al ricco e al povero, che consiste nell'assaporare la gioia fondamentale del vivere che è dato da cose semplici e alla portata di tutti, come una giornata di sole dopo un periodo di maltempo, superare una malattia, scampare a un pericolo, essere sani, un'alba, un tramonto, una pioggia dopo la siccità, amare, crescere, imparare, leggere un bel libro, vedere un bel film, dormire quando si è stanchi, bere acqua quando si è assetati, fare un bagno in mare, passeggiare in un bosco, ecc.
Anche nella meditazione c'è al fondo una felicità: essere consapevoli di essere. Infatti nella teologia orientale, il principio di tutto viene definito sat-cit-ananda, ch significa "essere-coscienza-gioia". Il fondamento è dunque un'inestricabile connessione tra l'essere, l'essere consapevoli e l'essere felici. L'essere è di per sé una gioia, e chiunque ne sia consapevole viene inestito da questa luce.
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